08 Settembre 2024
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Mantellassi si presenta: «Ecco la mia idea di città. Vogliamo proteggere e far crescere Empoli»

13-12-2023 21:45 - Le interviste di Clebs.it
Una storia empolese è il titolo della serata in cui Alessio Mantellassi ha presentato la sua candidatura a sindaco di Empoli. Sul palco della Casa del popolo di Ponte a Elsa molti ospiti: il consigliere regionale Iacopo Melio, intervenuto in video, Daniele Sesoldi, capitano storico Use basket, Rossella Dei, inseaante, Gabriele Mascalchi, studente e volontario, Enrico Roccato, Reso Empoli (video) e Francesca Martini, presidente sezioni soci Coop Empoli.

Ognuno per raccontare la propria storia empolese.

Altre persone hanno contribuito con degli interventi video su temi specifici Martina Biondi, sulla sicurezza, Gianna Francioni sull'importanza della cultura, Rossano Ramazzotti sulle criticità delle frazioni e Giada Benedetti sull'ambiente.

Michele Staino, figlio del compianto Sergio con le sue vignette istantanee ha contribuito a rendere vivace il clima della serata, che ha avuto il suo momento clou con l'intervento del candidato sindaco.


Alessio Mantellassi è salito sul palco e ha raccontato la sua “storia empolese”.

La passione politica, a volte scoppia per una scintilla, un sentimento vissuto, una sensazione, un incontro. Alessio Mantellassi, candidato sindaco per il Partito democratico alle prossime elezioni amministrative di Empoli, lo deve a due persone. E a un'occasione: il viaggio fatto, quando frequentava la terza media, ai campi di concentramento.

«Ci accompagnò Sauro Cappelli. Quando tornai a casa, sentivo dentro di me che avrei dovuto fare qualcosa: mi avvicinai all'Aned, l'associazione dei deportati. Mi interessai ai temi come l'antifascismo, la memoria. Sono sempre stato grato a Sauro per questo».

E la passione per la politica quand'è scoccata?

«Anche questa la devo a una persona, la mia professoressa di inglese alle medie: Rosalba Greener che purtroppo non è più con noi. Con lei parlavamo tanto in classe. Di attualità, di politica. Ricordo che all'epoca si discuteva e si lottava contro la riforma Gelmini.E' grazie a lei che poi decisi di iscrivermi al Partito Democratico: avevo 14 anni».

E da allora, eccoci all'inizio di un percorso molto importante che porta dritto alle elezioni amministrative. Per arrivarci hai dovuto attendere un mese e passa di consultazioni interne al tuo partito. Come hai vissuto questo periodo?

«Con la consapevolezza che per rendere la candidatura legittima non da un punto di vista personale, ma del collettivo politico, fosse necessario un percorso nella comunità di cui faccio parte. Il Pd empolese ha deciso, e io ero d'accordo, un percorso di consultazione interna che ci avrebbe permesso di trovare una sintesi e un nome che emergesse come il più rappresentativo della comunità stessa. Forse all'esterno il percorso è sembrato lungo, ma non lo è stato. Siamo in linea con le altre località dell'Empolese-Valdelsa e in largo anticipo rispetto agli altri schieramenti nella designazione di un candidato che, lo voglio sottolineare, non ha generato fratture o particolari frizioni. Siamo riusciti a compattarci intorno al nome uscito dalle consultazioni. Con la cena di Marcignana abbiamo dato un messaggio di consapevolezza e unità. Questo è stato il primo passo di un cammino che ci porterà ad allargare il discorso a tutti».

Dunque durante le consultazioni non sono emerse differenze dovute alle diverse anime che in questo momento il Pd esprime?

«No, il percorso di scelta della candidatura non ha avuto dinamiche di correnti ma ha visto un dibattito che puntava a individuare il profilo migliore da esprimere all'interno del partito».

Ora si apre la fase in cui dovete costruire una coalizione.

«Il lavoro sulla coalizione era stato avviato dal Pd empolese rafforzando le relazioni Sinistra Italiana, Azione e Possibile. Rispetto alla coalizione, il primo punto è saldare queste relazioni. Il Pd aveva fatto, prima delle consultazioni, anche delle interlocuzioni a sinistra e con il Movimento Cinquestelle».

Probabilmente aspettavano di conoscere il candidato: riprenderete il dialogo con il Movimento Cinquestelle e gli altri, adesso?

«Più che con il singolo partito o Movimento, come candidato sono disponibile a un dialogo con tutti, ma dovrà essere un dialogo sui contenuti e sui temi centrali dello sviluppo della città. Occorre uscire da alchimie e algoritmi politici. Al centro ci dovrà essere il fatto che, qualora vincessimo le elezioni, il giorno dopo occorre governare la città e quindi serve soprattutto una compattezza di visione».

Il mondo delle liste civiche come lo guardi?

«E' fondamentale. E quindi tutte le esperienze civiche, vecchie o nuove, le persone che afferiscono a associazioni, a mondi civici, cittadini di buona volontà, che abbiano voglia di dare una mano, di portare l'attenzione su un tema, una zona geografica della città. Sono i benvenuti perché a livello amministrativo conta non solo il simbolo del partito ma di aggregare attorno al candidato, con relazioni, una fetta di persona che non fanno parte di partiti politici. Il Pd è il mio partito di riferimento, sono iscritto da quattordici anni ma voglio essere un candidato sindaco che provi a parlare oltre le linee di confine non solo del Pd ma anche oltre i confini del centrosinistra. Parlerò anche con chi possa avere linee politiche diverse ma che sul progetto di città che abbiamo in mente, possa convergere».

