Mariagrazia Maestrelli (Iv): Porteremo il Pd al ballottaggio
09-04-2024 22:02 - Le interviste di Clebs.it
di Emilio Chiorazzo
La sua sarà una campagna elettorale particolare, nella quale i problemi della città saranno affrontati e declinati con occhio femminile. E non poteva essere altrimenti, visto che Mariagrazia Maestrelli, è l'unica candidata donna alle elezioni amministrative di Empoli dell'8 e 9 giugno prossimi. La sua candidatura, sostenuta da Italia Viva, ormai è una certezza. Lei ha rotto gli indugi, confessa che ha avuto delle perplessità prima di accettare; il partito di Matteo Renzi ha già individuato anche un Comitato elettorale, che aprirà in pieno centro, nei prossimi giorni e, nel fine settimana dovrebbe essere completata e chiusa anche la lista dei candidati da sottoporre al giudizio degli elettori. Maestrelli porta con sé un bagaglio di esperienze politiche che partono da lontano. Ma soprattutto, ha idee chiare sulle cose che vanno corrette rispetto a chi ha governato fino a oggi.
Ma come nasce la decisione di correre da soli e, soprattutto, la scelta della sua candidatura?
«Come partito, abbiamo cominciato da tempo a guardarci attorno a capire cosa stava succedendo tra gli altri partiti in vista delle elezioni. Sappiamo benissimo che non siano una forza predominante. Sapevamo anche che non ci sarebbe piaciuta un'alleanza a destra e quindi abbiamo fatto un primo approccio con Alessio Mantellassi. Ma ancor prima di cominciare a capire su quali contenuti potevamo trovare delle affinità, è arrivato un blocco di Azione nei nostri riguardi. Non volevano che ci presentassimo insieme con loro. Ci è stato proposto di inserire un candidato nella loro lista o in un'altra della coalizione. Niente di più. Mantellassi avrebbe potuto opporsi, non ha fatto questo passo e dopo due incontri senza risultato, abbiamo capito che l'andazzo era quello e abbiamo detto: ci presentiamo per conto nostro».
Cosa avrebbe dovuto fare Mantellassi, dal vostro punto di vita?
«Non ha saputo gestire il rifiuto. Avrebbe potuto dire ad Azione che poteva sfilarsi dalla coalizione se non accettava il nostro ingresso. Sono sicura che avrebbero fatto un passo indietro e adesso saremmo tutti insieme».
A chi darà più fastidio la vostra candidatura?
«Credo alla sinistra. Credo che la presenza di Italia Viva possa portare la sinistra al ballottaggio. E' una mia valutazione, ma la nostra corsa in solitaria dimostra l'inesperienza di Alessio Mantellassi: Il Pci di una volta avrebbe fatto carte false per avere una parte di elettorato moderato all'interno della propria coalizione. Lui questa esigenza non l'ha colta e, con tutta probabilità, secondo me, Empoli rischia il ballottaggio. Per il Pd locale sarebbe già un affronto, indipendentemente dal secondo turno. Rischiare il ballottaggio è un grosso smacco».
Ci parli della sua candidatura, come nasce?
Ho avuto delle perplessità ad accettare la proposta, non lo nego: non sono una ragazza, non sono giovane, poteva sembrare che volessi un posto a tutti i costi, come dico io, restare al potere fino alla morte. E' il frutto di una unanime accoglienza. E non solo da parte dei miei amici di Italia Viva. Ho scoperto che sono molto amata a Empoli. Persone insospettabili mi hanno telefonata per dirmi grazie per questa candidatura. Sono contenta, qualunque sia il risultato. Questo lo sappiamo tutti».
Come sarà la vostra campagna elettorale?
