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Migranti, ritroviamo lo spirito del 4 Luglio del 1979

02-10-2023 21:40 - Politica
di Franco Pescali
Il 3 ottobre 2013 morirono davanti a Lampedusa 368 migranti e solo dopo otto giorni altri 286 profughi entrarono a far parte di quella macabra contabilità. In totale in quel mese, morirono 654 persone, di cui diverse donne, ragazzi e bambini.

Da allora non è cambiato niente, la contabilità continua e se i naufragi che avvengono non sono spettacolari per la quantità delle vittime o non sono eventi che fanno notizia, come ad esempio numero di bambini morti o donne in stato di gravidanza, nessuno ne parla perché è solocontabilità giornaliera.

Dal 2013 al 2023 si stima che siano morti nel Mediterraneo 27.000 persone, con una media di 2700 persone all'anno, 225 persone al mese, 8 persone al giorno.

E sempre dall'anno 2013 in Europa sono stati costruiti oltre mille chilometri di muri, utilizzando le meglio tecnologie a disposizione, telecamere, droni, fossati e muri, fili spinati sempre più difficili da recidere e sempre più taglienti.

In questi dieci anni in Italia, si sono succeduti sette governi con colori e leader diversi ma nessun governo ha davvero voluto trovare una soluzionea questo evento epocale.

L'atteggiamento dei partiti fino ad oraè stato ideologico e settario sia per quanto riguarda le strategie di salvataggio, con i paventati blocchi navali, sia per quanto riguarda l'accoglienza e l'inserimento in percorsi di lavoro e di studio dei migranti nel nostro paese.

L'esempio più lampante del settarismo e della polemica fine a stessa è quella sui CPR.

I centri di permanenza per i rimpatri oggi motivo di scontro tra la sinistra e la destra furono previsti dalla legge Minniti-Orlando nel 2017 e per la prima volta furono istituiti nel 1998 dalla Legge Turco-Napolitano con i centri di permanenza temporanei, chiamati CPT denominati poi centri di identificazione nel 2002 con la legge Bossi-Fini.

Così come il recente accordo intrapreso tra il nostro Governo e quello Tunisino, ricalca grosso modo l'accordo firmato tra il Governo italiano e il Governo libicodall'allora Ministro degli Interni Marco Minniti

Eppure, non siamo stati sempre così.

La classe politica della prima Repubblica aveva una sensibilità diversa nei confronti dei migranti; nessun Ministro della prima Repubblica avrebbe mai definito, donne, uomini, bambini, carico residuale, così come ha fatto l'attuale Ministro dell'Interno parlando di un naviglio con sopra dei migranti.

Certo la biografia degli uomini della prima Repubblica pesava; molti di loro erano stati in carcere dove erano stati torturati, molti di loro erano fuoriusciti all'estero per sfuggire al fascismo, molti di loro avevano provato sulla loro pelle la pesantezza della burocrazia nel concedere visti, passaporti, molti di loro erano stati “migranti politici”.

Nell'estate del 1979 il nostro governo, grazie al contributo della Marina Militare Italiana vide il nostro naviglio salpare verso il mare asiatico salvando da morte sicura profughi vietnamiti di cui molti bambini.

Le navi-barcarole dei “boat people” vennero intercettate dalle nostre unità navali e grazie alle parole di alcuni sacerdoti vietnamiti presenti sulle unità della marina militare veniva lanciato loro questo messaggio. “Le navi vicine a voi sono della Marina Militare Italiana e sono venuti per aiutarvi. Se volete, potete imbarcarvi sulle navi italiane come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione, le navi vi porteranno in Italia, ma non possono portarvi in altre nazioni e non possono rimorchiare le vostre barche. Se non volete imbarcarvi sulle navi italiane potete ricevere subito cibo, acqua e infine assistenza e medici. Dite cosa volete fare e di che cosa avete bisogno.”

