Multiutility, il Pd rifletta partendo dalla gestione attuale
19-09-2023 09:44 - Opinioni
di Dusca Bartoli
La cosa che mi sorprende di più, nelle prese di posizione perentorie di coloro che vogliono portare in borsa la gestione dell'acqua, è la facilità con cui non si sentono in dovere di fare un bilancio della gestione attuale del Servizio Idrico Integrato, mista pubblico privato, che fino all'anno scorso magnificavano come la migliore possibile.
Suggerirei di partire da qui per la riflessione annunciata ieri sull'argomento. Lo stop è un risultato importante delle mobilitazioni in corso ma perché non sia un bluff si devono affrontare i nodi di fondo e procedere con atti concreti. Perché la decisione in una materia come questa non è “tecnica”, ma squisitamente politica. Non esiste il “sistema migliore” in assoluto che deriva da una analisi asettica esiste il sistema migliore per gli obiettivi che vuoi perseguire e la visione c he li ispira.
Le argomentazioni che oltre venti anni fa venivano addotte per convincerci che quello col privato dentro era il sistema migliore di tutti per gestire l'acqua, assomigliano pericolosamente a quelle che utilizzano ora per sostenere lo sbarco in borsa: è il modo migliore per reperire capitali (come se il privato portasse soldi in beneficenza), se non facciamo questo arrivano società estranee al territorio e si pigliano i nostri acquedotti e così via. Ora son passati oltre venti anni, con gli stessi argomenti e con la stessa sicurezza che non ammette obiezioni, ci propongono di cambiare modello, ma si guardano bene da fare un bilancio dei risultati ottenuti e dell'esperienza fatta col precedente. Se non in maniera sommaria e sprezzante come fa Falorni nel suo post.
Eppure, tanti, come noi, sostengono da tempo che già quel modello non andava bene, mentre loro continuavano a glorificarne la bontà prorogando di anno in anno la durata della concessione. E gli italiani a stragrande maggioranza ed anche gli empolesi (oltre 24000, il 96% dei votanti con oltre il 70 % di partecipazione un numero di consensi reali mai raccolto intorno a nessun'altra proposta) avevano detto nel 2011 che sull'acqua non si deve fare profitto e che la gestione dell'acqua deve essere pubblica.
Anche questo mi parrebbe un buon paletto di cui tener conto per le decisioni da prendere.
Il bilancio sintetico è che abbiamo le tariffe più alte d'Italia e non abbiamo certo il servizio migliore. Nelle prime 10 province d'Italia con le tariffe dell'acqua più alte, ci sono 9 province toscane su 10 e l'unica che ha tariffe più basse è Lucca gestita da Gaia, che -guarda caso - è pubblica.E guardate che tra le tariffe che paghiamo noi e quelle che pagano, per es., a Milano non è che ci corre qualche euro: si passa da una spesa annua per la famiglia tipo di 834 euro per noi a una di 183 euro a Milano, gestione completamente pubblica.
Ma magari abbiamo un sistema migliore a fronte di una spesa tra le più alte d'Italia? Come diceva ieri tranquillamente Falorni, purtroppo no. Le perdite della rete sono ancora tra le più alte, sfiorando il 40% dell'acqua immessa. La quota di depurazione dei reflui non brillava certo se ancora pochi anni fa ben tre comuni dell'empolese-valdelsa erano in infrazione delle norme europee per insufficiente quota di depurazione reflui.
E dal punto di vista economico? Sapete dirci quante risorse sono state distratte da questo territorio attraverso la remunerazione del capitale privato presente in azienda? E quanto ci costerà la liquidazione finale del socio privato? Alla fine, quanto davvero ha portato il privato e quanto si è preso? Ce lo dovreste dire, io credo, in maniera semplice e trasparente prima di guidarci con tanta sicumera verso un altro scenario dove ancora il profitto la farà da padrone.
Perché il punto sta tutto qui ed è quello che i cittadini avevano detto con chiarezza: il profitto non può essere il principio che guida la gestione dei servizi essenziali. Non ha funzionato con la presenza di un privato di tipo “industriale”, che almeno poteva portare una qualche conoscenza del settore, come potrà funzionare con la finanza?Infatti,i capitali reperiti in borsa arrivano solo se la remunerazione dell'investimento è adeguata e lo è nel breve periodo, altrimenti semplicemente il fondo di investimento compra altro.Perché l'unico scopo dei fondi di investimento è, com'è logico, la remunerazione a breve del capitale investito. E l'azienda, se vuole sopravvivere, quello deve garantire. Ed a quello, quindi, saranno subordinati investimenti nel servizio, politiche del personale, politiche ambientali, ecc. Ci sono addirittura esempi di indebitamento per garantire la distribuzione di utili agli azionisti.
Si chiama finanziarizzazione ed ha probabilmente anche lo scopo di rimpinguare le casse dei comuni, ma con un sistema che definirei odioso: lucrando su beni essenziali e non distribuendo i pesi a seconda delle possibilità dei cittadini.
È evidente poi che il controllo dei consigli comunali sulle politiche aziendali, in questa logica, non ci può proprio essere: a parte le difficoltà materiali, nessun investitore metterebbe i suoi soldi in qualcosa soggetto ai mutamenti della politica. L'intervista di Irace è la dimostrazione papale di chi comanderà e anche la risposta negativa di Alia ai consiglieri di Firenze. I cittadini non avranno alcun strumento di intervento, neppure indiretto sulla gestione di beni essenziali. Alla faccia della democrazia.
