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Migrazioni, serve un patto tra politica, imprese, scuola e associazioni per gestire un fenomeno in crescita

26-09-2023 14:18 - Opinioni
di Franco Pescali
Concludiamo gli articoli sulla sicurezza percepita parlando oggi di migrazioni.

Purtroppo, oramai nel nostro paeseil tema dei migranti e delle migrazioni è associato al tema della sicurezza, intesa solamente come security.

Come sistema paese e come continente Europeo, ci siamo trovati impreparati davanti ai grandi cambiamenti geopolitici degli ultimi anni; l'Italia è passata, da essere un paese di emigranti adessere un paese di immigrati.

Si stima che tra il 1865 e il 1985 siano emigrati almeno trenta milioni di nostri concittadini verso l'Europa, l'America del nord e del sud.

La maggior parte di loro lasciò l'Italia nel periodo chiamato della grande emigrazione (1876-1915) acausa delle mancate attenzioni della politica per il mezzogiorno d'Italia, soprattutto nei riguardi dei lavoratori rurali che allora erano la maggioranza.

L'emigrazione fu interrotta dallaPrima guerra mondiale e successivamente dalla dittatura fascista, perché“l'impero aveva bisogno di braccia”. Se si esclude il “fuoriuscitismo”, cioè tutte quelle personeche perseguitate dal fascismo furono costrette a causa delle violenze politiche o razziali a lasciare l'Italia per trasferirsi all'estero, il fascismo cercò in tutti i modi di ostacolare sia l'emigrazione interna che esterna.

Ci furono emigrazioni interne “autorizzate”soprattutto verso le nuove città come Latina, Aprilia, Sabaudia, Pomezia, città createin luoghi dove era stata messa in atto una grande opera di bonifica dell'Agro Pontino, cominciata nel periodo liberale e conclusa durante il fascismo.

In queste nuove città molte famiglie venete, friulane, vennero incentivate a crearsi una nuova vita, così come dopo la conquista della Libia, molti italiani accettarono di trasferirsi sul suolo nordafricano.

Con la fine del secondo conflitto mondiale ripresero nel nostro paese le migrazioni sia interne verso il nord d'Italia, cheesterne verso i paesi Europei come la Francia e il Belgio.

Negli anni 90' con la caduta del muro di Berlino e con i nuovi equilibri geopolitici il nostro paese cominciò a conoscerel'immigrazione.

Secondo le proiezioni di più istituti di ricerca demografica, l'unico continente che è destinato a crescere nei prossimi anni come numero di abitanti sarà il continente Africano.

La Nigeria che oggi conta circa 213 milioni di abitanti (dati O.N.U.) nel 2050 si stima ne avrà 450 milioni; un solo stato che avrà lo stesso numero di abitanti di tutta l'Unione Europea.

In più oggi l'Africa è il paese che esprime la popolazione più giovane nel mondo; mentre in tutti i paesi con esclusione dell'India, si registra un invecchiamento della società, il continente Africano pullula di giovani.

Secondo un recente sondaggio delle Nazioni Unite, in Europa la popolazione sotto i 25 anni si attesta su un valore del 25%, nel mondo Asiatico sul 40% mentre in Africa siamo sul 60%, con tendenza a crescere.

Quindi nei prossimi anni ci dobbiamo aspettare grossi movimenti migratori da quei territori, verso l'Europa considerando che molti paesi africanisono francofoni.

Se queste proiezioni sono attendibili, è molto probabile che anche nella nostra città nei prossimi anni cambierà la composizione della popolazione straniera, oggi per quasi il cinquanta per cento composta da popolazione dell'est asiatico.

La popolazione straniera presente a Empoli è di circa il 16% della popolazione totale, pari a 7779 cittadini stranieri (dato del 2022)

La comunità più presente nei nostri territori è la comunità proveniente dalla Repubblica Popolare Cinese, che rappresenta da sola circa il 36% degli stranieri, seguita dalla comunità filippina che rappresenta circa il 10%.

Seguono poi la comunità albanese erumena con valori che si avvicinano al 20%.

Queste comunità presenti da molti anni nei nostri territori sono ben inserite nel tessuto sociale.Infatti, la percentuale di genere tra maschi e femmine è ben bilanciata, ci sono nuclei famigliari solidi e stabili, le generazioni più giovanisono ben inserite nei percorsi scolastici.

Seguono poi la comunità georgiana con una spiccata presenza femminile, impegnata soprattutto nelle professioni caregiver, ed infine seguono altre comunità per un totale del 30% di cittadini Marocchini, Senegalesi, Pakistani.

Purtroppo, la politica fino ad oggi ha trattato il tema delle migrazioni in modo ideologico e fazioso. I centri di permanenza per i rimpatri (CPR) oggi motivo di scontro tra la sinistra e la destra furono previsti dalla legge Minniti-Orlando nel 2017 e per la prima volta furono istituiti nel 1998 dalla Legge Turco-Napolitano con i centri di permanenza temporanei, chiamati CPT denominati poi centri di identificazione nel 2002 con la legge Bossi-Fini.

Come si può notare dai nomi dei proponenti delle leggi, questi centri sono stati voluti e mantenuti sia dacoalizioni didestra che da coalizioni di sinistra.

Così come oggi i tanti criticati accordi con il governo tunisino per il contenimento delle migrazioni,non sono molto diversi dagli accordi stipulati dall'allora Ministro degli Interni Marco Minniti.

Ed infine, la destra che fino allo scorso mese di agosto, quando era ancora all'opposizione, urlava ai quattro venti contro le politiche migratorie del Governo allora in carica, invocando blocchi navali ed espulsioni di massa, dopo la vittoria elettorale ha dovuto cambiare registro.

Quindi nei prossimi anni, anche nei nostri territori andranno trovate soluzioni per gestire questi numeri che sono destinati a salire.

Servirà soprattutto un patto fra amministrazioni locali, sindacati,imprese, ma anche con il mondo del volontariato e della scuola per garantire processi reali di integrazione dei migranti.

La Germaniaha creato un sistema virtuoso che oltre alla prima accoglienza ai migranti è capace di dare loro un futuro, grazie ai corsi di tedesco, al riconoscimento di titoli o competenze, ai tanti corsiprofessionali utili per l'inserimento nel mondo del lavoro.

Ai migranti adulti che arrivano nei nostri territori, oltre a verificare le loro posizioni giuridiche e amministrative, dovremmo chiedere quali competenze avevano nei loro paesi, se erano diplomati, laureati, se erano medici o saldatori.

È necessario che imparino il prima possibile la nostra lingua per meglio integrarsi nella nostra comunità e se minorenni devono essere inseriti immediatamente in percorsi scolastici o formativi.

Oltre alla scuola, sarà determinante il ruolo dalle associazioni di volontariato dei nostri territori, favorendo l'inserimento dei migranti nelletante attività, di soccorso, protezione civile e assistenza, per dare loro uno spazio di prima socialità con la cittadinanza ed evitare che cadano in percorsi devianti o della microcriminalità.

La vera politica deve saper gestire questi fenomeni congiunturali enon ridursi ad essere la cassa di risonanza di paura e di incertezze.

Questa è la vera sfida che ci attende nel futuro.



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