Il presidente della Repubblica di allora era Sandro Pertini, mentre il Presidente del Consiglio era l'Onorevole Giulio Andreotti. Il Ministro della Difesa era l'Onorevole Attilio Ruffini mentre gli artefici di tutta l'operazione furono il Sottosegretario agli Esteri Giuseppe Zamberletti insieme al Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio Giuseppe De Donno.

Ed è proprio Zamberletti che a margine di una cerimonia tenutasi a Montelupo Fiorentino in cui il Sindaco Paolo Masetti nel maggio del 2015 gli conferì la cittadinanza onoraria, ricordando quei momenti disse:

“Inizialmente i rifugiati raccolti dalla nostra Marina Militare dovevano sbarcare al porto di Taranto o Brindisi o in una base militare in Sardegna. Ma io pensai. Ma che modo è di dare il benvenuto a delle persone che hanno sofferto, mesi di deprivazione, portandole in una caserma! Chiesi al Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio De Donno se era possibile far sbarcare il nostro naviglio in un bel porto, in una bella città. Il giorno dopo il Capo di Stato Maggiore mi disse che dal punto di vista tecnico loro erano in grado di arrivare anche a Venezia. E così si decise. Perché vedete chi soffre, chi ha sofferto, non ha solo bisogno di pane e di acqua ma anche di calore umano, bellezza e cultura. La bellezza e la cultura ti fanno sentire bene e quale città se non Venezia aveva queste caratteristiche!

A Venezia, all'arrivo della nostra flotta della Marina Militare c'erano le più importanti, televisioni e testate giornalistiche di tutto il globo. Il governo italiano ricevette apprezzamenti da tutto il mondo.”

Questo era quello che faceva il nostro Paese, questa erano le nostre ideologie.

Oggi invece nell'odierna classe politica predomina o la negazione del problema o la criminalizzazione dei migranti; sono queste le parole d'ordine in cui destra e sinistra si stanno scontrando, senza arrivare a soluzioni utili per il paese e per i suoi cittadini ma soprattutto per i tanti migranti.

Il tema della migrazione, inoltre si interseca con quello della politica estera, altro argomento che l'agenda setting della nostra politica ha dimenticato o non conosce.

L'Africa, uno dei paesi più ricchi di materie prime è da qualche anno al centro di una guerra fra potenze. La presenza dei russi con Wagner, della Turchia con atteggiamenti sempre più decisi di potenza regionale, la silenziosa ma efficiente penetrazione cinese, sono temi che si legano al futuro dell'Africa e alle migrazioni.

Come sistema paese, come Europa, non possiamo permettere che la politica dei paesi africani venga gestita da organizzazioni di contractor, così come non possiamo permettere che intere popolazioni siano scacciate dai loro paesi per interessi legati agli sfruttamenti di materie prime o di metalli rari.

Inoltre, il cambiamento climatico oramai strutturale colpirà soprattutto il continente africano con possibili migrazioni “bibliche”.

Ed infine la demografia.

Se le previsioni di più enti internazionali sono corrette, il continente Africano è destinato ad un raddoppio della popolazione nel giro di pochi decenni, con una quantità di giovani che nessuna restrizione, nessun blocco navale potrà fermare

L'argomento migrazione è un argomento serio che dovrebbe prevedere una visione politica lunga e lungimirante, per aiutare sia esseri umani in cerca di un futuro migliore, sia i nostri cittadini che pagano sulla loro pelle, scelte sbagliate o ideologiche.

Serve uno sforzo congiunto, fra politica, mondo dell'impresa, sindacati ma soprattutto coinvolgendo il mondo del volontariato sia religioso che laico.

Non possiamo usare il volontariato come mero esecutore di servizi, ma coinvolgerlo in tutti i processi decisionali, in quanto attualmente con la fine dei partiti di massa sono le uniche organizzazioni che davvero conoscono i quotidiani problemi della nostra società, i bisogni delle persone.

Le soluzioni non sono semplici, ma se guardiamo alle buone cose che abbiamo fatto in passato, possiamo capire anche il presente e soprattutto programmare il futuro.

Basta avere l'umiltà!
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