Suggerirei di partire da qui per la riflessione annunciata ieri sull'argomento. Lo stop è un risultato importante delle mobilitazioni in corso ma perché non sia un bluff si devono affrontare i nodi di fondo e procedere con atti concreti. Perché la decisione in una materia come questa non è “tecnica”, ma squisitamente politica. Non esiste il “sistema migliore” in assoluto che deriva da una analisi asettica esiste il sistema migliore per gli obiettivi che vuoi perseguire e la visione c he li ispira.
Le argomentazioni che oltre venti anni fa venivano addotte per convincerci che quello col privato dentro era il sistema migliore di tutti per gestire l'acqua, assomigliano pericolosamente a quelle che utilizzano ora per sostenere lo sbarco in borsa: è il modo migliore per reperire capitali (come se il privato portasse soldi in beneficenza), se non facciamo questo arrivano società estranee al territorio e si pigliano i nostri acquedotti e così via. Ora son passati oltre venti anni, con gli stessi argomenti e con la stessa sicurezza che non ammette obiezioni, ci propongono di cambiare modello, ma si guardano bene da fare un bilancio dei risultati ottenuti e dell'esperienza fatta col precedente. Se non in maniera sommaria e sprezzante come fa Falorni nel suo post.
Eppure, tanti, come noi, sostengono da tempo che già quel modello non andava bene, mentre loro continuavano a glorificarne la bontà prorogando di anno in anno la durata della concessione. E gli italiani a stragrande maggioranza ed anche gli empolesi (oltre 24000, il 96% dei votanti con oltre il 70 % di partecipazione un numero di consensi reali mai raccolto intorno a nessun'altra proposta) avevano detto nel 2011 che sull'acqua non si deve fare profitto e che la gestione dell'acqua deve essere pubblica.
Anche questo mi parrebbe un buon paletto di cui tener conto per le decisioni da prendere.
Il bilancio sintetico è che abbiamo le tariffe più alte d'Italia e non abbiamo certo il servizio migliore. Nelle prime 10 province d'Italia con le tariffe dell'acqua più alte, ci sono 9 province toscane su 10 e l'unica che ha tariffe più basse è Lucca gestita da Gaia, che -guarda caso - è pubblica.E guardate che tra le tariffe che paghiamo noi e quelle che pagano, per es., a Milano non è che ci corre qualche euro: si passa da una spesa annua per la famiglia tipo di 834 euro per noi a una di 183 euro a Milano, gestione completamente pubblica.
Ma magari abbiamo un sistema migliore a fronte di una spesa tra le più alte d'Italia? Come diceva ieri tranquillamente Falorni, purtroppo no. Le perdite della rete sono ancora tra le più alte, sfiorando il 40% dell'acqua immessa. La quota di depurazione dei reflui non brillava certo se ancora pochi anni fa ben tre comuni dell'empolese-valdelsa erano in infrazione delle norme europee per insufficiente quota di depurazione reflui.
E dal punto di vista economico? Sapete dirci quante risorse sono state distratte da questo territorio attraverso la remunerazione del capitale privato presente in azienda? E quanto ci costerà la liquidazione finale del socio privato? Alla fine, quanto davvero ha portato il privato e quanto si è preso? Ce lo dovreste dire, io credo, in maniera semplice e trasparente prima di guidarci con tanta sicumera verso un altro scenario dove ancora il profitto la farà da padrone.
Perché il punto sta tutto qui ed è quello che i cittadini avevano detto con chiarezza: il profitto non può essere il principio che guida la gestione dei servizi essenziali. Non ha funzionato con la presenza di un privato di tipo “industriale”, che almeno poteva portare una qualche conoscenza del settore, come potrà funzionare con la finanza?Infatti,i capitali reperiti in borsa arrivano solo se la remunerazione dell'investimento è adeguata e lo è nel breve periodo, altrimenti semplicemente il fondo di investimento compra altro.Perché l'unico scopo dei fondi di investimento è, com'è logico, la remunerazione a breve del capitale investito. E l'azienda, se vuole sopravvivere, quello deve garantire. Ed a quello, quindi, saranno subordinati investimenti nel servizio, politiche del personale, politiche ambientali, ecc. Ci sono addirittura esempi di indebitamento per garantire la distribuzione di utili agli azionisti.
Si chiama finanziarizzazione ed ha probabilmente anche lo scopo di rimpinguare le casse dei comuni, ma con un sistema che definirei odioso: lucrando su beni essenziali e non distribuendo i pesi a seconda delle possibilità dei cittadini.
È evidente poi che il controllo dei consigli comunali sulle politiche aziendali, in questa logica, non ci può proprio essere: a parte le difficoltà materiali, nessun investitore metterebbe i suoi soldi in qualcosa soggetto ai mutamenti della politica. L'intervista di Irace è la dimostrazione papale di chi comanderà e anche la risposta negativa di Alia ai consiglieri di Firenze. I cittadini non avranno alcun strumento di intervento, neppure indiretto sulla gestione di beni essenziali. Alla faccia della democrazia.
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