Lina Paci, una vita spesa per gli altri
23-08-2023 09:44 - Libridine
“Vedrete, ce la faremo. Noi e gli altri che stanno come noi e anche peggio. Vinceremo la miseria lottando tutti insieme per giorni migliori. Dobbiamo crederci”. E’ una delle frasi da sottolineare di ‘Lei c’era’, il libro che Carla Paci e Fiorenza Tombelli per le edizioni ‘Masso delle fate’ hanno dedicato a Lina Paci, la madre di Carla, una montelupina capace di lasciare il segno nella propria comunità e di essere amata da tutti. E’ un volumetto agile, di quelli che solitamente si leggono tutti d’un fiato e nel quale la grande storia nazionale ed internazionale si intreccia con la piccola storia di un paese e di una famiglia capace di attraversare un secolo segnato da due guerre e di farlo con lo spirito della frase sopra citata.
Nasce nel 1908, Lina, e lo fa nel giorno dedicato alla donna, l’8 marzo. Chi, come lei, è credente, sa che il caso non esiste e può così trovare proprio nel suo giorno di nascita un segno di quella che sarà la sua vita. Un’esistenza terrena fatta di tanto impegno sociale e politico, di bandiere rosse e vangelo, di quel concetto eterno di amare il proprio prossimo a cui tese sempre la mano, di Udi, l’unione donne italiane che fu una parte importante delle sue giornate. Il valore del suo impegno si accresce proprio nelle difficoltà che si parano davanti a lei ed alla sua famiglia. La guerra, soprattutto, con la morte del cognato minore Vasco nella drammatica campagna di Russia (fu sepolto in una fossa comune a Tambov) ed i problemi fisici che segnarono per sempre il marito Umberto e che obbligarono la famiglia, già alle prese con la miseria del tempo, a raddoppiare gli sforzi per tirare avanti. Nel clima che le pagine trasmettono bene, ovvero quello di persone che nelle difficoltà si tendevano la mano aiutandosi l’una con l’altra, Lina si trova a proprio agio, sempre pronta ad aiutare chi ha bisogno.
La resistenza e l’antifascismo vissuto sotto le insegne del partito comunista italiano diventano uno dei suoi impegni principali, mai separato dalla chiesa che non abbandona nemmeno quando l’allora parroco dell’Ambrogiana non solo non le concede l’assoluzione dopo una confessione ma, addirittura, la scomunica in quanto comunista. E’ qui, come si legge nel libro, che “in barba alla scomunica ed a quello sgarro che la rodeva, Lina capì che i veri valori religiosi si accompagnano alla carità cristiana e della famiglia, capace di restare sempre unita nonostante le mille difficoltà”.
“Hai vissuto la dimensione del paese con tanto cuore – la ricorda Giulia, un’amica – hai speso la tua vita per gli altri ed ora da lassù, dove credo tu sia insieme a tanti compagni e compagne ma anche insieme a tante persone che con te cantavano le lodi del Signore, potrai continuare a spiegare cosa siano l’impegno politico e sociale per aiutare gli altri: i più piccoli, i più poveri, i più soli”.
Lei c’era, c’è sempre stata per chi aveva bisogno e sempre ci sarà per chi l’ha conosciuta. Con la sua bici che ora vola nell’eternità del cielo.
Marco Mainardi