Raddioppio Empoli-Granaiolo, il Tar boccia il ricorso del Comitato
28-02-2024 19:16 - Le interviste di Clebs.it
Raddoppio della ferrovia tra Empoli e Granaiolo: c'è la sentenza del Tar, il tribunale amministrativo regionale, sulle richieste avanzate da Comitato “Per un altro raddoppio” (nome che è stato scelto proprio per evidenziare la non contrarietà radicale al progetto di Rfi). Il Tar, scrivono i membri del comitato sula loro pagina social “ha messo una pietra tombale sulle nostre speranze. Noi, chiaramente, tributiamo il dovuto rispetto per questa Istituzione Giudiziaria, ma non possiamo non dichiarare la nostra contrarietà, non tanto per la sentenza, senz'altro ineccepibile, ma per il totale abbandono e disinteresse delle nostre istituzioni, la Regione e i Comuni, nei nostri confronti, al di là di generiche quanto inutili dichiarazioni di facciata che in due anni non ci hanno portato da nessuna parte, ancora non abbiamo certezze sulle misure di attenuazione al disagio che ci colpirà inesorabilmente fin dalla cantierizzazione delle tre grandi opere che verranno eseguite: 1] Raddoppio Empoli-Granaiolo, 2] Elettrificazione della linea Empoli-Siena, 3] Costruzione viabilità alternativa per chiusura dei passaggi a livello”.
La sentenza del Tar, nella premessa sottolinea il fatto che il Comitato ha presentato le richieste fuori tempo massimo per impugnare la delibera di non assoggettabilità Via n. 19590 del 2022. “La corte afferma questo secondo due punti di vista, entrambi eccepiti da RFI ovvero:
A) Non è stata tempestivamente impugnata la delibera all'epoca. Cosa di cui eravamo consapevoli, ma speravamo che la macroscopica illegittimità di mancata richiesta della VIA da parte della Regione Toscana venisse condivisa dalla corte;
B) Nell'atto, nelle premesse e conclusioni, non è stato indicato specificatamente l'impugnazione di tale delibera. La sentenza però riporta che in realtà ciò si è detto nel corpo dell'atto.
“Eravamo consapevoli – scrivono ancora i membri del Comitato - del fatto che ci avrebbero eccepito la tardiva opposizione della delibera Via, ma abbiamo cercato di portare tutta l'attenzione sul decreto commissariale, considerando la delibera Via come atto presupposto non direttamente lesivo.
Tale interpretazione, contestata da RFI, non è stata accolta dalla Corte che ha invece ritenuto l'immediata lesività dell'atto, che quindi andava impugnato specificatamente e tempestivamente, cioè a entro i 60 giorni dalla pubblicazione nel Burt – il bollettino della Regione Toscana - del 2022.
“In sostanza se l'avessimo impugnata espressamente ci avrebbero detto che l'impugnazione era tardiva, abbiamo quindi tentato l'unica strada possibile.
A fronte di questa sentenza resterebbe la possibilità di un ricorso in Consiglio di Stato che tuttavia non ha moltissime possibilità di essere accolto a nostro avviso. Infatti se anche superiamo la eccezione di non espressa impugnazione, ci contesteranno la tardività perché purtroppo la giurisprudenza prevalente è nel senso dell'onere di tempestiva impugnazione della delibera Via o di esenzione Via, seppure pubblicata solo sul Burt”.
Appare lampante quello che abbiamo contestato fin dall'inizio di questa porcata: chi sapeva ha taciuto, impedendoci di poter intervenire nei tempi necessari per fare ogni tipo di ricorso, in fase di progettazione, come per le fasi espropriative piuttosto che nei dovuti controlli. Tutte le istituzioni hanno trascurato i propri doveri di difesa degli interessi dei propri cittadini, in primis il diritto alla sicurezza ambientale e alla salute. Altri hanno tenuto diverso atteggiamento, prendendo l'iniziativa, partecipando direttamente ai Comitati, come nel caso del contestato raddoppio della linea Pescara Roma, comune capofila Chieti. Hanno fatto ricorso al TAR (respinto anche in quel caso), hanno fatto fronte comune con i cittadini per mitigare i disagi che causeranno anche questa grande opera. Per quanto riguarda i costi di un eventuale ricorso in Consiglio di Stato il contributo unificato da versare sarebbe di circa 8/9.000 euro.
Infine ci è già è stata notificata sentenza da Rfi: oltre al danno, la beffa, in quanto, avendo perso la causa, il TAR ci condanna in quanto parte ricorrente a rimborsare le spese di lite a R.F.I. s.p.a., che si liquidano in complessivi € 2.392,00 (di cui € 2.000,00 per compensi, € 300,00 per spese forfettarie e € 92,00 per cassa avvocati). Cosa già notificata anche ai Comuni del Teatino che hanno percorso la nostra solita strada. RFI e le istituzioni conniventi, oltre a operare nella più totale impunità, senza tenere in nessun conto dei rischi che corrono i territori e chi vi abita, ci vuole intimorire cercando di dissanguarci economicamente, ma noi non ci fermeremo".
