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Mantellassi, il nome che la città si aspettava

10-11-2023 21:03 - Opinioni
Era il nome che la città si aspettava, quello di Alessio Mantellassi. Anche parlando con le persone non proprio dentro alla politica il suo era sulla bocca di tutti e, alla fine, così è andata. Sarà il giovane presidente del consiglio comunale a correre per il Pd alle prossime elezioni ed a raccogliere, se vincente, la pesante eredità di Brenda Barnini.

Per parlare della sua candidatura si torna indietro di cinque anni quando, forte di oltre 700 voti, ottenne la carica di presidente del consiglio comunale ma non quella di assessore. Questo per dire che, nel 2019, il prescelto da Brenda Barnini era Fabio Barsottini, nominato vicesindaco con l'importante delega all'urbanistica. Senza voler togliere niente a nessuno, men che meno a Mantellassi, il suo era il nome più logico da ipotizzare per il 2024 proprio per il percorso fatto e, di conseguenza, per l'esperienza maturata in dieci anni da amministratore. Cosa sia successo nel frattempo, un giorno, magari si saprà. Perché al discorso del ragazzo che di correre a sindaco non se l'è sentita, ormai, non crede più nessuno. Si sussurra di problemi interni, scontri su determinate questioni (la vicenda gassificatore? O altro?), cose in fondo normali nelle dinamiche di un partito ma che alla fine l'hanno convinto a fare un passo indietro.

Il candidato a sorpresa spuntato alla fine è stato Lorenzo Cei, giovane segretario comunale. Visto da fuori, il suo nome ha avuto più l'aspetto di una candidatura interna al partito che non quello di uno che la città si aspettava. Questo perché, almeno fino ad oggi, il suo percorso politico è stato sì importante vista la carica che ricopre, ma senza grande visibilità non essendo mai passato nemmeno dal consiglio comunale (anche per suoi motivi professionali). Ed anche per questo, presentarlo e farlo conoscere davvero alla città, sarebbe stato un problema in più da affrontare.

Torniamo quindi a quel 2019, quando Mantellassi ha iniziato la sua lunga corsa verso la candidatura. E' senza dubbio quello che, più di tutti, l'ha voluta, cercata, ottenuta. Lo ha fatto con le sue capacità, l'attivismo, la visibilità che la presidenza del Consiglio ed anche la delega alla memoria gli hanno dato e, soprattutto, con quella che è la sua migliore qualità: la capacità di relazione con le persone. Senza giri di parole, Alessio Mantellassi piace alla gente e questa empatia è sicuramente il suo tratto fondamentale, quello che, come dicevamo sopra, lo ha fatto essere il nome che tutti pronunciavano. Un aspetto che è stato decisivo nella scelta finale perché, al di là delle scontate dichiarazioni ufficiali, la volata verso il traguardo è stata tutt'altro che semplice, disseminata di problemi ed osteggiata, si dice, da alcuni ‘notabili' del partito. Tutte cose che non lo hanno scoraggiato tanto che, nel momento decisivo, ha continuato a lavorare ed ha soprattutto saputo lavorare, dimostrando capacità politiche ed arrivando laddove voleva arrivare.

E' infine giusto dire che, se è vero che il suo nome era la scelta più logica, non mancano i punti interrogativi legati non tanto all'età, appena 28 anni, ma anche al fatto di non aver maturato un minimo di esperienza come assessore, la cosa che ti porta a conoscere da vicino i meccanismi che regolano una macchina complicata come quella comunale. Questo per dire che, se diventerà sindaco, di strada da fare ne avrà tanta e diversa da quella che ha percorso fino ad oggi. Per lui la squadra sarà molto importante ed anche qui sarà interessante capire chi, all'interno del partito o fra gli alleati, potrà aiutarlo in questo percorso. Alle spalle, ovviamente, avrà il suo partito, che ha evitato le lacerazioni delle primarie e che ora non faticherà più di tanto a compattarsi dietro al suo nome per sostenerlo in una corsa non facile.

Politicamente un'ultima considerazione. La sua candidatura è gradita sicuramente a quel mondo cattolico-moderato di cui fa parte e che per questo lo vede da sempre di buon'occhio, aspetto da non sottovalutare come le due elezioni di Brenda Barnini hanno dimostrato. In fondo, ci permetterà una famosa battuta: quando c'è un pullman con 49 comunisti ed un democristiano, alla guida c'è sempre quest'ultimo.

Buon viaggio, sarà lungo e difficile.
Marco Mainardi
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