No keu: "sul raddoppio ferroviario mistificano la realtà"
08-11-2024 18:09 - Politica
Se l’idea che passa è che dobbiamo fermarci per non dare fastidio, rimaniamo fermi al 1850. Fa strano, vero?
La frase l’ha pronunciata il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani durante l’intervento che ha fatto all’assemblea chiesta dal Comitato Per un altro raddoppio e svoltasi martedì 5 novembre al circolo Arci Fontanella. Un intervento che invitiamo tutti e tutta a riascoltare. Fa strano.
Perché l’idea che si vuole far passare è che una banda di trogloditi sta ostacolando un’opera strategica per la Toscana, «un’opera da cui dipende uno sviluppo sostenibile tra Firenze e Siena». Una banda di trogloditi a cui «certo, si capisce, vengono richiesti dei sacrifici», ma solo in favore di un «interesse generale» imprescindibile.
Ecco, l’opera strategica imprescindibile è il raddoppio e l’elettrificazione di 10 chilometri di ferrovia tra Empoli e Granaiolo alla modica cifra di 150 milioni di euro (soldi di tutti e tutte eh) per un risparmio di circa 7 minuti di percorrenza. In attesa che gli altri 15 chilometri tra Poggibonsi e Siena, anch’essi a binario unico, vengano raddoppiati. Ma su questo si continua a ragionare «in prospettiva». Si continua a vendere questo progetto come il collegamento diretto Firenze-Siena che prima mancava. Si dice deliberatamente una bugia: questo raddoppio NON consentirà un collegamento diretto Firenze-Siena. Una bugia colossale ma ripetuta senza vergogna. Una mistificazione netta della realtà.
La stessa opera strategica e imprescindibile è stata commissariata, bypassando in questo modo tutta una serie di controlli e verifiche. E il progetto presentato da RFI è stato redatto, per loro stessa ammissione, osservando le mappe satellitari. Senza nessun sopralluogo preliminare e senza contemplare alcuna opera di mitigazione per il rischio idrogeologico, a fronte di un intervento che prevede la cancellazione di 11 passaggi a livello, l’innalzamento di mura alte 4 metri e la cementificazione sostenuta per riuscire a collegare frazioni letteralmente tagliate in due.
Ed è solo grazie a quella banda di trogloditi che i territori li abita, li conosce e li cura che oggi - con le immagini dell’Emilia Romagna e del Sud-Est della Spagna ancora negli occhi - siamo a parlare di opere di mitigazione del rischio. Opere di mitigazione, badate bene, che sono comunque una violenza. Perché quello che anche l’Assemblea permanente No Keu, a fianco del Comitato per un altro raddoppio, ha chiesto fin dall’inizio è stato la revisione del progetto e lo spostamento del tracciato ferroviario fuori dai centri abitati.
Appare grottesco anche il fregio che il presidente si fa della collaborazione con i terriitori. Pochissime sono state le richieste fatte dai cittadini e che possono dirsi accolte. Richieste che andavano tutte nella direzione di opere di messa in sicurezza rispetto al rischio idrogeologico dell'area. A quale equilibrio ci si riferisce dunque? La ferita l’hanno aperta le amministrazioni locale e regionale, sposando un progetto «brutto» e dannoso che non porterà il minimo vantaggio per la collettività. E l’impegno a seguire passo dopo passo l’esecutività del progetto non è che il minimo che un’autorità pubblica è chiamata a fare. Il minimo, perché il resto - a partire dal sostenere le comunità e i territori nelle loro richieste - non ha saputo e voluto farlo.
Ma questo non ce lo aspettiamo nemmeno più. Almeno dai tempi del Keu. Perché pochi chilometri a valle ci sono ancora 8mila tonnellate di materiali cancerogeni coperti da teloni in pvc. Già, nonostante le inondazioni in Valdelsa delle ultime settimane e le «4 allerte meteo in 40 giorni», ancora stiamo messi così.
E volete sapere cosa ha risposto - a domanda esplicita a margine dell’incontro di ieri - sulla bonifica, il presidente Giani? Che tocca a Arpat e DDA di Firenze dire se e quando bonificare e poichè le falde, ad oggi, non sono inquinate, non c'è bisogno di bonificare. Un cortocircuito logico perchè il presidente ci sta dicendo: bonificheremo solo se e quando sarà già troppo tardi. Un insulto alle nostre intelligenze, un ennesimo gioco delle parti sulla pelle delle persone.
