Tpe, la sintesi questa sconosciuta

Il primo a capirlo fu Jack Dorsey che, quando lanciò in rete twitter, pose un limite massimo di 280 caratteri dopodichè stop, dito fermo. Poi ci ha pensato la vita di oggi, i suoi ritmi, la sua frenesia, i suoi riti fatti di scroll veloci, di reels, di gente che, di stare più di qualche secondo a leggere un post, proprio, non le vuol sapere. In questo scorrere velocissimo del tempo, all’improvviso, cambia tutto. Sulla scena arrivano i comunicati stampa di Trasparenza per Empoli, scritto per esteso perché la sigla, Tpe, è troppo veloce. E il trend si interrompe bruscamente.

Più che comunicati sono trattati che, se si dovessero mettere su carta, causerebbero un discreto deforestamento per poterne ricavare la carta necessaria. Il lettore ideale dei suddetti comunicati è uno che, magari dopo cena, si prende il suo caffè, si versa un grappino e si mette in poltrona dove può scegliere fra: vedere Via col vento, commentare il montaggio analogico della corazzata Potemkin, leggere l’intera edizione cartacea del Corriere della Sera oppure, appunto, leggersi cosa ha da dire Tpe. Scusate: Trasparenza per Empoli.

Che poi fosse almeno roba simpatica. Si spazia da sentenze della Corte dei conti a letture delle tariffe, da leggi regionali ad Irace, roba semplice e accattivante come una bolletta della luce o una cartella di equitalia. Il risultato, ovviamente, è semplice: uno ne legge 4, massimo 5 righe e poi passa oltre. Ma loro non mollano, niente da fare. Ve lo confermiamo visto che Clebs ha avuto in anteprima il testo del prossimo comunicato: “nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai un gassificatore dietro casa che l’aria bona di Marcignana era smarrita”. Ora mettetevi comodi, sono cento canti divisi in tre sezioni: inferno, purgatorio, paradiso. Nel primo ci stanno quelli che dovrebbero leggerli, dannati nel fuoco eterno.