Tpe replica a Campinoti: frasi di chi è scollegato dalla realtà
01-11-2024 21:26 - Politica
Altro che multiutility, da Campinoti un misero attacco ai fondamentali della nostra costituzione e niente più. "4000 firme di un comitato che non è nemmeno democraticamente rappresentativo della cittadinanza", con questa affermazione Campinoti tenta di inserirsi nella discussione su multiutility gettando accuse anche verso le coalizioni presenti in consiglio comunale. In realtà le 4000 firme sono costituzionalmente riconosciute dalla nostra Repubblica Democratica in virtù dell'istituto referendario sancito dalla nostra Costituzione, dalla legge Regionale Toscana n.69 del 2007 e dallo Statuto Comunale.
Campinoti dimostra di essersi velocemente ambientato nella sua nuova casa, facendo propria quella cifra verbale che storicamente contraddistingue chi da sempre demonizza e lotta contro tutto quello che è diretta espressione del popolo e della nostra costituzione repubblicana democratica ed antifascista. Questa è l'unica dichiarazione, tra quelle da lui riportate a mezzo comunicato stampa, per la quale crediamo di riconoscere una chiara volontà mistificatrice, mentre per le rimanenti affermazioni da lui espresse, crediamo nella sua genuina estraneità ai fatti trattati.
Campinoti infatti afferma: "La necessità di creare un soggetto unico e grande è una necessità tecnica, legata alla gara europea che aprirà la porta ad altri offerenti internazionali; arriveranno grandi aziende industriali internazionali". Nella realtà economica e legislativa, se è vero che arriveranno grandi aziende internazionali, il prospettare di andare a gara per l'affidamento della gestione dei servizi come propone Campinoti sarebbe un suicidio premeditato. Invece come da noi sostenuto, con la gestione diretta dei soli comuni, come consentito dalla UE, dalla nostra costituzione, e dal TUSP si eviterà la gara con i privati mettendo realmente al sicuro i nostri servizi per sempre. Ma questo evidentemente Campinoti non lo sa e quindi propone, con fare masochista, quello che lui stesso definisce un confronto impietoso dall'esito scontato "che lo spezzatino nostrano non può battere".
Ecco poi che Campinoti arriva finalmente ad un esempio concreto: "liquidare ACEA, socio di maggioranza di ACQUE SPA (peraltro già quotata in borsa da anni), servirebbero altri circa 500 milioni. Insomma, una partita che se giocata al completo costa da 300 a 800 milioni, e non serve una laurea alla Bocconi per fare un conto semplice".
Qui Campinoti raggiunge l'apice sparando letteralmente cifre a caso, con buona pace dei laureati e anche dei non laureati, in quanto in data 21.12.2021, i soci di Acque Spa, escluso ABAB (per lui ACEA), hanno costituito la società Acque20 spa con scopo l’acquisizione di tutto il capitale di Acque Spa per la ripubblicizzazione del servizio idrico con la gestione in house providing del servizio. In tale occasione è stata fatta valutare la quota di ABAB da un commercialista di fiducia che l’ha quantificata in 85 milioni di euro.
I commercialisti sono persone serie che non sparano cifre a casaccio, approfondiscono tutti gli elementi economici, patrimoniali e finanziari della società con ampia spiegazione in una relazione, nel caso specifico 37 pagine, delle ragioni che hanno portato alla determinazione del valore anche con comparazione di metodologie diverse. Già questo basterebbe per far pensare ad una estraneità di Campinoti alla questione e alla conseguente inconsistenza delle sue tesi e dichiarazioni, come stesse cercando solo di inserirsi nella discussione in modo scoordinato, per meri fini politici personali in cerca di un po' di visibilità.
Il comunicato di Campinoti continua poi come segue: "Alla fine chi evoca soluzioni alternative dovrebbe anche indicare quali, con concretezza e non sogni, perché se l’alternativa sono bond popolari o altro, è bene ricordare che già oggi le sofferenze delle bollette non pagate sono enormi e crescenti, rendendo improbabile pensare che la gente finanzi questa operazione".