«Vogliamo evidenziare tanti aspetti negativi della politica degli ultimi cinque anni di amministrazione Barnini, perché ce ne sono tanti, cominciando da una visione con occhio femminile della città. Ci sono tanti problemi che le donne che lavorano a Empoli devono affrontare, specie se lavorano. In città dobbiamo dirlo, ci sono abbastanza asili nido. Non sufficienti ma abbastanza. Ma proprio questo dimostra che solo gli asili nido non servono a risolvere i problemi alle donne che lavorano. Spesso gli orari dei nidi sono molto diversi da quelli di lavoro. Chi entra alle 6 o chi esce alle 22, chi lavora il sabato o la domenica non può trovare soluzioni con gli asili nido. Da una indagine che come consigliera nazionale di parità abbiamo fatto, emerge che il 76% delle donne che danno le dimissioni nell'anno di vita del bambino, anno dopo il quale ricevono la Naspi, la motivazioni è che non hanno supporti familiari di nessun genere. E quindi la proposta che io sto facendo, ovviamente non per il Comune di Empoli, ma a livello nazionale, è che la Naspi venga data alla donna non perché se ne vada ma perché rimanga al lavoro. Con due vantaggi importanti: non perde il lavoro e quindi rimane anche aggiornata rispetto ai cambiamenti che il lavoro fa nell'arco dei due anni e poi perché quei soldi che, comunque lo Stato spende, le servono per trovare una sistemazione e una soluzione. C'è poi la questione della mobilità: molta gente da qui va a lavorare a Firenze e il pendolarismo di questi tempi è aggravato dalla situazione delle ferrovie. Si parla di altre linee , il raddoppio della linea Empoli-Siena ancora non attuato, riguarda anche chi abita nelle nostre zone, perché i treni che arrivano da Siena o non arrivano o lo fanno con ritardi indicibili. E la gente che non abita nel centro di Empoli e deve raggiungere la stazione deve servirsi di mezzi propri; la bicicletta è diventata un bene di lusso. Chi lascia la bici alla stazione la ritrova, mal che vada, senza ruote. Un tempo c'era un bellissimo parcheggio per le biciclette con un signore anziano che le guardava, è stato eliminato, perché magari si fa una pista ciclabile in via Roma che serve a quasi niente e ancora non si fa da Pozzale alle Cascine che sarebbe molto più utile».
Questi sono micro-temi che diventano importanti soprattutto per chi li vive sulla propria pelle. Poi, però, ci sono i grandi temi.
«Ne parleremo nei prossimi giorni, li presenteremo alla cittadinanza. Ad esempio la sicurezza non intesa come più controlli, più forze dell'ordine ma maggiore controllo sociale soprattutto più posti di accoglienza. Quando i ragazzi empolesi si ritrovano in piazza della Vittoria e fanno baldoria o in qualche altro cantone della città, nessuno dice niente. Vengono liquidati con “son giovani, vanno capiti”. Se gli stessi giovani si ritrovano ma hanno il colore della pelle diversa, in qualsiasi angolo , penso a piazza Madonna della Quiete, si grida all'invasione dei barbari. Se si gira per la città, si capiscono anche altre mancanze. Le mamme straniere che prendono i bambini alla scuola elementare Leonardo da Vinci, si mettono a sedere su quel piccolo sedile che c'è in piazza Farinata mentre i loro bambini giocano a calcio: intendono la vita come quella che una volta era la nostra vita. Noi giocavamo per le strade; loro usano questo perché le loro case sono poco accoglienti e non possono avere altri momenti di distrazione».
Ha un ruolo politico legato alle pari opportunità in Regione?
«Sono consigliera di parità. Un ruolo nasce dalla legge del 1991, che prevedeva la consigliera di parità sul lavoro: mi occupo di discriminazione nei confronti delle donne nei luoghi di lavoro: donne che non sono assunte, che non vengono promosse, che vengono molestate. Le donne si rivolgono alla consigliera – ce n'è una in ogni provincia e una in Regione con maggiori compiti – nel caso verifichi una discriminazione la consigliera può andare in Tribunale e sporgere denuncia. L'ho fatto, denunciando l'ispettorato del lavoro, per una inadempienza rispetto a una modifica dell'orario, e la Prefettura di Prato. Non è la lavoratrice che fa la denuncia, è la consigliera che va in tribunale e difende le lavoratrici. Altrimenti faccio conciliazioni tra azienda e lavoratrice oppure affianco la singola lavoratrice che fa ricorso al giudice. Un ruolo che dipende dal Ministero del lavoro e che viene ospitato, nel senso che abita fisicamente , in Regione, ma non dipende dalla Regione.
Cosa ricorda dei primi impegni da consigliera comunale a Empoli?
Ero con la Democrazia Cristiana. Sono cresciuta con l'agone politico, perché all'epoca sia la Dc che il Partito comunista avevano delle vere e proprie scuole di partito. Si cominciava a fare il consigliere comunale non sapendo neppure cosa fosse una delibera. Ho cominciato che avevo 24 anni. E sono cresciuta, affrontando le tematiche della città, in minoranza, ma credo di aver contribuito in quegli anno un po' a modificare l'atteggiamento abbastanza duro che il Pci di allora aveva nei confronti del mondo femminile. E' stata una esperienza importante formativa, al di là di quello che possa aver ottenuto o meno. Occuparsi del benessere degli altri credo che sia una cosa importante. Ora questo senso si è perso. E molto spesso si pensa al proprio benessere e poi se ci entrano anche glia altri bene, altrimenti… chi se ne importa».
