Recupero solidale, l'esperienza della raccolta alimentare ci spinge a impegnarci sempre di più
16-10-2023 16:43 - Opinioni
di Marinella Catagni*
Accanto a noi ogni giorno vivono e camminano persone di cui non conosciamo la storia e l'esperienza. Persone che vivono la nostra stessa vita ma la vivono in condizioni di grave difficoltà. La fase storica crea una cappa di preoccupazioni ed ansie con cui faticosamente convivere ma per molti di noi è semplice accedere al vivere quotidianoavendo la possibilità di soddisfare, per noi e per i nostri figli, semplici piaceri. Però, per molte persone vicino a noi esiste, anche a Empoli e nel circondario, la fatica di soddisfare bisogni elementari.
Sabato 13 e domenica 14 l'Associazione Recupero Solidale ha coordinato la raccolta di beni alimentari all'interno della Raccolta Alimentare proposta da Unicoop con la Fondazione il cuore si scioglie. Come sempre, due volte l'anno, è stata un'occasione molto interessante per conoscere da vicino uno spaccato sociale di chi va a fare la spesa nei diversi negozi di Unicoop.
Il primo elemento che ci ha colpito è la diversa attenzione prestata dai clienti alla nostra proposta di contribuire direttamente alla raccolta, accettando o meno il sacchetto in cui porre i quantitativi di alimento che si vuole donare. C'è chi si ferma per informarsi, c'è chi accetta senza alcun interesse, c'è chi rifiuta categoricamente. Molti si fermano per esprimere la loro perplessità avanzando ipotesi molto negative sulla destinazione dei prodotti raccolti “Tanto sappiamo bene dove vanno a finire questi prodotti: certo non a chi ne ha bisogno”, senza conoscere la fatica che la rete di Associazioni che fa capo a Recupero Solidale fa quotidianamente per garantire che tutti i prodotti raccolti possano giungere a chi nel nostro territorio ne ha effettivamente bisogno. E sono circa 2000 famiglie.
L'altro elemento sono le forti differenze nella composizione della di popolazione che si reca nei diversi negozi. In alcuni casi i carrelli sono pieni ed esiste un momento, spesso famigliare, di “festa” nel comprare e nell'uscire insieme, con una distribuzione trasversale per fasce di età e di provenienza. Ma in altri abbiamo toccato con mano la fatica del vivere che esiste anche nel nostro territorio. Molti anziani, anzi molti vecchi, spesso soli, che si recano a comprare poche cose. Molti cittadini provenienti dai paesi dell'est o dall'Africa. Pochissime famiglie unite e carrelli quasi vuoti. All'offerta del sacchetto c'è chi risponde che sono loro i primi che avrebbero bisogno di aiuto o che anzi già sono sostenuti da una Associazione per poter tirare avanti. C'è chi rifiuta ma ci sono stati molti ragazzi africani che hanno donato generosamente qualcosa pur essendo evidente la loro modesta condizione.
Conosciamo nel nostro lavoro quanto alta sia la richiesta di aiuto per poter accedere agli alimenti elementari per la vita quotidiana ma in queste occasioni sperimentiamo ancora più direttamente che esiste la necessità di un impegno comune ancor più forte per continuare ad essere presenti nel territorio vicini a chi non ce la fa. Soggetti che preferiamo non vedere perché mettono in difficoltà la patina di benessere in cui molti di noi vivono,con tante occasioni di manifestare questo benessere, con un'offerta di beni di consumo sempre altamente esibita ed usata, in una dinamica di consumo sempre più eccessiva e sempre più escludente per chi non ne ha la possibilità.
Non si tratta di esprimere sentimenti spesso ipocriti di compassione nelle chiacchierate tra gli amici ma di porsi seriamente davanti ad una realtà che troppo spesso e facilmente dimentichiamo: ci sono persone in gravi condizioni di bisogno che vivono e camminano insieme a noi.
E non si tratta di pensare a fare la carità a loro sostegno, bensì di ragionare con tutti gli strumenti disponibili per conoscere le ragioni di questa situazione, agire nella nostra vita sociale e culturale per favorirne un superamento e comunque battersi sempre a favore di chi è più debole non nascondendosi dietro ipocrite frasi sulla mancanza di volontà dei singoli o su presunte “tare” che alcuni si portano dietro. La realtà è che le differenze sociali e culturali mostrano una preoccupante crescita, come abbiamo potuto constatare anche in questa occasione e quindi è ancor più necessario impegnarsi per diminuire le disuguaglianze che sono alla base di un indebolimento delle democrazie.