Nella realtà come dimostrato dai numeri e dalle normative, chi alla fine evoca scenari catastrofici che non hanno nessun riscontro con la realtà è ancora Campinoti, al quale è bene ricordare che per legge ogni investimento deve essere ripagato in bolletta interamente dagli utenti, quindi per legge qualsiasi operazione sarà obbligatoriamente finanziata dalla gente anche nelle multiutility quotate, dove addirittura emerge dai bilanci che il 90% degli utili che sono prodotti con ulteriori ricarichi e rincari sulle bollette viene incassato dai soci e solo il 10% reinvestito nel servizio.
Ma la sequela di contraddizioni non si ferma e continua cosi: "pensare che la gente finanzi questa operazione comprando bond; comunque vada, sono cedole finanziarie o azionarie, non vedo grande differenza."
Ennesima dimostrazione dell'incapacità di inserirsi nella discussione con cognizione anche solo delle questioni fondamentali, in quanto i bond sono l'equivalente di un prestito che l'acquirente fa alla società la quale mantiene l'intera proprietà ripagando il prestito con una scadenza ed un costo definiti, mentre con la quotazione in borsa l'azienda cede per sempre una parte della proprietà pagando interessi infiniti sotto forma di dividendi per l'eternità.
Concediamo comunque a lui, come a tutte le altre forze politiche, che le ideologie proprie di ogni partito faranno sempre parte delle discussioni per una quota accettabile, ma i numeri, i bilanci e le normative sono qualcosa di oggettivo che è necessario conoscere prima di esprimersi, nel rispetto degli interessi comuni in gioco.
Come cittadini democraticamente rappresentativi di noi stessi e dei nostri (e suoi) beni pubblici pensiamo che, invece di perdere tempo in discorsi puramente ideologici e poco concreti, sarebbe più opportuno concentrarsi per ottenere una gestione realmente conveniente per i cittadini e le aziende, con dentro meno politica possibile.
Essendo alla sua prima esperienza di Consiglio ne comprendiamo la mancanza di capacità di approfondimento, ma certe affermazioni talmente scollegate dalla realtà sembrano più che altro tipiche di chi (per merito proprio ed indiscusso) vive in una favola e non nella realtà quotidiana comune alla maggioranza della cittadinanza, comprese quelle 4000 persone che hanno firmato per il referendum.
Campinoti dimostra di essersi velocemente ambientato nella sua nuova casa, facendo propria quella cifra verbale che storicamente contraddistingue chi da sempre demonizza e lotta contro tutto quello che è diretta espressione del popolo e della nostra costituzione repubblicana democratica ed antifascista. Questa è l'unica dichiarazione, tra quelle da lui riportate a mezzo comunicato stampa, per la quale crediamo di riconoscere una chiara volontà mistificatrice, mentre per le rimanenti affermazioni da lui espresse, crediamo nella sua genuina estraneità ai fatti trattati.
Campinoti infatti afferma: "La necessità di creare un soggetto unico e grande è una necessità tecnica, legata alla gara europea che aprirà la porta ad altri offerenti internazionali; arriveranno grandi aziende industriali internazionali". Nella realtà economica e legislativa, se è vero che arriveranno grandi aziende internazionali, il prospettare di andare a gara per l'affidamento della gestione dei servizi come propone Campinoti sarebbe un suicidio premeditato. Invece come da noi sostenuto, con la gestione diretta dei soli comuni, come consentito dalla UE, dalla nostra costituzione, e dal TUSP si eviterà la gara con i privati mettendo realmente al sicuro i nostri servizi per sempre. Ma questo evidentemente Campinoti non lo sa e quindi propone, con fare masochista, quello che lui stesso definisce un confronto impietoso dall'esito scontato "che lo spezzatino nostrano non può battere".
Ecco poi che Campinoti arriva finalmente ad un esempio concreto: "liquidare ACEA, socio di maggioranza di ACQUE SPA (peraltro già quotata in borsa da anni), servirebbero altri circa 500 milioni. Insomma, una partita che se giocata al completo costa da 300 a 800 milioni, e non serve una laurea alla Bocconi per fare un conto semplice".