Fonte: Ufficio stampa
La frase l’ha pronunciata il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani durante l’intervento che ha fatto all’assemblea chiesta dal Comitato Per un altro raddoppio e svoltasi martedì 5 novembre al circolo Arci Fontanella. Un intervento che invitiamo tutti e tutta a riascoltare. Fa strano.
Perché l’idea che si vuole far passare è che una banda di trogloditi sta ostacolando un’opera strategica per la Toscana, «un’opera da cui dipende uno sviluppo sostenibile tra Firenze e Siena». Una banda di trogloditi a cui «certo, si capisce, vengono richiesti dei sacrifici», ma solo in favore di un «interesse generale» imprescindibile.
Ecco, l’opera strategica imprescindibile è il raddoppio e l’elettrificazione di 10 chilometri di ferrovia tra Empoli e Granaiolo alla modica cifra di 150 milioni di euro (soldi di tutti e tutte eh) per un risparmio di circa 7 minuti di percorrenza. In attesa che gli altri 15 chilometri tra Poggibonsi e Siena, anch’essi a binario unico, vengano raddoppiati. Ma su questo si continua a ragionare «in prospettiva». Si continua a vendere questo progetto come il collegamento diretto Firenze-Siena che prima mancava. Si dice deliberatamente una bugia: questo raddoppio NON consentirà un collegamento diretto Firenze-Siena. Una bugia colossale ma ripetuta senza vergogna. Una mistificazione netta della realtà.
La stessa opera strategica e imprescindibile è stata commissariata, bypassando in questo modo tutta una serie di controlli e verifiche. E il progetto presentato da RFI è stato redatto, per loro stessa ammissione, osservando le mappe satellitari. Senza nessun sopralluogo preliminare e senza contemplare alcuna opera di mitigazione per il rischio idrogeologico, a fronte di un intervento che prevede la cancellazione di 11 passaggi a livello, l’innalzamento di mura alte 4 metri e la cementificazione sostenuta per riuscire a collegare frazioni letteralmente tagliate in due.
Ed è solo grazie a quella banda di trogloditi che i territori li abita, li conosce e li cura che oggi - con le immagini dell’Emilia Romagna e del Sud-Est della Spagna ancora negli occhi - siamo a parlare di opere di mitigazione del rischio. Opere di mitigazione, badate bene, che sono comunque una violenza. Perché quello che anche l’Assemblea permanente No Keu, a fianco del Comitato per un altro raddoppio, ha chiesto fin dall’inizio è stato la revisione del progetto e lo spostamento del tracciato ferroviario fuori dai centri abitati.
Appare grottesco anche il fregio che il presidente si fa della collaborazione con i terriitori. Pochissime sono state le richieste fatte dai cittadini e che possono dirsi accolte. Richieste che andavano tutte nella direzione di opere di messa in sicurezza rispetto al rischio idrogeologico dell'area. A quale equilibrio ci si riferisce dunque? La ferita l’hanno aperta le amministrazioni locale e regionale, sposando un progetto «brutto» e dannoso che non porterà il minimo vantaggio per la collettività. E l’impegno a seguire passo dopo passo l’esecutività del progetto non è che il minimo che un’autorità pubblica è chiamata a fare. Il minimo, perché il resto - a partire dal sostenere le comunità e i territori nelle loro richieste - non ha saputo e voluto farlo.
Ma questo non ce lo aspettiamo nemmeno più. Almeno dai tempi del Keu. Perché pochi chilometri a valle ci sono ancora 8mila tonnellate di materiali cancerogeni coperti da teloni in pvc. Già, nonostante le inondazioni in Valdelsa delle ultime settimane e le «4 allerte meteo in 40 giorni», ancora stiamo messi così.
E volete sapere cosa ha risposto - a domanda esplicita a margine dell’incontro di ieri - sulla bonifica, il presidente Giani? Che tocca a Arpat e DDA di Firenze dire se e quando bonificare e poichè le falde, ad oggi, non sono inquinate, non c'è bisogno di bonificare. Un cortocircuito logico perchè il presidente ci sta dicendo: bonificheremo solo se e quando sarà già troppo tardi. Un insulto alle nostre intelligenze, un ennesimo gioco delle parti sulla pelle delle persone.
Noi non ci fermiamo certo adesso: andremo avanti con le immagini di Valencia negli occhi, con la certezza che il cambiamento climatico non è cosa astratta e con la consapevolezza della conoscenza e dei nostri territori che per noi sono case, strade e relazioni e non bacini di estrazione di voti, occasioni di carriere o canovacci di retoriche politiche
Comitato no keu
Fonte: Ufficio stampa