Multiutility, hanno già deciso
26-09-2024 11:28 - Opinioni
di Piero Bartalucci
Alia è un gigante che dimostra di avere una grande forza, oppure nell’ultima assemblea è andata in scena la solita politica del rinvio a quando, dopo il superamento dell’ostacolo delle elezioni regionali del prossimo anno, tutto potrebbe ritornare a “come s’era detto di fare.”?
Legittimo domandarselo dal momento che sull’argomento quotazione, nonostante le numerose prese di posizione, pro e contro, durante tutta l’estate, non c’è stato alcun pronunciamento definitivo da parte dei diretti interessati. Anzi, al contrario, qualcuno potrebbe ritenerla ancora una forma di diversificazione del rischio e dunque riproponibile, non ravvedendo particolari controindicazioni a partire dai costi della transizione, diversamente a carico solo degli utenti.
Ma al di là dei tecnicismi, comodi paraventi per forzare i passaggi delle procedure, il tema è politico. L'operazione della multiutility, di chiara impronta “fiorentino-pratese”, è stata discussa di corsa dai consigli comunali, tant’è che ora ci sono già diverse domande che esigono risposte, oltre ai ritardi accumulati per la prima fase di fusione in Alia delle altre partecipate. Addirittura, dopo 20 mesi dalla sua nascita, la società non sa come finanziarsi ed è costretta a chiedere 900 milioni alle banche, probabilmente rinegoziando finanziamenti in corso.
Risulta evidente che il progetto non è stato oggetto di discussione estesa dai territori, come doveva. Ad esempio, qui da noi, se era per l’amministrazione empolese, si sarebbe dovuti andare l’individuazione di un sito per la realizzazione di un impianto di gassificazione a servizio di tutta la Toscana, prima ancora dell’operatività della nuova società, scatenando, ovviamente, la reazione decisa della popolazione. Quindi finora abbiamo avuto solo improvvisazione e mancanza di trasparenza.
Ma ciò che colpisce di più è l’incapacità a comprendere le nuove esigenze, che da quando le multiutility italiane sono state formate più di vent’anni fa, e tutte quotate in borsa, potremmo aver maturata l’esigenza di affermare nuove politiche orientate agli utenti e alla loro partecipazione nella gestione. Questa è una direzione che non è stata esaminata. Forse sarebbe stato corretto muoversi in tale direzione, restituendo valore agli utenti, proteggendo ulteriormente i più deboli e trovando nuove forme di coinvolgimento, obiettivi che non solo la quotazione in borsa non faciliterebbe, ma neanche il ricomprendere, nel perimetro dell’operazione il servizio idrico.
Evidentemente si è talmente “affezionati” al modello proposto, al punto di rischiare una cesura tra i territori, tra società pubbliche e miste pubblico-private, ben sapendo che le prime, a differenza di altre forme di gestione, possono utilizzare gli utili per sostenere le famiglie a basso reddito, ridurre le tariffe per le utenze più deboli e finanziare investimenti senza gravare sulle tariffe. Queste misure permetterebbero di contenere i costi del servizio e di renderlo più efficiente.
Parlare di “restituire valore agli utenti” significa proprio restituire parte delle tariffe pagate sotto forma di opere, servizi e sostegno alle politiche sociali. Peccato però che il Pd abbia già deciso, che per queste politiche il tempo è ormai scaduto. Vedremo a primavera quanto male ci siamo fatti.