08 Settembre 2024
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Tpe replica a Campinoti e rinnova l'invito al confronto

30-04-2024 21:55 - Politica
Riceviamo dal comitato trasparenza per Empoli il seguente comunicato:

In seguito alle dichiarazioni del candidato Simone Campinoti ci sentiamo di dovere delle precisazioni partendo proprio dalla sua ultima affermazione fatta nell’articolo in questione, ovvero: “Detto questo, rimango a disposizione per eventuali incontri, per spiegare in maggiore dettaglio se quanto illustrato in queste poche righe non fosse sufficientemente chiaro per definire il livello di ignoranza e ipocrisia che gira attorno a questo tema specie in campagna elettorale”.

Bene, in data 25 marzo abbiamo scritto a Campinoti chiedendo un incontro che ci è stato detto ci sarebbe stato comunicato ma che ad oggi non ci è stato concesso, ma leggiamo adesso quello che il candidato pensa dei comitati senza averci parlato. Allora per dovere precisiamo alcune cose andando per ordine:

Campinoti afferma in relazione agli impianti “che tutti e di tutti i tipi sono di competenza REGIONALE e non del Sindaco”.

Campinoti pare proprio non essere a conoscenza del piano regionale rifiuti e di come la Regione lo abbia impostato attraverso un bando aperto, ovvero lasciando ai Comuni e agli operatori il compito di scegliere e localizzare gli impianti. Infatti su Empoli sono stati Alia e l’Amministrazione comunale a proporre l’impianto di gassificazione.

Campinoti afferma poi che l’impianto di biodigestione che produrrà metano per bruciarlo al fine di generare elettricità, “con conseguenti emissioni ambientali pari a quelle di alcuni camion o, per dirla tutta, senza nessuna differenza rispetto ad un impianto di termovalorizzazione che sarebbe estremamente più semplice; alla fine, quindi, sarebbe da valutare concretamente se impatti più il biodigestore oppure un termovalorizzatore di pari taglia di trattamento.”

Campinoti pare proprio non considerare il fatto che negli inceneritori oltre al metano vengono bruciate tonnellate di rifiuti di ogni genere, in quantità maggiore di decine di volte rispetto al gas metano, e che producono molti più inquinanti rispetto ad “alcuni camion” che bruciano gas metano. È anche per questo motivo che i biodigestori sono finanziati con fondi pubblici e non incidono negativamente sulla bolletta, mentre i termovalorizzatori non godono di finanziamenti e sono completamente a carico sulle bollette di tutti noi.

Campinoti continua affermando “emerge oggi che alcuni comitati siano contro il gassificatore e contro qualsiasi impianto vicino casa loro, non per l' eventuale pericolosità degli impianti stessi, ma per il deprezzamento dei loro immobili”

Anche con questa affermazione Campinoti dimostra di essersi probabilmente interessato al tema solo adesso, con evidente ritardo, in quanto se avesse seguito tutta la vicenda sarebbe venuto a conoscenza della reale motivazione che ha portato i cittadini ad opporsi al gassificatore, ovvero la storia nefasta di tale tecnologia nella fattispecie del brevetto Thermoselect, nonchè della sua infelice localizzazione in quanto sottoposta a legge Seveso.

Per quanto riguarda l’affermare “che alcuni comitati siano contro il gassificatore e contro qualsiasi impianto vicino casa loro” è quanto di più lontano dalla realtà possa esserci, in quanto sempre se avesse seguito la questione, e se ci avesse ricevuto per chiedere direttamente a noi la nostra posizione prima di esprimere unilateralmente pareri per nostro conto, avrebbe scoperto come pubblicamente dichiarato in eventi pubblici, che sia sul biodigestore che sul nuovo impianto di Revet Vetro (per fare due esempi) abbiamo consultato i progetti rilevando degli aspetti potenzialmente impattanti e che dovranno essere monitorati, ma non di tale portata come nel caso del gassificatore.

Campinoti afferma poi “Tutta questa storia spiega bene come l' unico modo per non avere un impatto ambientale a causa dei rifiuti sia non produrli, risultato che si otterrebbe solo facendo sparire la vita sul territorio; chi racconta storie diverse mente per ignoranza o per subdola convenienza o consenso !”

Campinoti pare evidentemente riferirsi alle pratiche proposte da Zero Waste che puntano a diminuire i rifiuti prodotti. Purtroppo Campinoti pare anche in questo caso limitarsi alla semplice traduzione del temine inglese Zero Waste che in italiano diventa Rifiuti Zero, saltando alla personale conclusione che ne derivi la promessa di azzerare i rifiuti.

Anche in questo caso niente di più sbagliato, infatti le pratiche Zero Waste puntano alla massima riduzione possibile dei rifiuti prodotti seguendo quelle che sono le indicazioni della comunità europea e nazionali, assecondando i cambiamenti economici e commerciali che la comunità europea promuove e incentiva anche monetariamente.

Ricordiamo a Campinoti che l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) ha proclamato il 30 marzo giornata internazionale Zero Waste con l'obiettivo di promuovere la consapevolezza sull'importanza di ridurre i rifiuti ed adottare le pratiche sostenibili di Rifiuti Zero, mentre non esiste nessuna giornata internazionale dell’incenerimento.

Dimostrato che, diversamente da quanto da lui sostenuto, il problema non è la distanza della propria casa dagli impianti, e passando alla soluzione da lui proposta, ovvero quella del referendum per valutare la possibilità e condizione per realizzare gli impianti (si presume un inceneritore), noi non ci dichiariamo contrari ai referendum, nei quali crediamo profondamente, ma consigliamo prima al candidato di andare a controllare nei bilanci di ALIA per vedere quali realmente siano le voci che fanno lievitare le nostre bollette, evitando sterili strumentalizzazioni.

Lo informiamo ad esempio che dai bilanci 2022 risulta che gli ingenti aumenti che ci sono stati non sono stati conseguenza dall’aumento dei costi di smaltimento dei rifiuti, che hanno inciso per solo lo 0,87%, a fronte di ricavi Tari di Alia per 311 milioni. L’8% di aumento medio della TARI dell’anno 2022 ha prodotto 24 milioni destinati a dividendi ai quali i soci (i nostri sindaci) hanno deciso di aggiungere ulteriori 4 milioni prelevati da riserve societarie, per distribuirsi 28 milioni di dividendi, tutti ricaricati sulle nostre bollette come fosse una tassa dovuta.

L’aumento della tariffa quindi non è dipeso dal costo di smaltimento ma bensì dalla volontà dei comuni di fare cassa sul servizio, stessa logica che vorrebbe quotare in borsa l’azienda e che addirittura per il 2024 a seguito degli aumenti TARIC avuti nel 2023 porterà tale somma ad aumentare fino a ben 33 milioni di euro.

Concludiamo riportando le sue stesse parole di chiusura:

Detto questo, rimaniamo a disposizione per eventuali incontri, per spiegare in maggiore dettaglio se quanto illustrato in queste poche righe non fosse sufficientemente chiaro per definire il livello di ignoranza e ipocrisia che gira attorno a questo tema specie in campagna elettorale.



Fonte: Ufficio stampa
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