Qui Campinoti raggiunge l'apice sparando letteralmente cifre a caso, con buona pace dei laureati e anche dei non laureati, in quanto in data 21.12.2021, i soci di Acque Spa, escluso ABAB (per lui ACEA), hanno costituito la società Acque20 spa con scopo l’acquisizione di tutto il capitale di Acque Spa per la ripubblicizzazione del servizio idrico con la gestione in house providing del servizio. In tale occasione è stata fatta valutare la quota di ABAB da un commercialista di fiducia che l’ha quantificata in 85 milioni di euro.
I commercialisti sono persone serie che non sparano cifre a casaccio, approfondiscono tutti gli elementi economici, patrimoniali e finanziari della società con ampia spiegazione in una relazione, nel caso specifico 37 pagine, delle ragioni che hanno portato alla determinazione del valore anche con comparazione di metodologie diverse. Già questo basterebbe per far pensare ad una estraneità di Campinoti alla questione e alla conseguente inconsistenza delle sue tesi e dichiarazioni, come stesse cercando solo di inserirsi nella discussione in modo scoordinato, per meri fini politici personali in cerca di un po' di visibilità.
Il comunicato di Campinoti continua poi come segue: "Alla fine chi evoca soluzioni alternative dovrebbe anche indicare quali, con concretezza e non sogni, perché se l’alternativa sono bond popolari o altro, è bene ricordare che già oggi le sofferenze delle bollette non pagate sono enormi e crescenti, rendendo improbabile pensare che la gente finanzi questa operazione".
Nella realtà come dimostrato dai numeri e dalle normative, chi alla fine evoca scenari catastrofici che non hanno nessun riscontro con la realtà è ancora Campinoti, al quale è bene ricordare che per legge ogni investimento deve essere ripagato in bolletta interamente dagli utenti, quindi per legge qualsiasi operazione sarà obbligatoriamente finanziata dalla gente anche nelle multiutility quotate, dove addirittura emerge dai bilanci che il 90% degli utili che sono prodotti con ulteriori ricarichi e rincari sulle bollette viene incassato dai soci e solo il 10% reinvestito nel servizio.
Ma la sequela di contraddizioni non si ferma e continua cosi: "pensare che la gente finanzi questa operazione comprando bond; comunque vada, sono cedole finanziarie o azionarie, non vedo grande differenza."
Ennesima dimostrazione dell'incapacità di inserirsi nella discussione con cognizione anche solo delle questioni fondamentali, in quanto i bond sono l'equivalente di un prestito che l'acquirente fa alla società la quale mantiene l'intera proprietà ripagando il prestito con una scadenza ed un costo definiti, mentre con la quotazione in borsa l'azienda cede per sempre una parte della proprietà pagando interessi infiniti sotto forma di dividendi per l'eternità.
Concediamo comunque a lui, come a tutte le altre forze politiche, che le ideologie proprie di ogni partito faranno sempre parte delle discussioni per una quota accettabile, ma i numeri, i bilanci e le normative sono qualcosa di oggettivo che è necessario conoscere prima di esprimersi, nel rispetto degli interessi comuni in gioco.
Come cittadini democraticamente rappresentativi di noi stessi e dei nostri (e suoi) beni pubblici pensiamo che, invece di perdere tempo in discorsi puramente ideologici e poco concreti, sarebbe più opportuno concentrarsi per ottenere una gestione realmente conveniente per i cittadini e le aziende, con dentro meno politica possibile.
Essendo alla sua prima esperienza di Consiglio ne comprendiamo la mancanza di capacità di approfondimento, ma certe affermazioni talmente scollegate dalla realtà sembrano più che altro tipiche di chi (per merito proprio ed indiscusso) vive in una favola e non nella realtà quotidiana comune alla maggioranza della cittadinanza, comprese quelle 4000 persone che hanno firmato per il referendum.
Trasparenza per Empoli