Sulla vicenda, espressa in maniera analitica sui social, abbiamo sentito anche il parere dalla diretta voce di Paolo Gaccione, ex esponente politico e una delle figure di spicco del Comitato “Per un altro raddoppio”.
«La magistratura ha fatto il suo ruolo: aveva da giudicare due sentenze di Rfi, ha applicato le norme. La sentenza non si discute, va rispettata. Ma resta la bocca amara per troppe cose».
Vuol dire che avete sbagliato qualcosa? Ad esempio i tempi. Siete partiti troppo tardi con le contestazioni.
«Questa è una delle eccezioni che ci ha fatto il Tar. Lo sapevamo, contavamo sul fatto che avremmo potuto fare opposizione a una mancanza di democraticità di questo appalto, perché non erano stati messi in condizione i cittadini di sapere in tempo utile quel che stava avvenendo. Anche i diretti interessati, quelli che subiranno gli espropri, hanno saputo la notizia da un annuncio pubblicitario che è apparso sul quotidiano La Repubblica nel 2022. Eravamo già fuori tempo massimo. Poi abbiamo chiesto gli incontri alle istituzioni, per capire se stavano al nostro fianco, a Ferrovie, per esporre i nostri dubbi sul progetto e proporre le nostre ipotesi».
L'amarezza resta anche per il fatto che chi “sapeva ha taciuto”, come dite nel vostro comunicato.
«Credo soprattutto che, com'è avvenuto da altre parti, le nostre amministrazioni avrebbero potuto costituirsi con noi: in Abruzzo è accaduto, anche se poi il Tar si è espresso contro le loro richieste».
Anche le associazioni ambientali, però, non sono scese al vostro fianco per supportarvi.
«Questa è un'altra obiezione che ci ha fatto il Tar della Toscana: ci ha chiesto qual era il nostro interesse diretto, di fronte alle eccezioni di carattere ambientale che avevamo sollevato. Se avessimo avuto al nostro fianco qualche associazione ambientalista, forze, le nostre richieste avrebbero avuto un peso diverso. Non è stato così».
E adesso come vi muoverete?
«Ora saremo vigili su tutte le procedure. E sulle prescrizioni. Ad esempio, Arpat ha chiesto di conoscere i livello di inquinamento che produrranno i cantieri, con i loro rumori, il loro materiale. Da Rfi è stato risposto che non possono dare una risposta finché i cantieri non saranno allestiti. Noi saremo vigili su questo. E su tutte le osservazioni che abbiamo presentato. Continueremo a tenere i riflettori accesi sui problemi che abbiamo evidenziato e sulle proposte per la mitigazione dei disagi e dei problemi, anche con il percorso alternativo della viabilità. E poi, dall'amministrazione comunale ci è stato promesso un consiglio comunale aperto: aspettiamo che si faccia».
La sentenza del Tar, nella premessa sottolinea il fatto che il Comitato ha presentato le richieste fuori tempo massimo per impugnare la delibera di non assoggettabilità Via n. 19590 del 2022. “La corte afferma questo secondo due punti di vista, entrambi eccepiti da RFI ovvero:
A) Non è stata tempestivamente impugnata la delibera all'epoca. Cosa di cui eravamo consapevoli, ma speravamo che la macroscopica illegittimità di mancata richiesta della VIA da parte della Regione Toscana venisse condivisa dalla corte;
B) Nell'atto, nelle premesse e conclusioni, non è stato indicato specificatamente l'impugnazione di tale delibera. La sentenza però riporta che in realtà ciò si è detto nel corpo dell'atto.
“Eravamo consapevoli – scrivono ancora i membri del Comitato - del fatto che ci avrebbero eccepito la tardiva opposizione della delibera Via, ma abbiamo cercato di portare tutta l'attenzione sul decreto commissariale, considerando la delibera Via come atto presupposto non direttamente lesivo.
Tale interpretazione, contestata da RFI, non è stata accolta dalla Corte che ha invece ritenuto l'immediata lesività dell'atto, che quindi andava impugnato specificatamente e tempestivamente, cioè a entro i 60 giorni dalla pubblicazione nel Burt – il bollettino della Regione Toscana - del 2022.
“In sostanza se l'avessimo impugnata espressamente ci avrebbero detto che l'impugnazione era tardiva, abbiamo quindi tentato l'unica strada possibile.
