Masi: Campus autismo improntato alla reclusione più che all’inclusione
10-04-2024 10:00 - La voce dei candidati
Un mondo alla rovescia. Non si spiega altrimenti come il Presidente della Regione, un paio di Assessori Regionali (annunciati ma che poi non hanno partecipato alla presentazione, chissà perché), un consigliere regionale, la Sindaca di Empoli, il presidente della Società della Salute, il direttore generale della Usl Toscana Centro, una ventina fra direttori e responsabili della stessa USL possano aver immaginato nel 2024 una cosa come il “Campus Autismo”.
Ci sarebbero ben 8 laboratori in questo centro. Laboratori di cosa? Sappiamo che le capacità devono essere valutate soggetto per soggetto e con le persone con disabilità inserite in strutture produttive che dovrebbero stare nelle zone produttive, ossia esterne al ‘campus', oppure inseriti in cooperative assistite nate ad hoc. Ce ne sono, infatti, di esperienze di questo tipo che permettono, da una parte, ai soggetti con disabilità, di essere coinvolti in una realtà lavorativa e, dall'altra, di essere molto più sostenibili in termini di spesa pubblica rispetto a quanto costerebbe lo stesso individuo parcheggiato in un ‘centro'. Come, ad esempio, gli Ortolani Coraggiosi di Fucecchio. Nel ‘centro' ci sarebbe anche una sala proiezioni, perché? Non è possibile frequentare le sale di proiezione di tutti? Spazi per lo sport? Ad Empoli e in zona ne esistono, quelli di tutti, pubblici e privati.
Un altro risvolto della questione è il tema del ‘dopo di noi'. Ben comprendiamo l'angoscia di un genitore che si pone la domanda: ‘ma quando io non ci sarò più mio figlio come farà? dove abiterà'? È un problema assolutamente da affrontare e risolvere. Ma ci sono altre maniere, più veloci ed efficaci della proposta ‘Campus Autismo'. Come ci dicono ancora le associazioni, le abitazioni sono abitazioni e devono stare in contesti abitativi, magari assistiti e con soluzioni diversificate a seconda del grado di autonomia.
Fonte: Ufficio stampa
Lo hanno presentato così, lo scorso 2 aprile: un investimento da 12 milioni di euro su una superficie di un ettaro, con l'obiettivo di “far vivere ai ragazzi e agli adulti esperienze, sviluppare le loro abilità, passioni e interessi, renderli più autonomi e migliorare complessivamente la loro qualità della vita”, specificando che è un intervento primo nel suo genere (ed è anche argomento di tre campagne elettorali amministrative consecutive…) Si tratterebbe di un centro diurno per 15 adulti e 15 adolescenti e alloggi permanenti per 5 persone con ‘disturbo dello spettro autistico', costituendo un futuro centro di spesa che supererà il milione e mezzo di euro l'anno.
Ma che c'entra il nome ‘campus' (un luogo dove una persona acquisisce delle competenze al massimo livello e poi se ne ritorna nel proprio mondo, alla sua vita e alla sua professione)? Sarebbe stato più sincero il primo nome presentato in varie occasioni: ‘Cittadella della Disabilità': ossia un posto dove mettiamo tutti insieme individui con disabilità permanenti per accudirli al meglio. Però, siccome ormai la letteratura scientifica, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la stragrande maggioranza delle associazioni di persone con disabilità, dei loro genitori e non (vedi il comunicato di Autismo Toscano e di altre associazioni della regione proprio sul Campus di Empoli) sono contrarie alla istituzionalizzazione nei centri, si mettono le mani avanti e si parla di “un centro inclusivo”. Ma come un centro inclusivo? È la società che deve essere inclusiva, il centro semmai rischia di essere ‘reclusivo'.
Ci sarebbero ben 8 laboratori in questo centro. Laboratori di cosa? Sappiamo che le capacità devono essere valutate soggetto per soggetto e con le persone con disabilità inserite in strutture produttive che dovrebbero stare nelle zone produttive, ossia esterne al ‘campus', oppure inseriti in cooperative assistite nate ad hoc. Ce ne sono, infatti, di esperienze di questo tipo che permettono, da una parte, ai soggetti con disabilità, di essere coinvolti in una realtà lavorativa e, dall'altra, di essere molto più sostenibili in termini di spesa pubblica rispetto a quanto costerebbe lo stesso individuo parcheggiato in un ‘centro'. Come, ad esempio, gli Ortolani Coraggiosi di Fucecchio. Nel ‘centro' ci sarebbe anche una sala proiezioni, perché? Non è possibile frequentare le sale di proiezione di tutti? Spazi per lo sport? Ad Empoli e in zona ne esistono, quelli di tutti, pubblici e privati.
Un altro risvolto della questione è il tema del ‘dopo di noi'. Ben comprendiamo l'angoscia di un genitore che si pone la domanda: ‘ma quando io non ci sarò più mio figlio come farà? dove abiterà'? È un problema assolutamente da affrontare e risolvere. Ma ci sono altre maniere, più veloci ed efficaci della proposta ‘Campus Autismo'. Come ci dicono ancora le associazioni, le abitazioni sono abitazioni e devono stare in contesti abitativi, magari assistiti e con soluzioni diversificate a seconda del grado di autonomia.
Temiamo che in strutture come il ‘campus autismo', come in ogni altra struttura assistenziale totalizzante, le capacità individuali e l'autonomia si perdano. Fa fede quello che succede nelle RSA con gli anziani, dove persone in gran parte autosufficienti diventano completamente dipendenti una volta entrate in struttura. Una persona disabile in famiglia comporta un impegno che diventa totalizzante. Le famiglie non possono essere lasciate sole ad affrontarlo. Buona politica è impegnarsi non tanto per soluzioni ‘efficienti', ma intraprendere strade più efficaci e sostenibili per il migliore sviluppo della persona. Per questo un orientamento chiaro su questa vicenda è importante.
Fonte: Ufficio stampa