Avete già varato una lista di candidati?
«Sì, è quasi pronta: la chiuderemo in questo fine settimana e nei prossimi giorni la presentiamo, come pure apriremo il nostro Comitato, in piazza Farinata a fianco a quella di Andrea Poggianti e di Leonardo Masi. Ci divide una libreria. Inizieremo lì una attività di campagna elettorale».
Ma come nasce la decisione di correre da soli e, soprattutto, la scelta della sua candidatura?
«Come partito, abbiamo cominciato da tempo a guardarci attorno a capire cosa stava succedendo tra gli altri partiti in vista delle elezioni. Sappiamo benissimo che non siano una forza predominante. Sapevamo anche che non ci sarebbe piaciuta un'alleanza a destra e quindi abbiamo fatto un primo approccio con Alessio Mantellassi. Ma ancor prima di cominciare a capire su quali contenuti potevamo trovare delle affinità, è arrivato un blocco di Azione nei nostri riguardi. Non volevano che ci presentassimo insieme con loro. Ci è stato proposto di inserire un candidato nella loro lista o in un'altra della coalizione. Niente di più. Mantellassi avrebbe potuto opporsi, non ha fatto questo passo e dopo due incontri senza risultato, abbiamo capito che l'andazzo era quello e abbiamo detto: ci presentiamo per conto nostro».
Cosa avrebbe dovuto fare Mantellassi, dal vostro punto di vita?
«Non ha saputo gestire il rifiuto. Avrebbe potuto dire ad Azione che poteva sfilarsi dalla coalizione se non accettava il nostro ingresso. Sono sicura che avrebbero fatto un passo indietro e adesso saremmo tutti insieme».
A chi darà più fastidio la vostra candidatura?
«Credo alla sinistra. Credo che la presenza di Italia Viva possa portare la sinistra al ballottaggio. E' una mia valutazione, ma la nostra corsa in solitaria dimostra l'inesperienza di Alessio Mantellassi: Il Pci di una volta avrebbe fatto carte false per avere una parte di elettorato moderato all'interno della propria coalizione. Lui questa esigenza non l'ha colta e, con tutta probabilità, secondo me, Empoli rischia il ballottaggio. Per il Pd locale sarebbe già un affronto, indipendentemente dal secondo turno. Rischiare il ballottaggio è un grosso smacco».
Ci parli della sua candidatura, come nasce?
Ho avuto delle perplessità ad accettare la proposta, non lo nego: non sono una ragazza, non sono giovane, poteva sembrare che volessi un posto a tutti i costi, come dico io, restare al potere fino alla morte. E' il frutto di una unanime accoglienza. E non solo da parte dei miei amici di Italia Viva. Ho scoperto che sono molto amata a Empoli. Persone insospettabili mi hanno telefonata per dirmi grazie per questa candidatura. Sono contenta, qualunque sia il risultato. Questo lo sappiamo tutti».
Come sarà la vostra campagna elettorale?
«Vogliamo evidenziare tanti aspetti negativi della politica degli ultimi cinque anni di amministrazione Barnini, perché ce ne sono tanti, cominciando da una visione con occhio femminile della città. Ci sono tanti problemi che le donne che lavorano a Empoli devono affrontare, specie se lavorano. In città dobbiamo dirlo, ci sono abbastanza asili nido. Non sufficienti ma abbastanza. Ma proprio questo dimostra che solo gli asili nido non servono a risolvere i problemi alle donne che lavorano. Spesso gli orari dei nidi sono molto diversi da quelli di lavoro. Chi entra alle 6 o chi esce alle 22, chi lavora il sabato o la domenica non può trovare soluzioni con gli asili nido. Da una indagine che come consigliera nazionale di parità abbiamo fatto, emerge che il 76% delle donne che danno le dimissioni nell'anno di vita del bambino, anno dopo il quale ricevono la Naspi, la motivazioni è che non hanno supporti familiari di nessun genere. E quindi la proposta che io sto facendo, ovviamente non per il Comune di Empoli, ma a livello nazionale, è che la Naspi venga data alla donna non perché se ne vada ma perché rimanga al lavoro. Con due vantaggi importanti: non perde il lavoro e quindi rimane anche aggiornata rispetto ai cambiamenti che il lavoro fa nell'arco dei due anni e poi perché quei soldi che, comunque lo Stato spende, le servono per trovare una sistemazione e una soluzione. C'è poi la questione della mobilità: molta gente da qui va a lavorare a Firenze e il pendolarismo di questi tempi è aggravato dalla situazione delle ferrovie. Si parla di altre linee , il raddoppio della linea Empoli-Siena ancora non attuato, riguarda anche chi abita nelle nostre zone, perché i treni che arrivano da Siena o non arrivano o lo fanno con ritardi indicibili. E la gente che non abita nel centro di Empoli e deve raggiungere la stazione deve servirsi di mezzi propri; la bicicletta è diventata un bene di lusso. Chi lascia la bici alla stazione la ritrova, mal che vada, senza ruote. Un tempo c'era un bellissimo parcheggio per le biciclette con un signore anziano che le guardava, è stato eliminato, perché magari si fa una pista ciclabile in via Roma che serve a quasi niente e ancora non si fa da Pozzale alle Cascine che sarebbe molto più utile».