A fronte di questa sentenza resterebbe la possibilità di un ricorso in Consiglio di Stato che tuttavia non ha moltissime possibilità di essere accolto a nostro avviso. Infatti se anche superiamo la eccezione di non espressa impugnazione, ci contesteranno la tardività perché purtroppo la giurisprudenza prevalente è nel senso dell'onere di tempestiva impugnazione della delibera Via o di esenzione Via, seppure pubblicata solo sul Burt”.
Appare lampante quello che abbiamo contestato fin dall'inizio di questa porcata: chi sapeva ha taciuto, impedendoci di poter intervenire nei tempi necessari per fare ogni tipo di ricorso, in fase di progettazione, come per le fasi espropriative piuttosto che nei dovuti controlli. Tutte le istituzioni hanno trascurato i propri doveri di difesa degli interessi dei propri cittadini, in primis il diritto alla sicurezza ambientale e alla salute. Altri hanno tenuto diverso atteggiamento, prendendo l'iniziativa, partecipando direttamente ai Comitati, come nel caso del contestato raddoppio della linea Pescara Roma, comune capofila Chieti. Hanno fatto ricorso al TAR (respinto anche in quel caso), hanno fatto fronte comune con i cittadini per mitigare i disagi che causeranno anche questa grande opera. Per quanto riguarda i costi di un eventuale ricorso in Consiglio di Stato il contributo unificato da versare sarebbe di circa 8/9.000 euro.
Infine ci è già è stata notificata sentenza da Rfi: oltre al danno, la beffa, in quanto, avendo perso la causa, il TAR ci condanna in quanto parte ricorrente a rimborsare le spese di lite a R.F.I. s.p.a., che si liquidano in complessivi € 2.392,00 (di cui € 2.000,00 per compensi, € 300,00 per spese forfettarie e € 92,00 per cassa avvocati). Cosa già notificata anche ai Comuni del Teatino che hanno percorso la nostra solita strada. RFI e le istituzioni conniventi, oltre a operare nella più totale impunità, senza tenere in nessun conto dei rischi che corrono i territori e chi vi abita, ci vuole intimorire cercando di dissanguarci economicamente, ma noi non ci fermeremo".
Sulla vicenda, espressa in maniera analitica sui social, abbiamo sentito anche il parere dalla diretta voce di Paolo Gaccione, ex esponente politico e una delle figure di spicco del Comitato “Per un altro raddoppio”.
«La magistratura ha fatto il suo ruolo: aveva da giudicare due sentenze di Rfi, ha applicato le norme. La sentenza non si discute, va rispettata. Ma resta la bocca amara per troppe cose».
Vuol dire che avete sbagliato qualcosa? Ad esempio i tempi. Siete partiti troppo tardi con le contestazioni.
«Questa è una delle eccezioni che ci ha fatto il Tar. Lo sapevamo, contavamo sul fatto che avremmo potuto fare opposizione a una mancanza di democraticità di questo appalto, perché non erano stati messi in condizione i cittadini di sapere in tempo utile quel che stava avvenendo. Anche i diretti interessati, quelli che subiranno gli espropri, hanno saputo la notizia da un annuncio pubblicitario che è apparso sul quotidiano La Repubblica nel 2022. Eravamo già fuori tempo massimo. Poi abbiamo chiesto gli incontri alle istituzioni, per capire se stavano al nostro fianco, a Ferrovie, per esporre i nostri dubbi sul progetto e proporre le nostre ipotesi».
L'amarezza resta anche per il fatto che chi “sapeva ha taciuto”, come dite nel vostro comunicato.
«Credo soprattutto che, com'è avvenuto da altre parti, le nostre amministrazioni avrebbero potuto costituirsi con noi: in Abruzzo è accaduto, anche se poi il Tar si è espresso contro le loro richieste».
Anche le associazioni ambientali, però, non sono scese al vostro fianco per supportarvi.
«Questa è un'altra obiezione che ci ha fatto il Tar della Toscana: ci ha chiesto qual era il nostro interesse diretto, di fronte alle eccezioni di carattere ambientale che avevamo sollevato. Se avessimo avuto al nostro fianco qualche associazione ambientalista, forze, le nostre richieste avrebbero avuto un peso diverso. Non è stato così».
E adesso come vi muoverete?
«Ora saremo vigili su tutte le procedure. E sulle prescrizioni. Ad esempio, Arpat ha chiesto di conoscere i livello di inquinamento che produrranno i cantieri, con i loro rumori, il loro materiale. Da Rfi è stato risposto che non possono dare una risposta finché i cantieri non saranno allestiti. Noi saremo vigili su questo. E su tutte le osservazioni che abbiamo presentato. Continueremo a tenere i riflettori accesi sui problemi che abbiamo evidenziato e sulle proposte per la mitigazione dei disagi e dei problemi, anche con il percorso alternativo della viabilità. E poi, dall'amministrazione comunale ci è stato promesso un consiglio comunale aperto: aspettiamo che si faccia».