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Quando la Memoria fa... paura

07-07-2024 11:30 - Opinioni
di Pietro Spina

Ma qual è il motivo per il quale dal neo sindaco di Empoli arriva un messaggio di sostegno e di solidarietà nei confronti dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea? Alla base di questo intervento c’è una polemica di natura politica, scatenata, nei giorni scorsi da Alessandro Draghi, consigliere di Fratelli d’Italia che ha puntato il dito sulle spese dell’Istituto.

Partiamo dall’inizio. Pochi giorni fa il presidente dell’Isrt – Istituto storico Toscano della Resistenza e dell’età contemporanea – l’ex presidente della Regione Toscana Vannino Chiti – aveva lanciato un appello al Consiglio della Regione Toscana. “Ci appelliamo quindi al Consiglio in questa estate, cuore dell’ottantesimo della Resistenza in Toscana, essendo urgente un provvedimento, anche a fronte dei ritardi per l’approvazione di una nuova legge, che la presidenza della Giunta regionale si era impegnata a presentare entro maggio, che costituirebbe un concreto un passo in avanti rispetto a quella, pur fondamentale, del 2002”, era il messaggio che Chiti, insieme con il vicepresidente Andrea Morandi e il direttore dell’istituto, Matteo Mazzoni, aveva indirizzato alla Regione attraverso una conferenza stampa..

L’ISRT chiede di modificare con un emendamento, la Legge regionale 38 del 2002 (Norme in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della resistenza e di promozione di una cultura di libertà, democrazia, pace e collaborazione tra i popoli).

In pratica, proprio per programmare e dare continuità all’attività che viene svolta dall’istituto viene richiesto che gli stanziamenti vengano assegnati su base triennale e non più annuale. In pratica si parla di un finanziamento annuale di circa 450 mila euro per tutta la rete toscana (nove istituti) da moltiplicare per tre anni.

“L’attività svolta dall’Istituto è davvero rilevante e decisamente preziosa in una fase storica in cui le certezze che fondano la nostra democrazia vengono messe in discussione con grande superficialità e incompetenza – mette in evidenza Vannino Chiti – La consapevolezza della verità storica, ricercata e restituita attraverso i documenti, è fondamentale per condividere i valori fondanti della democrazia e della Costituzione e rafforzare la coesione sociale”.

L’attività dell’Istituto è intensa. Si occupa della ricerca, della cura degli archivi e della biblioteca. Ma è corposa anche l’attività che viene svolta nelle scuole e per la formazione, attività che sono rivolte sia ai docenti, che agli studenti, sia ai cittadini che alle associazioni.

Nel 2023 sono state accolte oltre 300 persone in archivio e più di 600 biblioteca.

A questo appello pubblico, ha fatto seguito la polemica sollevata dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia. “Il costo degli associati e dei dipendenti è cresciuto costantemente di anno in anno, da 110 mila euro nel 2020 a 147 mila euro del 2023: così si evince dalla pagina Amministrazione trasparente dell’Istituto, dove però non sono indicate le spese e dove vengono impiegate le risorse”. “Prima di fare appelli alle istituzioni per richiedere ulteriori fondi, si guardi all'incremento delle spese e dei compensi”.

Un’unica precisazione: Chiti nel suo appello aveva chiesto di rimodulare i finanziamenti attuali, sollecitando una modifica della legge regionale 38 del 2002: anziché 450mila euro l’anno per tre anni, un milione e 350mila in una sola tranche per permettere di programmare al meglio le attività dell’ente. Non aveva chiesto nuove risorse.
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