Questi sono micro-temi che diventano importanti soprattutto per chi li vive sulla propria pelle. Poi, però, ci sono i grandi temi.
«Ne parleremo nei prossimi giorni, li presenteremo alla cittadinanza. Ad esempio la sicurezza non intesa come più controlli, più forze dell'ordine ma maggiore controllo sociale soprattutto più posti di accoglienza. Quando i ragazzi empolesi si ritrovano in piazza della Vittoria e fanno baldoria o in qualche altro cantone della città, nessuno dice niente. Vengono liquidati con “son giovani, vanno capiti”. Se gli stessi giovani si ritrovano ma hanno il colore della pelle diversa, in qualsiasi angolo , penso a piazza Madonna della Quiete, si grida all'invasione dei barbari. Se si gira per la città, si capiscono anche altre mancanze. Le mamme straniere che prendono i bambini alla scuola elementare Leonardo da Vinci, si mettono a sedere su quel piccolo sedile che c'è in piazza Farinata mentre i loro bambini giocano a calcio: intendono la vita come quella che una volta era la nostra vita. Noi giocavamo per le strade; loro usano questo perché le loro case sono poco accoglienti e non possono avere altri momenti di distrazione».
Ha un ruolo politico legato alle pari opportunità in Regione?
«Sono consigliera di parità. Un ruolo nasce dalla legge del 1991, che prevedeva la consigliera di parità sul lavoro: mi occupo di discriminazione nei confronti delle donne nei luoghi di lavoro: donne che non sono assunte, che non vengono promosse, che vengono molestate. Le donne si rivolgono alla consigliera – ce n'è una in ogni provincia e una in Regione con maggiori compiti – nel caso verifichi una discriminazione la consigliera può andare in Tribunale e sporgere denuncia. L'ho fatto, denunciando l'ispettorato del lavoro, per una inadempienza rispetto a una modifica dell'orario, e la Prefettura di Prato. Non è la lavoratrice che fa la denuncia, è la consigliera che va in tribunale e difende le lavoratrici. Altrimenti faccio conciliazioni tra azienda e lavoratrice oppure affianco la singola lavoratrice che fa ricorso al giudice. Un ruolo che dipende dal Ministero del lavoro e che viene ospitato, nel senso che abita fisicamente , in Regione, ma non dipende dalla Regione.
Cosa ricorda dei primi impegni da consigliera comunale a Empoli?
Ero con la Democrazia Cristiana. Sono cresciuta con l'agone politico, perché all'epoca sia la Dc che il Partito comunista avevano delle vere e proprie scuole di partito. Si cominciava a fare il consigliere comunale non sapendo neppure cosa fosse una delibera. Ho cominciato che avevo 24 anni. E sono cresciuta, affrontando le tematiche della città, in minoranza, ma credo di aver contribuito in quegli anno un po' a modificare l'atteggiamento abbastanza duro che il Pci di allora aveva nei confronti del mondo femminile. E' stata una esperienza importante formativa, al di là di quello che possa aver ottenuto o meno. Occuparsi del benessere degli altri credo che sia una cosa importante. Ora questo senso si è perso. E molto spesso si pensa al proprio benessere e poi se ci entrano anche glia altri bene, altrimenti… chi se ne importa».
Avete già varato una lista di candidati?
«Sì, è quasi pronta: la chiuderemo in questo fine settimana e nei prossimi giorni la presentiamo, come pure apriremo il nostro Comitato, in piazza Farinata a fianco a quella di Andrea Poggianti e di Leonardo Masi. Ci divide una libreria. Inizieremo lì una attività di campagna elettorale».