Violenza sulle donne, al Centro Lilith ogni giorno ricevono una chiamata
11-10-2023 20:40 - Le interviste di Clebs.it
di Emilio Chiorazzo
Lilith, nella tradizione ebraica, era la prima moglie di Abramo: lui la ripudiò perché lei si rifiutò di obbedirle. Lilith è anche il nome scelto per il Centro di aiuto alle donne che, ormai da 21 anni, è attivo, come Centro antiviolenza per donne e minori all'interno delle Pubbliche Assistenze di Empoli.
Un centro dove le donne vengono aiutate, assistite, guidate in un percorso completo che le aiuta a superare la fase della violenza, le aiuta a conquistare l'autonomia e anche nel reinserimento sociale.
Il recente episodio di femminicidio che si è consumato a Castelfiorentino, ha fatto emergere le dimensioni del problema, per il quale la nostra area geografica non è affatto immune. Lo raccontano, soprattutto, i numeri.
In un anno, al Centro Lilith di Empoli si sono rivolte, per un primo contatto 384 donne: più di un contatto al giorno. I nuovi accessi dell'ultimo anno sono stati 151. Nelle case rifugio sono state ospitate 24 donne e 21 minori, negli appartamenti per l'accoglienza in emergenza le ospiti sono state 34 donne e con loro 35 minori. Nelle case di seconda accoglienza, quelle dove vengono ospitate le donne in una fase in cui il pericolo per la loro incolumità sembra ridotto, sono state accolte 17 donne e 19 minori
«Questi dati sono in linea con gli ultimi anni – spiegano la dottoressa Maya Albano, coordinatrice del Centro Lilith, psicologa e Eleonora Gallerini, presidente e fondatrice del Centro Aiuto donna Lilith - ma denotano una leggera crescita. Negli ultimi tempi aumentano soprattutto le richieste che riguardano situazione di forte gravità e di forte rischio per le donne. E lo dimostra anche il fatto che da tre case rifugio, quelle il cui indirizzo è segreto, siamo passate a sei»
Cosa sono le case rifugio?
«Sono quelle case la cui localizzazione resta segreta e che servono proprio alla protezione delle donne e dei loro figli. Il fatto che siamo arrivate ad averne sei è un indicatore importante e preoccupante, perché ci dice che le richieste sono aumentate in maniera esponenziale, proprio per quelle situazioni di pericolosità elevata per l'incolumità della donna».
Si dice che spesso il pericolo è proprio in casa, come dimostrano anche gli ultimi tragici episodi che hanno caratterizzato, purtroppo, anche il nostro territorio.
«Nella grande maggioranza dei casi si tratta di violenza che si consumano nelle relazioni intime: il partner o l'ex partner, perché spesso la violenza prosegue anche dopo che la relazione si è interrotta. E troppo spesso avviene nell'ambito domestico».
Quale messaggio occorre dare alle donne che sono vittime di violenza?
«Crediamo che sia importante informare bene le donne che nel nostro Paese c'è una legge efficace, e che sul territorio esiste una rete antiviolenza ben strutturata e molto forte. Il nostro centro antiviolenza è una risposta importante: il nostro servizio è gratuito, è aperto 24 ore si 24, viene garantito l'anonimato, la donna viene accompagnata in un percorso di consapevolezza, rispetto alla propria situazione. Abbiamo la possibilità di fare una rilevazione del rischio proprio per comprendere se la situazione di violenza ha, insita, una pericolosità alta per la donna. L'accesso al centro antiviolenza è fondamentale per la donna, molto spesso è risolutivo. Facciamo un accompagnamento a 360 gradi: dalla parte iniziale di tutela fino alla elaborazione del percorso di fuoriuscita. Abbiamo creato una cooeprativa di donne che sono uscite da storie di violenza che opera proprio per supportarle nell'inserimento lavorativo. Questo è anche un altro elemento di fragilità per le donne che subiscono violenze. Ma ci sono tante risposte concrete di aiuto: è importante far conoscere che questi servizi ci sono e funzionano».
Come si fa ad entrare in contatto con la Lilith?
«C'è il sito internet, c'è un numero telefonico. Ma c'è anche la possibilità di mettersi in contatto con noi attraverso Whatsapp, perché a volte è necessario stabilire il contatto senza la necessità di parlare, di farlo in modo silenzioso. E questo ci sembra il canale giusto».
Avete in progetto di realizzare una nuova Casa Matilda.
«Casa Matilda è una casa di seconda accoglienza, una residenza nota che viene utilizzata soprattutto per ospitare le donne quando la loro situazione si è stabilizzata, quando riteniamo che non ci siano più rischi per loro, anche se siamo consapevoli che il rischio non finisce mai. Ma quando riteniamo che la situazione sia meno preoccupante, che sia normalizzata, le donne cominciano a uscire, vanno a lavorare, i bambini tornano a frequentare la scuola. E' la fase in cui si fa formazione, alcune donne vanno a studiare perché non avevano avuto la possibilità di farlo prima. E' la fase in cui la donna si sente autonoma, conquista stima e autonomia. Abbiamo un progetto per una nuova casa Matilda: abbiamo comprato un terreno a Sovigliana, appena sotto la Clinica Leonardo. Costruiremo lì la nuova Casa Matilda, che sarà ancora più idonea e rispondente alle esigenze che hanno queste donne. L'attuale struttura è stata ricavata da un ex albergo che era chiuso da tempo, l'abbiamo ristrutturato, modificato, adeguato alle richieste delle donne. Ma, sostanzialmente quella struttura non è di nostra proprietà: il nuovo progetto ci permette di avere una struttura rispondente maggiormente a certe esigenze e ci consente continuità».
