Alluvione, Marco Cardone (Tpe): ora serve una visione a lungo termine
05-04-2025 15:33 -
di Emilio Chiorazzo
"Tre alluvioni in cinque anni": con questo titolo Trasparenza per Empoli e altri Comitati del territorio, hanno svolto una serie di incontri con i cittadini per un confronto sugli ultimi eventi e soprattutto su cosa prospetta il futuro, in conseguenza alle decisioni urbanistiche delle amministrazioni locali. Gli incontri "di comunità" si sono tenuti a Sovigliana, a Ponzano, a Sant’Andrea e a Marcignana, aree interessate dagli ultimi eventi meteo e che sono interessate anche dal Piano strutturale intercomunale che è stato al centro della discussione in chiave futura.
Agli intervenuti nelle tre serate – molti e motivati – sono state mostrate cartografie, più o meno recenti, che raccontano le alluvioni passate e quali rischi futuri si possono immaginare mettendo in pratica le scelte urbanistiche attuali dei Comuni interessati.
I Comitati che hanno dato la loro adesione, oltre a Tpe, sono “Per un altro raddoppio Empoli Granaiolo”, Assemblea permanente No Keu, Salviamo la Collina dal cemento, Spicchio meno cemento più verde, Le mamme di News a tutto Gas, Stop5G EmpoliValdelsa, Comitato Stadio sì ma non così, Marcignana non si piega e Comitato IV Novembre: tutti movimenti cittadini nati per contrastare, soprattutto sul piano delle conseguenze ambientali, le decisioni dei nostri amministratori.
Su quanto emerso dai quattro incontri, facciamo il punto con Marco Cardone di Trasparenza per Empoli. «Gli incontri sono andati molto bene. Abbiamo riscontrato un grande interesse da parte della cittadinanza, soprattutto una forte voglia di partecipazione. Le persone sono molto consapevoli dei problemi che affrontano, molte hanno vissuto direttamente le difficoltà legate alle alluvioni. La partecipazione è stata significativa, anche in zone che sono state particolarmente colpite come Ponzano e Marcignana. Questo ci ha permesso di raccogliere informazioni utili e di fare chiarezza su vari aspetti legati alla situazione. Un elemento importante è stata la possibilità di far emergere anche delle memorie storiche da parte dei cittadini, che ci hanno aiutato a ricostruire meglio il quadro complessivo».
Le osservazioni e i racconti dei cittadini vi hanno dato qualche elemento o punto di vista di novità nella lettura dei rischi che corre il territorio? «Sì, ci sono stati dei punti che ci hanno permesso di affinare meglio la nostra comprensione della situazione. In particolare, su Ponzano abbiamo capito come l'acqua si diffondeva, a causa dei rii superficiali che ritornavano verso l'abitato. In altre zone c'erano preoccupazioni legate alla rottura dell'argine, ma anche su questi problemi abbiamo raccolto delle ipotesi che, seppur non completamente confermate, ci hanno aiutato a comprendere meglio la situazione. Un aspetto che ci preoccupa molto è la mancanza di dati precisi, come le cartografie aggiornate sulla rete fognaria e gli impianti. Questi strumenti sono fondamentali per capire davvero cosa sta succedendo».
Esiste, dunque, anche un tema legato alla gestione urbanistica del territorio. Come vedete l’evoluzione di questo aspetto? « Esattamente. L'urbanizzazione è un tema cruciale. Molti problemi legati alle alluvioni sono il risultato di una cattiva pianificazione urbanistica, che ha ignorato la morfologia del territorio. L'espansione edilizia in certe zone non solo ha aggravato la situazione, ma ha anche aumentato il rischio in caso di fenomeni climatici estremi. Nel piano strutturale intercomunale, ci sono previsioni di nuove costruzioni in aree a rischio, come quella di via Piovola, che è una delle più problematiche. La Regione aveva suggerito di ridurre l’edificazione, ma i comuni hanno deciso di mantenere invariato il piano, con una semplice riduzione dei metri quadrati. Questa è una strategia che non risolve davvero i problemi, ma li sposta, cercando di aggirare le normative».
Adesso dovrete mettere in pratica le idee e i suggerimenti raccolti: come pensate di muovervi per far valere le vostre istanze? «Abbiamo intenzione di continuare a sensibilizzare e informare la cittadinanza, organizzando altri eventi, magari con la partecipazione di esperti più noti a livello nazionale, per dare maggiore visibilità alla questione. L’obiettivo è quello di far capire a tutti l’importanza di una gestione più responsabile del territorio, ma anche di far sentire la nostra voce per spingere le amministrazioni a cambiare approccio. Per esempio, il tema della gestione del rischio alluvioni dovrebbe essere affrontato in maniera seria e non solo attraverso interventi visibili, ma poco efficaci. La sfida principale è trovare soluzioni che siano davvero utili nel lungo periodo, senza farsi condizionare da logiche politiche a breve termine».
A proposito di interventi, se domani vi chiamassero a un tavolo con i tecnici del Comune di Empoli per discutere le priorità urgenti per prevenire le alluvioni, cosa chiedereste? «La cosa più importante è avere un quadro aggiornato dei rischi e delle infrastrutture, basato su dati precisi. Dobbiamo capire come sono stati aggiornati gli strumenti che utilizzano i tecnici per la valutazione del rischio. Le memorie storiche delle persone che hanno vissuto le alluvioni passate devono essere prese in considerazione, perché spesso ci dicono cose che le carte tecniche non riportano. È fondamentale partire da una diagnosi onesta della situazione, riconoscendo che ci sono limitazioni economiche e risorse finite. Solo così possiamo capire cosa è veramente urgente e come affrontare il problema senza fare il passo più lungo della gamba».
Pensate dunque che sia necessario un cambio di approccio a livello di pianificazione e gestione del territorio? «Assolutamente sì. Bisogna andare oltre le soluzioni temporanee e superficiali. È importante fare un lavoro serio e mirato, che prenda in considerazione tutte le problematiche, anche quelle legate agli impatti dei cambiamenti climatici, che sono ormai evidenti. Se non si affronta il problema in modo globale, con una visione a lungo termine, rischiamo di continuare a fare interventi che risolvono il problema per poco tempo, senza incidere veramente sulla sicurezza del territorio».