Re.So: nuove imprese locali per combattere lo spreco alimentare
06-02-2024 07:59 - Cronaca
Valorizzare le azioni di recupero di cibo invenduto e non solo, facilitando l’ingresso di nuove imprese locali nel proprio circolo virtuoso. Re.So. Recupero Solidale ODV ha lanciato il progetto Re.2 Te. Solidale: recuperiamo e redistribuiamo le eccedenze alimentari del territorio, con il contributo di Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Regione Toscana.
Fra gli interventi in programma, il principale ha visto la realizzazione di una pagina dedicata alle aziende sul sito web dell’Associazione, dove vengono fornite tutte le informazioni utili per diventare donatori di prodotti – auspicabilmente in modo continuativo -, e di un video tutorial, che ne riassume le parti essenziali. Due linguaggi diversi, un solo messaggio: inserire il recupero di beni non commerciabili nelle normali attività del ciclo produttivo è un atto etico fondamentale, che trova un contraltare nei benefici economici che si ricevono e nella semplicità con cui è possibile diventare partner di realtà come quella di Reso.
“Il video a cui mi sono prestato – spiega Enrico Roccato, vicepresidente di Reso – fa luce sulle nostre attività e sul tipo di beni che possiamo recuperare e redistribuire grazie alla Legge Gadda: eccedenze alimentari, e non solo. Abbiamo fatto un accenno anche al TMC, il termine minimo di conservazione: tutti conosciamo la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il…” ma pochissimi sanno che superata quella data il cibo non è scaduto, non è necessariamente da buttare, ma si può consumare in sicurezza seguendo le indicazioni di un’apposita tabella (che si trova sul sito). Fatto questo, abbiamo indicato le agevolazioni fiscali – una su tutte, la non applicazione dell’IVA sulle merci in uscita - di cui possono beneficiare le aziende donatrici, guidandole nei pochi adempimenti necessari. Una parte, questa, che speriamo possa rendere più “appetibile” il nostro invito a collaborare in modo attivo, proprio nel nostro territorio, per combattere lo spreco di cibo, diminuire la produzione di rifiuti e sostenere le persone più fragili. Sono questi i valori che ci guidano dal 1998.”
La storia di Reso è legata a doppio filo a quella di Unicoop Firenze, primo partner fin dalla fondazione e da sempre “donatore di maggioranza”. Nel tempo, Coop ha avviato propri programmi di gestione e recupero degli invenduti, e altre aziende e supermercati hanno dato il loro contributo alle attività dell’Associazione, ma quasi sempre in modo sporadico. In crescita costante, invece, le famiglie che fanno riferimento a Reso per ricevere il cibo, ridistribuito attraverso la sua rete di oltre 35 Associazioni: dalle 1175 del 2019, complice anche la pandemia e la situazione economica, siamo passati a oltre 2000. Che fare se non tornare a chiedere a gran voce più partecipazione, più sensibilità, più impegno concreto?
“Diffondere la cultura del recupero è uno dei nostri scopi statutari. La chiamiamo cultura perché ha un impatto e un alto valore etico – ricorda la presidente di Reso Marinella Catagni – mentre talvolta viene percepita come una faccenda secondaria, forse persino inappropriata quando si tratta di cibo. Dati alla mano, dobbiamo renderci conto che è l’opposto: da una parte, perché lo spreco alimentare in Italia nel 2022 ha superato i 4,2 milioni di tonnellate (Osservatorio Internazionale Waste Watcher su monitoraggio Ipsos - Università di Bologna Distal); dall’altra, perché un’organizzazione tutto sommato piccola come Reso, grazie all’impegno dei volontari, dei partner e dei collaboratori, si è dimostrata capace di gestire, dal 2019 in avanti, oltre 250.000 kg di prodotti all’anno. Un progetto come Re.2 Te. Solidale ci permette di rinnovare il nostro impegno sia a informare che ad agire concretamente nel contrasto alla povertà: più imprese, aziende, negozi, mercati si uniranno a noi, predisponendo lo step del recupero prima di quello ultimo e inevitabile, la discarica; più potremo soddisfare i bisogni della comunità.
Ci manca la consapevolezza, la capacità di percepire il valore del prodotto oltre la sua messa in commercio: quel che non è (più) vendibile, sia una passata di pomodoro con l’involucro ammaccato che un bancale di lampadine a LED con l’etichetta non aggiornata, è ancora buono da mangiare o da usare. Occorre solo valorizzarlo, immaginarne le potenzialità di riutilizzo, di rimessa in circolo. Questo chiediamo alle aziende – conclude Marinella Catagni - mettendoci a disposizione nel fornire supporto, materiali ed esperienza.”
Nei prossimi mesi, il progetto Re.2 Te. Solidale prevede la realizzazione di video-interviste, sia con i partner storici che coi “nuovi arrivati”, per documentare l’esperienza e dargli maggiore visibilità. Nel frattempo, l’invito a donare beni alimentari ed extra-alimentari è aperto a imprese della grande distribuzione, punti vendita, piccoli esercizi commerciali, ristorazione organizzata e collettiva, produttori artigianali o industriali e mercati ortofrutticoli.
