21 Novembre 2024
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La guida dell’Empolese-Valdelsa e la terapia dello “shock”

13-11-2024 11:56 - Opinioni
di Piero Bartalucci

La nostra area ha assunto un ruolo ed un peso nel contesto regionale solo quando ha espresso idee forti e lungimiranti come la gestione comune di servizi pubblici, con l’allora Consorzio Publiser, la conquista dell’autonomia dei nostri servizi sanitari, con la costituzione della AUSL e una maggiore autonomia politica con l’istituzione, a suo tempo, del Circondario.

Sono state conquiste importanti per lo sviluppo delle nostre comunità, anche se colpevolmente dissipate nel tempo, nonostante fossero “embrioni” di politiche suscettibili di sviluppare nuove architetture istituzionali locali. Ma ormai tutto ciò riguarda il passato e purtroppo non sono che ricordi. Ciò detto, sorprende faccia specie il fatto che la Città Metropolitana di Firenze venga chiamata a decidere che l'istituto comprensivo “Gonnelli” di Gambassi Terme e Montaione dovrà condividere la dirigenza scolastica con un'altra scuola del territorio (sic!).

Ma che vi aspettavate? Quando c'è di mezzo Firenze e il suo blasone, i diritti e i servizi della periferia non contano. Mazzantini afferma, con ragione, che la stessa Città Metropolitana non ha ragione di esistere, essendosi evidentemente ridotta a cinghia di trasmissione della volontà del Comune capoluogo a spese di tutti gli altri avvertendo addirittura i consiglieri “metropolitani” della Piana, del Chianti e del Mugello che, se oggi sono chimati a sacrificare l'Empolese Valdelsa, la prossima volta potrebbe toccare a loro.

Allora due cose sono necessarie, per cercare di fare chiarezza: autocritica e correzione degli errori. Proprio Mazzantini qualche tempo fa, se non ricordo male, affermava che la riforma Del Rio, (per intenderci quella che abolì le province e introdusse le aree metropolitane) non aveva funzionato affatto. Era stata sbagliatissima nel metodo perché approvata prima di verificare la tenuta della riforma costituzionale a cui era connessa, poi fortunatamente bocciata dal referendum del 4 dicembre 2016.

Ma si era rivelata completamente sbagliata anche nel merito: le Città Metropolitane sono infatti risultate meno efficaci nel gestire le funzioni delle Province, più distanti delle prime, dai cittadini e dai territori limitrofi periferici e senza garantire i risparmi preannunciati in termini di spesa pubblica. Personalmente le province le ritenevo giuste allora e a maggior ragione oggi, però una domanda la voglio fare: perché per la loro reintroduzione aspettare l’eventulae presentazione di un progetto di riforma parlamentare e non promuoverla dal basso partendo proprio dai territori come il nostro?

Qui da noi abbiamo dei precedenti illustri. La legge Galli n. 36 del 1994 fu inizialmente ispirata, quando nessuno ne parlava, dagli studi sulla gestione della risorsa idrica a livello del bacino idrografico, condotti in silenzio e lontano dai riflettori, prima in Publiser e poi trasferiti da questa in Cispel e successivamente alla Regione divenendo, attraverso la Conferenza Stato-Regioni, oggetto della definizione del nuovo quadro normativo nazionale. Legge che ha dispiegato la definizione di tutto l’impalcato normativo del settore fino ai giorni nostri.

Allora non pensate che il tema della rappresentanza di Empoli e della sua zona in ambito regionale sia un’esigenza concreta e matura? Evitare di essere fagocitati dagli interessi economici e politici di Firenze è una necessità perché è del tutto evidente che la città di Firenze sia destinataria delle maggiori attenzioni da parte di quella Metropolitana.

Ma guardate come si muovono con la multiutility. Con essa c’è un cambiamento di passo evidente. Viene detto che la creazione di un polo industriale regionale e poi sovra regionale consentirà di affrontare con maggiore tranquillità le grandi sfide dei prossimi anni: processi di riorganizzazione industriale talmente giganteschi da essere incompatibili con le attuali strutture.

Ma siccome c’è da fare i conti con una perdita di consenso altrettanto evidente nei confronti del cosiddetto “pensiero unico del mercato”, che dovrebbe preoccupare (questo si) le vere forze di centro sinistra in toscana, allora che fanno? Cercano di ovviare con la terapia dello “shock”, cioè riuscire a far diventare politicamente inevitabile ciò che è socialmente inaccettabile. Questa è la multiutility quotata, quotata naturalmente perché diversamente non ha alcun senso.
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