Qual è il tuo ideale di città?

«I prossimi anni dovremo mettere l'accento sulle frazioni, che sono il luogo dove vive il settanta per cento degli empolesi. Si vedrà anche da alcune scelte simboliche che faremo per la nostra campagna elettorale: la cena di Marcignana del post consultazione, i luoghi dove metteremo le basi al programma elettorale e, soprattutto nei contenuti. Un programma che parlerà molto di frazioni e quindi di quel settanta per cento di cittadini, mettendo il punto su alcune particolarità fondamentali».

Ce ne dici alcune?

«Per primo il tema della protezione dei servizi che sono in alcune frazioni. Penso ai servizi pubblici ma anche a quelli privati. Una bottega di frazione, un'edicola di frazione, sono attività private che svolgono un ruolo importante anche dal punto di vista pubblico. Orientare politiche di commercio con più vicinanza a questo tipo di attività deve essere una priorità. L'idea di immaginare qualche servizio pubblico nuovo in alcune zone della città può essere un modo per contrastare una deriva che c'è: evitare che le frazioni diventino periferia. A Empoli per fortuna non è così. E poi le scelte di alcuni investimenti, di lavori pubblici».

Ad esempio?

«Potenziare il collegamento di alcune frazioni e di alcuni quartieri non solo con infrastrutture ma anche con scelte legate alla mobilità sostenibile ciclabile. Credo che le piste ciclabili abbiano un senso se diventano una alternativa all'uso delle auto. Un esempio: se faccio un a pista ciclabile che parte da Fontanella, tocca Ponte a Elsa, tocca il Terrafino e arriva fino a via Sanzio, diventa un'alternativa all'uso delle auto. Una pista ciclabile di breve raggio non lo è. Ma ce ne sono altre da mettere a fuoco: da Casenuove a Empoli centro. O da Villanuova a Empoli centro. Anche alcune opere piccole che nelle frazioni sono attese, magari meno impattanti dal punto di vista del bilancio, ma che sono segno di attenzione alle frazioni. Questo sarà l'approccio generale, poi il programma lo riempiremo di proposte specifiche che emergeranno da un percorso di ascolto».

Ci sono altri temi importanti: la cultura, ad esempio.

«Ci apprestiamo all'apertura del cantiere del teatro. Ma abbiamo altri luoghi: penso a palazzo Ghibellino e altri che possono essere trainanti della cultura della città. Immagino che lì occorra un progetto culturale che collochi Empoli come centro culturale di riferimento della Provincia o anche della Regione».

E poi c'è l'ambiente.


«Abbiamo da poco approvato il Patto del Verde che cambia l'approccio sul verde urbano. Faremo delle proposte per potenziare il nostro patrimonio verde, immaginando qualche area come nuovo polmone verde che possa essere anche intervento di apertura e trasversalità per la mobilità di quartiere».

Parliamo di economia. Qual è la visione per i prossimi anni?

«E' un tema che lega imprese e sviluppo, infrastrutture e lavoro. Penso che sia necessario proseguire nell'investimento sulle infrastrutture. Ad esmepio la strada da Carraia a Ponzano, cioè la prosecuzione della circonvallazione Aldo Moro. Sono opere che servono allo sviluppo della città. Le imprese di Empoli producono circa ventimila posti di lavoro. Se cresce la città, crescono le imprese, aumentano anche i posti di lavoro. Dovremo pensare a modernizzare la nostra area industriale del Terrafino: non solo più come una concentrazione di aziende dove si produce e si lavora, ma un luogo dove trovare anche servizi alla persona e ai lavoratori. Serve una organizzazione di accoglienza a chi viene a investire lì, una maggiore manutenzione e un potenziamento del trasporto pubblico per quell'area. Dobbiamo sostenere progetti privati per la realizzazione di aree di welfare aziendale.

Torniamo a parlare del tuo percorso politico. Iniziato a 14 anni e proseguito poi…

«Nell'ambito scolastico, dove ho fatto delle bellissime esperienze: rappresentanza studentesca prima nel mio istituto, poi come presidente della consulta degli studenti di Firenze, fino a che nel 2014 mi sono candidato al consiglio comunale di Empoli, per la prima volta. Avevo 18 anni. In questi dieci anni ho imparato tanto. Nei primi cinque anni ero presidente della commissione cultura, sport, sociale e scuola mi è servito per conoscere come funziona un consiglio comunale, come si scrive una mozione, cos'è una delibera ma allo stesso tempo per conoscere il funzionamento di quella parte di servizi alla persona che è fondamentale in un comune. Spesso parliamo di opere, grandi progetti, ma un Comune eroga servizi che riguardano la vita delle persone: nidi, mensa, trasporto scolastico, la parte del sociale».

Nel secondo mandato, con il ruolo di presidente del consiglio comunale, qualcuno ha ironizzato sul fatto che hai girato in lungo e largo la città.

«Me lo hanno sempre detto che ho girellato tanto.Non mi vergogno di questo, sono contento di averlo fatto, innanzitutto perché ho dedicato tempo alla mia città e mi ha fatto piacere, ho conosciuto tante persone che mi hanno dato la consapevolezza che siamo una bella città, fatto da gente che si dà tanto da fare, che aiuta tanta gente, una città generosa, produttiva, ingegnosa. Arrivo alla fine di questo percorso contento perché in questi cinque anni ho avuto modo di provare a stare al fianco di ciò che c'era, ciò che nasceva, provando a conoscere e approfondire. Grazie a questo nella mia città mi sento a casa, mi sento fortemente empolese».
Emilio Chiorazzo

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