Fra gli interventi in programma, il principale ha visto la realizzazione di una pagina dedicata alle aziende sul sito web dell’Associazione, dove vengono fornite tutte le informazioni utili per diventare donatori di prodotti – auspicabilmente in modo continuativo -, e di un video tutorial, che ne riassume le parti essenziali. Due linguaggi diversi, un solo messaggio: inserire il recupero di beni non commerciabili nelle normali attività del ciclo produttivo è un atto etico fondamentale, che trova un contraltare nei benefici economici che si ricevono e nella semplicità con cui è possibile diventare partner di realtà come quella di Reso.
“Il video a cui mi sono prestato – spiega Enrico Roccato, vicepresidente di Reso – fa luce sulle nostre attività e sul tipo di beni che possiamo recuperare e redistribuire grazie alla Legge Gadda: eccedenze alimentari, e non solo. Abbiamo fatto un accenno anche al TMC, il termine minimo di conservazione: tutti conosciamo la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il…” ma pochissimi sanno che superata quella data il cibo non è scaduto, non è necessariamente da buttare, ma si può consumare in sicurezza seguendo le indicazioni di un’apposita tabella (che si trova sul sito). Fatto questo, abbiamo indicato le agevolazioni fiscali – una su tutte, la non applicazione dell’IVA sulle merci in uscita - di cui possono beneficiare le aziende donatrici, guidandole nei pochi adempimenti necessari. Una parte, questa, che speriamo possa rendere più “appetibile” il nostro invito a collaborare in modo attivo, proprio nel nostro territorio, per combattere lo spreco di cibo, diminuire la produzione di rifiuti e sostenere le persone più fragili. Sono questi i valori che ci guidano dal 1998.”
La storia di Reso è legata a doppio filo a quella di Unicoop Firenze, primo partner fin dalla fondazione e da sempre “donatore di maggioranza”. Nel tempo, Coop ha avviato propri programmi di gestione e recupero degli invenduti, e altre aziende e supermercati hanno dato il loro contributo alle attività dell’Associazione, ma quasi sempre in modo sporadico. In crescita costante, invece, le famiglie che fanno riferimento a Reso per ricevere il cibo, ridistribuito attraverso la sua rete di oltre 35 Associazioni: dalle 1175 del 2019, complice anche la pandemia e la situazione economica, siamo passati a oltre 2000. Che fare se non tornare a chiedere a gran voce più partecipazione, più sensibilità, più impegno concreto?
“Diffondere la cultura del recupero è uno dei nostri scopi statutari. La chiamiamo cultura perché ha un impatto e un alto valore etico – ricorda la presidente di Reso Marinella Catagni – mentre talvolta viene percepita come una faccenda secondaria, forse persino inappropriata quando si tratta di cibo. Dati alla mano, dobbiamo renderci conto che è l’opposto: da una parte, perché lo spreco alimentare in Italia nel 2022 ha superato i 4,2 milioni di tonnellate (Osservatorio Internazionale Waste Watcher su monitoraggio Ipsos - Università di Bologna Distal); dall’altra, perché un’organizzazione tutto sommato piccola come Reso, grazie all’impegno dei volontari, dei partner e dei collaboratori, si è dimostrata capace di gestire, dal 2019 in avanti, oltre 250.000 kg di prodotti all’anno. Un progetto come Re.2 Te. Solidale ci permette di rinnovare il nostro impegno sia a informare che ad agire concretamente nel contrasto alla povertà: più imprese, aziende, negozi, mercati si uniranno a noi, predisponendo lo step del recupero prima di quello ultimo e inevitabile, la discarica; più potremo soddisfare i bisogni della comunità.
Ci manca la consapevolezza, la capacità di percepire il valore del prodotto oltre la sua messa in commercio: quel che non è (più) vendibile, sia una passata di pomodoro con l’involucro ammaccato che un bancale di lampadine a LED con l’etichetta non aggiornata, è ancora buono da mangiare o da usare. Occorre solo valorizzarlo, immaginarne le potenzialità di riutilizzo, di rimessa in circolo. Questo chiediamo alle aziende – conclude Marinella Catagni - mettendoci a disposizione nel fornire supporto, materiali ed esperienza.”
Nei prossimi mesi, il progetto Re.2 Te. Solidale prevede la realizzazione di video-interviste, sia con i partner storici che coi “nuovi arrivati”, per documentare l’esperienza e dargli maggiore visibilità. Nel frattempo, l’invito a donare beni alimentari ed extra-alimentari è aperto a imprese della grande distribuzione, punti vendita, piccoli esercizi commerciali, ristorazione organizzata e collettiva, produttori artigianali o industriali e mercati ortofrutticoli.