La Spina... nel fianco. Quell'appello alla pace senza... lo stop alle armi
23-10-2024 15:58 - Opinioni
di Pietro Spina
Ci prepariamo a partecipare la Giornata di mobilitazione nazionale "Fermiamo le guerre" di sabato 26: lo fanno le associazioni, i Comitati che sono nati per contrastare i conflitti, i singoli cittadini e anche le amministrazioni. Dopo la partecipazione di una delegazione di amministratori di Empoli alla recente marcia per la Pace Perugia-Assisi, questa volta, alla camminata di Firenze (che sarà svolta in concomitanza con altre città italiane) saranno presenti delegati delle amministrazioni di tutti i Comuni dell’Unione dell’Empolese-Valdelsa.
La partecipazione è stata annunciata con un comunicato che – vogliamo sperare per una dimenticanza – ha tralasciato il tema più importante: quello del dire un secco no agli aiuti militari, del rifornimento di armi nei teatri di guerra: da Israele all’Ucraina.
Le intenzioni delle amministratori locali sono lodevoli e hanno il merito di far tremare i cuori pacifisti. Anche perché s’era persa, sul nostro territorio, la vocazione a manifestare per la Pace. I motivi che muovono le amministrazioni dell’Empolese sono il “cessate il fuoco nei conflitti ancora attivi: Libano, Gaza, Medio Oriente, Ucraina e nel resto del mondo; il riconoscimento dello stato di Palestina e il disarmo, verso una risoluzione non violenta delle guerre. Lodevoli, dicevamo. Ma incompleti. E, se non è – come ci auspichiamo – una dimenticanza, rischia di essere un modo vecchio di fare politica, fatta di mediazioni verbali: dove le parole “cessate il fuoco” rimbombano come una eco in una valle deserta. Come possiamo parlare di pace mentre continuiamo a nutrire i conflitti con armi e munizioni?
Quindi, cari amministratori forse sarebbe utile fermarsi un attimo e riflettere: come possiamo contribuire davvero alla pace? Un bel “no”, chiaro, diretto, all’invio di armi sarebbe un inizio...
La partecipazione è stata annunciata con un comunicato che – vogliamo sperare per una dimenticanza – ha tralasciato il tema più importante: quello del dire un secco no agli aiuti militari, del rifornimento di armi nei teatri di guerra: da Israele all’Ucraina.
Le intenzioni delle amministratori locali sono lodevoli e hanno il merito di far tremare i cuori pacifisti. Anche perché s’era persa, sul nostro territorio, la vocazione a manifestare per la Pace. I motivi che muovono le amministrazioni dell’Empolese sono il “cessate il fuoco nei conflitti ancora attivi: Libano, Gaza, Medio Oriente, Ucraina e nel resto del mondo; il riconoscimento dello stato di Palestina e il disarmo, verso una risoluzione non violenta delle guerre. Lodevoli, dicevamo. Ma incompleti. E, se non è – come ci auspichiamo – una dimenticanza, rischia di essere un modo vecchio di fare politica, fatta di mediazioni verbali: dove le parole “cessate il fuoco” rimbombano come una eco in una valle deserta. Come possiamo parlare di pace mentre continuiamo a nutrire i conflitti con armi e munizioni?
Quindi, cari amministratori forse sarebbe utile fermarsi un attimo e riflettere: come possiamo contribuire davvero alla pace? Un bel “no”, chiaro, diretto, all’invio di armi sarebbe un inizio...