La nostra esperienza anche questa volta ci ha detto chiaramente che possiamo e dobbiamo tutti impegnarci ed anche lottare perché anche qui da noi si superino queste gravi differenze economiche e di censo e per continuare a sostenere chi, al fianco di queste persone fragili, ogni giorno cerca di essere presente sul campo con sostegno ed aiuto.
Sabato 13 e domenica 14 l'Associazione Recupero Solidale ha coordinato la raccolta di beni alimentari all'interno della Raccolta Alimentare proposta da Unicoop con la Fondazione il cuore si scioglie. Come sempre, due volte l'anno, è stata un'occasione molto interessante per conoscere da vicino uno spaccato sociale di chi va a fare la spesa nei diversi negozi di Unicoop.
Il primo elemento che ci ha colpito è la diversa attenzione prestata dai clienti alla nostra proposta di contribuire direttamente alla raccolta, accettando o meno il sacchetto in cui porre i quantitativi di alimento che si vuole donare. C'è chi si ferma per informarsi, c'è chi accetta senza alcun interesse, c'è chi rifiuta categoricamente. Molti si fermano per esprimere la loro perplessità avanzando ipotesi molto negative sulla destinazione dei prodotti raccolti “Tanto sappiamo bene dove vanno a finire questi prodotti: certo non a chi ne ha bisogno”, senza conoscere la fatica che la rete di Associazioni che fa capo a Recupero Solidale fa quotidianamente per garantire che tutti i prodotti raccolti possano giungere a chi nel nostro territorio ne ha effettivamente bisogno. E sono circa 2000 famiglie.
L'altro elemento sono le forti differenze nella composizione della di popolazione che si reca nei diversi negozi. In alcuni casi i carrelli sono pieni ed esiste un momento, spesso famigliare, di “festa” nel comprare e nell'uscire insieme, con una distribuzione trasversale per fasce di età e di provenienza. Ma in altri abbiamo toccato con mano la fatica del vivere che esiste anche nel nostro territorio. Molti anziani, anzi molti vecchi, spesso soli, che si recano a comprare poche cose. Molti cittadini provenienti dai paesi dell'est o dall'Africa. Pochissime famiglie unite e carrelli quasi vuoti. All'offerta del sacchetto c'è chi risponde che sono loro i primi che avrebbero bisogno di aiuto o che anzi già sono sostenuti da una Associazione per poter tirare avanti. C'è chi rifiuta ma ci sono stati molti ragazzi africani che hanno donato generosamente qualcosa pur essendo evidente la loro modesta condizione.
Conosciamo nel nostro lavoro quanto alta sia la richiesta di aiuto per poter accedere agli alimenti elementari per la vita quotidiana ma in queste occasioni sperimentiamo ancora più direttamente che esiste la necessità di un impegno comune ancor più forte per continuare ad essere presenti nel territorio vicini a chi non ce la fa. Soggetti che preferiamo non vedere perché mettono in difficoltà la patina di benessere in cui molti di noi vivono,con tante occasioni di manifestare questo benessere, con un'offerta di beni di consumo sempre altamente esibita ed usata, in una dinamica di consumo sempre più eccessiva e sempre più escludente per chi non ne ha la possibilità.
Non si tratta di esprimere sentimenti spesso ipocriti di compassione nelle chiacchierate tra gli amici ma di porsi seriamente davanti ad una realtà che troppo spesso e facilmente dimentichiamo: ci sono persone in gravi condizioni di bisogno che vivono e camminano insieme a noi.
E non si tratta di pensare a fare la carità a loro sostegno, bensì di ragionare con tutti gli strumenti disponibili per conoscere le ragioni di questa situazione, agire nella nostra vita sociale e culturale per favorirne un superamento e comunque battersi sempre a favore di chi è più debole non nascondendosi dietro ipocrite frasi sulla mancanza di volontà dei singoli o su presunte “tare” che alcuni si portano dietro. La realtà è che le differenze sociali e culturali mostrano una preoccupante crescita, come abbiamo potuto constatare anche in questa occasione e quindi è ancor più necessario impegnarsi per diminuire le disuguaglianze che sono alla base di un indebolimento delle democrazie.
La nostra esperienza anche questa volta ci ha detto chiaramente che possiamo e dobbiamo tutti impegnarci ed anche lottare perché anche qui da noi si superino queste gravi differenze economiche e di censo e per continuare a sostenere chi, al fianco di queste persone fragili, ogni giorno cerca di essere presente sul campo con sostegno ed aiuto.
* Presidente Re.So.