Tpe torna all'attacco sul tema del consumo del suolo
07-05-2024 14:53 - Politica
Altro che faraoniche ed ingiustificate previsioni di espansione, servono interventi di valorizzazione sull'esistente Come giustamente denunciato dal presidente di Cna Empolese Valdelsa Fabio Bianchi, il nostro territorio ha urgente necessità di interventi di recupero e potenziamento di tutto il patrimonio e infrastrutture esistenti che portino ad incrementi reali di valore e sicurezza per tutto il tessuto sociale e produttivo esistente. Se si intende favorire il progresso e la crescita di tutta la nostra comunità sono fondamentali una visione e delle proposte che abbiano come strumento da privilegiare quello del recupero e della valorizzazione, il miglioramento e messa in sicurezza dell'esistente, nel rispetto dei principi delle leggi di governo del territorio.
E dato che tutto nella nostra società ha un costo (ma non un valore), consideriamo anche l'aspetto dei servizi ecosistemici che il consumo di nuovo suolo comporta. I servizi ecosistemici sono quei servizi che un ambiente naturale fornisce all'uomo, tipo fertilità del suolo, salubrità delle acque, purezza dell'aria, materie prime, ma anche bellezza del paesaggio, etc. La perdita di tutto ciò comporta un costo per la collettività, quindi un danno. Lo stesso ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) stima che il costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici si aggiri attorno agli 80 mila euro per ettaro. È vero che non c'è uscita di cassa, non c'è pagamento né saldo “fisico”, ma il costo c'è; basti pensare a quanti miliardi di euro sono stati necessari per far fronte ai danni causati dai più recenti eventi che hanno colpito anche il nostro territorio: allagamenti, frane, esondazioni fluviali, siccità e tutto ciò che il riscaldamento globale causerà nei prossimi anni e decenni. Questi sono i nostri costi derivanti dalla perdita di suolo! Che significano anche morti, esistenze distrutte, comunità e sistemi economici spazzati via in pochi attimi…
Fonte: Ufficio stampa
Ma chi sosteneva un Piano Strutturale senza consumo di nuovo suolo? In un comunicato stampa rilasciato in data 11 maggio 2019, due settimane prima delle elezioni comunali, la Sindaca Barnini si pronunciava in riferimento al Piano Strutturale Intercomunale come segue: “...grazie al Piano lo sviluppo del perimetro urbanizzato avverrà solo attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente…”. Bene, due mesi fa, a cinque anni di distanza finalmente l'amministrazione Barnini ha presentato quel P.S.I. con previsioni di nuove edificazioni, che si vanno a sommare alle Varianti già approvate per un risultato di oltre 600.000 mq, pari a più di 85 campi da calcio, in contraddizione con quanto dichiarato nel 2019. Come riportato da Tommaso Carmignani in un articolo del 23-05-23, Empoli ha una percentuale di suolo consumato del 18,1% al 2021. È il territorio che ha consumato più nuovo suolo all'interno del circondario
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Da quanto è stato possibile rilevare dalla documentazione resa disponibile per il PSI, e dalle risposte date dall'amministrazione alle nostre domande in merito, rispetto agli interventi previsti al Castelluccio e in via della Piovola, sussiste una sola richiesta avanzata da una azienda, che potrebbe tranquillamente essere soddisfatta indirizzando la stessa verso aree già a destinazione industriale/produttiva senza bisogno di consumo di nuovo suolo. Emerge chiaro che questa enorme previsione non trova nessun riscontro reale. È necessaria una correzione di queste nuove previsioni, destinando energie e risorse alle reali necessità del territorio, per la tutela e valorizzazione non solo dei servizi ecosistemici, ma anche dei servizi infrastrutturali delle aree dove sono già attive le molte aziende del nostro territorio, per imprimere un nuovo slancio competitivo partendo proprio dalla qualità dei servizi offerti dal nostro territorio.
Da quanto è stato possibile rilevare dalla documentazione resa disponibile per il PSI, e dalle risposte date dall'amministrazione alle nostre domande in merito, rispetto agli interventi previsti al Castelluccio e in via della Piovola, sussiste una sola richiesta avanzata da una azienda, che potrebbe tranquillamente essere soddisfatta indirizzando la stessa verso aree già a destinazione industriale/produttiva senza bisogno di consumo di nuovo suolo. Emerge chiaro che questa enorme previsione non trova nessun riscontro reale. È necessaria una correzione di queste nuove previsioni, destinando energie e risorse alle reali necessità del territorio, per la tutela e valorizzazione non solo dei servizi ecosistemici, ma anche dei servizi infrastrutturali delle aree dove sono già attive le molte aziende del nostro territorio, per imprimere un nuovo slancio competitivo partendo proprio dalla qualità dei servizi offerti dal nostro territorio.
E dato che tutto nella nostra società ha un costo (ma non un valore), consideriamo anche l'aspetto dei servizi ecosistemici che il consumo di nuovo suolo comporta. I servizi ecosistemici sono quei servizi che un ambiente naturale fornisce all'uomo, tipo fertilità del suolo, salubrità delle acque, purezza dell'aria, materie prime, ma anche bellezza del paesaggio, etc. La perdita di tutto ciò comporta un costo per la collettività, quindi un danno. Lo stesso ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) stima che il costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici si aggiri attorno agli 80 mila euro per ettaro. È vero che non c'è uscita di cassa, non c'è pagamento né saldo “fisico”, ma il costo c'è; basti pensare a quanti miliardi di euro sono stati necessari per far fronte ai danni causati dai più recenti eventi che hanno colpito anche il nostro territorio: allagamenti, frane, esondazioni fluviali, siccità e tutto ciò che il riscaldamento globale causerà nei prossimi anni e decenni. Questi sono i nostri costi derivanti dalla perdita di suolo! Che significano anche morti, esistenze distrutte, comunità e sistemi economici spazzati via in pochi attimi…
Fonte: Ufficio stampa