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Quando perdiamo i servizi, alimentiamo l'insicurezza dei cittadini

14-09-2023 13:29 - Opinioni
di Franco Pescali

Nel precedente articolo abbiamo analizzato perché nella nostra città nonostante la diminuzione di alcune tipologie di reati, si respiri un senso di insicurezza.

La prima risposta a questo interrogativo l'avevamo individuato nella scarsità di forze dell'ordinee nella miopia della politica nella cultura della sicurezza che ha regnato in tutta la seconda Repubblica.

Oggi invece parleremo di come la “smaterializzazione dei servizi”, produca un senso di insicurezza all'interno della nostra comunità.

Prima di introdurre questa tema vorrei introdurre due concetti: quello della sicurezza formale e quello della sicurezza informale.

Per sicurezza formale si intendono tutte quelle organizzazioni deputate al mantenimento della pubblica sicurezza e dell'ordine pubblico, come la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia Locale, detentori secondo la celebre espressione “del monopolio della forza legittima” esercitata solo da enti statalinei limiti previsti dalla legge.

Ma una società mantiene il proprio assetto istituzionale e civile grazie anche ad altri soggetti quali i partiti politici, i sindacati, la chiesa, le associazioni di volontariato, tutte formazioni che concorrono a creare la cosiddetta sicurezza informale.

Pensiamo ad esempio al grande ruolo che hanno avuto a Empoli i partiti politici e i sindacati sino agli anni 90. Questi istituti oltre alla loro funzione di guida politica, erano anche luoghi di aggregazioni culturale, (Premio Letterario Pozzale), luoghi dove esistevano biblioteche, dove si stampavano giornali e riviste, dove si parlava di arte, di musica, di cinema.

La stessa cosa avveniva nei sindacati.

Oltre ai salari, alle lotte sulla sicurezza del lavoro, nel sindacato si aiutavano i lavoratori a migliorare la loro condizione culturale (la lotta per le 150 ore per il diritto allo studio) si organizzavano gli scioperi, i servizi d'ordine perché alle manifestazioni sindacali non scoppiassero incidenti o si infiltrassero “provocatori”.

Così anche la Chiesa aveva una grande importanza nella sicurezza informale. La parrocchia, l'oratorio, gli scouts, la dottrina, il coro, il consiglio parrocchiale, l'assistenza ai bisognosi erano tutti modi per stare insieme, per condividere dei valori, per seguire delle regole.

Ora tutti questi soggetti “informali,” anche nella nostra città hanno subito forti ridimensionamenti.

La bussola, le mappe cognitive che avevano guidato intere generazioninel giro di pochi anni sono scomparse, lasciando i cittadini in un deserto di valori.

Inoltre, con la rivoluzione informatica e poi con la globalizzazione tante professioni, tanti servizi sono scomparsi in breve tempo, tanto che oggi viviamo in una società definita della ”dematerializzazione dei servizi”.

Pensate vent'anni fa quante banche c'erano a Empoli. Oggi ce ne sono di più o di meno?

Ma non solo le banche stanno chiudendo o si stanno diradando. In Italia dal 2012 al 2022 sono diminuiti del 12% i bancomat presenti nelle nostre città, tendenza che andrà sempre più aumentando in previsione che la vecchia cartamoneta sarà sostituita dalle carte di credito e dalle monete digitali.

Oggi soprattutto nei piccoli centri o nelle zone montane ci sono persone che devono fare diversi chilometri in auto per trovare un bancomat disponibile.

Per non parlare poi di alcune professioni, totalmente scomparse o fortemente ridotte nei numeri.

Pensate ai postini, ai bigliettai nelle stazioni ferroviarie, agli operai di enti di manutenzione dei servizi essenziali, tutte figure scomparse o fortemente ridimensionate.

E veniamo ai negozi, al piccolo commercio al dettaglio.

Con la grande distribuzione, i piccoli commercianti sono stati costretti alla chiusura, con effetti devastanti nell'ecosistema sociale e nella sicurezza urbana.

La piccola distribuzione, il negozio sotto casa, l'edicola, oltre a offrire merci erano anche luoghi di incontro, di socialità, garantendo anche una certa sicurezza informale.

Ma negli Stati Uniti anche la grande distribuzione comincia a mostrare segni di crisi, perché il “mercato” sta spingendo verso il consumo online; quindi, nel futuro aspettiamoci anche in Europa e in Italia, cambiamenti anche in questo settore.

A fare le spese di queste rivoluzioni sono e saranno soprattutto le persone più anziane e tutte quelle persone che hanno poca dimestichezza con il mondo digitale.

Invertire questa rotta non è e non sarà facile, ma questo compito spetta alla politica.

Considerando che anche a Empoli la presenza di anziani tenderà ad aumentare, dovremmo cominciare a pensare ad una città a misura di anziani, dove determinati servizi siano garantiti e presenti in un tempo di 15/20 minuti di camminata a piedi, dove i marciapiedi siano liberi da ingombri; a riprogrammare tutto il sistema della sanità e dell'assistenza domiciliare e a pensare che per la sicurezza è vero che servono le telecamere ma attenzione a non “rottamare” le divise.

Inoltre, servirebbe una grande opera di educazione digitale per la terza età per aumentare l'autosufficienza nella quotidianità, per permettere l'utilizzo della telemedicina e per proteggere gli anziani dalle numerose truffe presenti in rete.

Serve quindi a livello locale, una politica che sappia ripensare l'urbanistica, i trasporti, i servizi, le scuole ma che soprattutto rafforzi il senso di comunità, per rendere la nostra società più resiliente alle tante sfide che ci aspettano nel futuro e per scacciare il senso di insicurezza.
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