Presiedere una Asd, chi ce lo fa fare?
03-10-2023 11:43 - Opinioni
di Piero Benassai
“La Repubblica italiana riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme». Dal 20 settembre questa frase è stata inserita nella Costituzione italiana con il voto unanime di tutti i partiti. Allora la cosiddetta Riforma dello sport entrata in vigore il 1 luglio è incostituzionale? Perché sicuramente non punta questo obiettivo. Da una parte si riconosce il “valore educativo e sociale” dell'attività sportiva e dall'altro si equipara lo sport professionistico a quello dilettantistico “senza fine di lucro”. Regole uguali per realtà diverse sono antidemocratiche. Improvvisamente il 1 luglio 2023 i presidente delle ASD senza fine di lucro, ovvero quelle che al massimo possono fatturare 400 mila euro all'anno e che quindi non possono elargire lauti stipendi e che rappresentato circa il 95% delle associazioni sportive che garantiscono ai ragazzi ed alle ragazze dai 5 ai 18 anni di fare sport, sono diventati “datori di lavoro” con tutte le responsabilità economiche, fiscali e penali che ne conseguono. Chi fa il presidente di una società di calcio professionistica ha scelto di fare il “padrone”.
Le migliaia di dirigenti e presidenti delle ASD senza fine di lucro volevano solo fare volontariato. Ma chi ha scritto la riforma sapeva ben poco di come funziona lo sport di base. Tanto è vero che per correggere questa cosiddetta Riforma ci sono voluti, finora, sei decreti correttivi e la giostra non è finita. Sembra che Babbo Natale ci porterà il settimo poi dovremo attendere le circolari interpretative dell'Agenzia delle entrate e dell'Inps. Aumentano i costi ed aumenta tutta la burocrazia. Allenatori, istruttori sono diventati “lavoratori” e quindi bisogna chiedere al casellario giudiziario il certificato antipedofilia. Giusto, ma va chiesto anche per quei giocatori e giocatrici che si allenano con giocatori under. In molti campionati la presenza di giocatori minorenni è addirittura obbligatoria. Se l'allenatore è un volontario allora questo certificato non è obbligatorio. Chi si occupa della segreteria che vuol dire non solo riscuotere le quote, ma anche organizzare i calendari dei singoli campionati, tenere i rapporti con le federazioni, reperire ogni settimana gli arbitri per le partite delle squadre giovanili, eccetera eccetera non sono considerati “lavoratori sportivi” e quindi seppure godano delle stesse esenzioni l'iscrizione all'inps, all'ufficio del lavoro devono essere fatti tramite i normali canali, ovvero occorre un consulente del lavoro che poi dovrà fargli anche la busta paga.
Stipendio? Basta superare i 150 euro mensili per entrare in questo ginepraio. Non dimentichiamo poi che molti impianti sportivi restano aperti perché gestiti dalle associazioni sportive perché i comuni non hanno i soldi per farlo. Siamo sicuri che tante associazioni sportive continueranno ad esistere? Nel basket femminile tra A1 e A2 quest'anno sono scomparse ben 4 società. La domanda nella testa di molti volontari sorge spontanea: ma chi me lo fa fare?