Quando la vedremo nascere?
«Presto. Prestissimo. La parte burocratica è già stata assolta. Contiamo che nei primi mesi del prossimo anno, il cantiere possa partire».
Un centro dove le donne vengono aiutate, assistite, guidate in un percorso completo che le aiuta a superare la fase della violenza, le aiuta a conquistare l'autonomia e anche nel reinserimento sociale.
Il recente episodio di femminicidio che si è consumato a Castelfiorentino, ha fatto emergere le dimensioni del problema, per il quale la nostra area geografica non è affatto immune. Lo raccontano, soprattutto, i numeri.
In un anno, al Centro Lilith di Empoli si sono rivolte, per un primo contatto 384 donne: più di un contatto al giorno. I nuovi accessi dell'ultimo anno sono stati 151. Nelle case rifugio sono state ospitate 24 donne e 21 minori, negli appartamenti per l'accoglienza in emergenza le ospiti sono state 34 donne e con loro 35 minori. Nelle case di seconda accoglienza, quelle dove vengono ospitate le donne in una fase in cui il pericolo per la loro incolumità sembra ridotto, sono state accolte 17 donne e 19 minori
«Questi dati sono in linea con gli ultimi anni – spiegano la dottoressa Maya Albano, coordinatrice del Centro Lilith, psicologa e Eleonora Gallerini, presidente e fondatrice del Centro Aiuto donna Lilith - ma denotano una leggera crescita. Negli ultimi tempi aumentano soprattutto le richieste che riguardano situazione di forte gravità e di forte rischio per le donne. E lo dimostra anche il fatto che da tre case rifugio, quelle il cui indirizzo è segreto, siamo passate a sei»
Cosa sono le case rifugio?
«Sono quelle case la cui localizzazione resta segreta e che servono proprio alla protezione delle donne e dei loro figli. Il fatto che siamo arrivate ad averne sei è un indicatore importante e preoccupante, perché ci dice che le richieste sono aumentate in maniera esponenziale, proprio per quelle situazioni di pericolosità elevata per l'incolumità della donna».
Si dice che spesso il pericolo è proprio in casa, come dimostrano anche gli ultimi tragici episodi che hanno caratterizzato, purtroppo, anche il nostro territorio.
«Nella grande maggioranza dei casi si tratta di violenza che si consumano nelle relazioni intime: il partner o l'ex partner, perché spesso la violenza prosegue anche dopo che la relazione si è interrotta. E troppo spesso avviene nell'ambito domestico».
Quale messaggio occorre dare alle donne che sono vittime di violenza?
«Crediamo che sia importante informare bene le donne che nel nostro Paese c'è una legge efficace, e che sul territorio esiste una rete antiviolenza ben strutturata e molto forte. Il nostro centro antiviolenza è una risposta importante: il nostro servizio è gratuito, è aperto 24 ore si 24, viene garantito l'anonimato, la donna viene accompagnata in un percorso di consapevolezza, rispetto alla propria situazione. Abbiamo la possibilità di fare una rilevazione del rischio proprio per comprendere se la situazione di violenza ha, insita, una pericolosità alta per la donna. L'accesso al centro antiviolenza è fondamentale per la donna, molto spesso è risolutivo. Facciamo un accompagnamento a 360 gradi: dalla parte iniziale di tutela fino alla elaborazione del percorso di fuoriuscita. Abbiamo creato una cooeprativa di donne che sono uscite da storie di violenza che opera proprio per supportarle nell'inserimento lavorativo. Questo è anche un altro elemento di fragilità per le donne che subiscono violenze. Ma ci sono tante risposte concrete di aiuto: è importante far conoscere che questi servizi ci sono e funzionano».
Come si fa ad entrare in contatto con la Lilith?
«C'è il sito internet, c'è un numero telefonico. Ma c'è anche la possibilità di mettersi in contatto con noi attraverso Whatsapp, perché a volte è necessario stabilire il contatto senza la necessità di parlare, di farlo in modo silenzioso. E questo ci sembra il canale giusto».
Avete in progetto di realizzare una nuova Casa Matilda.
«Casa Matilda è una casa di seconda accoglienza, una residenza nota che viene utilizzata soprattutto per ospitare le donne quando la loro situazione si è stabilizzata, quando riteniamo che non ci siano più rischi per loro, anche se siamo consapevoli che il rischio non finisce mai. Ma quando riteniamo che la situazione sia meno preoccupante, che sia normalizzata, le donne cominciano a uscire, vanno a lavorare, i bambini tornano a frequentare la scuola. E' la fase in cui si fa formazione, alcune donne vanno a studiare perché non avevano avuto la possibilità di farlo prima. E' la fase in cui la donna si sente autonoma, conquista stima e autonomia. Abbiamo un progetto per una nuova casa Matilda: abbiamo comprato un terreno a Sovigliana, appena sotto la Clinica Leonardo. Costruiremo lì la nuova Casa Matilda, che sarà ancora più idonea e rispondente alle esigenze che hanno queste donne. L'attuale struttura è stata ricavata da un ex albergo che era chiuso da tempo, l'abbiamo ristrutturato, modificato, adeguato alle richieste delle donne. Ma, sostanzialmente quella struttura non è di nostra proprietà: il nuovo progetto ci permette di avere una struttura rispondente maggiormente a certe esigenze e ci consente continuità».
Quando la vedremo nascere?
«Presto. Prestissimo. La parte burocratica è già stata assolta. Contiamo che nei primi mesi del prossimo anno, il cantiere possa partire».