Jacopo Seghetti è l'emblema della personalità di quest'Empoli
25-09-2024 07:21 - Sport
di Emilio Chiorazzo
«Dedico questo mio esordio ai miei genitori che sono venuti fino a Torino per vedermi giocare nonostante domani devono andare al lavoro».
Sono le prime parole di Jacopo Seghetti, il portiere diciannovenne (è nato nel 2005) che mister D'Aversa ha scelto per difendere la porta azzurra a Torino, nella gara dei sedicesimi di finale di coppa Italia. Nato a San Miniato ma originario di Santa Croce sull'Arno, Seghetti è un prodotto del vivaio dell'Empoli: ha giocato nelle giovanili, adesso milita nella Primavera. Ma a Torino è stato il vero eroe della serata, salvando il risultato e quindi la qualificazione (che adesso porta l'Empoli agli ottavi di finale, contro la Fiorentina), almeno un paio di volte con parate che hanno messo in mostra una personalità da atleta maturo ed esperto.
«Stanotte ho sognato l'esordio – ha raccontato ai microfoni di Mediaset nel dopopartita – e ci ho pensato per tutto il viaggio mentre eravamo diretti allo stadio. Me lo immaginavo bello, ma averlo vissuto così è stato ancora meglio».
E' apparso subito tranquillo, tra i pali, a dispetto della sua giovanissima età. «Nei primi minuti ero emozionato, ho provato a fare solo cose semplici, per non sbagliare. Poi con il passare del tempo ho acquisito tranquillità e nel finale, avete visto quel che è successo…».
Basterebbero le parole di questo giovanissimo debuttante per raccontare un Empoli che, in questo avvio di stagione, è – a detta di tutti i critici del calcio – la più bella sorpresa della serie A.
Noi lo avevamo azzardato all'indomani del debutto in Coppa con il Catanzaro: ci aveva colpito in maniera positiva la personalità che sapeva esprimere quel gruppo di giovani, nel bel mezzo del calcio d'agosto, quando la squadra deve ancora trovare una sua fisionomia reale e quando ancora la squadra non ha neppure un volto definitivo.
Oggi lo ripetiamo: se non ne siete convinti, andate a rivedere la partita di Torino. Che di spunti ce ne dà parecchi, per descrivere questa bella realtà azzurra.
Intanto i giovani (con Seghetti a Torino ha debuttato anche Tosto, figlio d'arte): D'Aversa, per non rischiare in vista del derby di domenica con la Fiorentina, al Castellani, ha dato spazio a tanti giocatori che una volta avremmo chiamato rincalzi. Ma che rincalzi non sono. Lo si è visto da come si è comportata la squadra in campo. Dopo il vantaggio, ad esempio, non si è chiusa mai in difesa, ha continuato a spingere, a essere propositiva.
E poi la personalità. Quella del debuttante Seghetti l'abbiamo sottolineata. Ma in mezzo al campo come lui ce ne sono tanti che a dispetto dell'età e del curriculum, si comportano come professionisti navigati. C'è da vederne delle belle.
Sono le prime parole di Jacopo Seghetti, il portiere diciannovenne (è nato nel 2005) che mister D'Aversa ha scelto per difendere la porta azzurra a Torino, nella gara dei sedicesimi di finale di coppa Italia. Nato a San Miniato ma originario di Santa Croce sull'Arno, Seghetti è un prodotto del vivaio dell'Empoli: ha giocato nelle giovanili, adesso milita nella Primavera. Ma a Torino è stato il vero eroe della serata, salvando il risultato e quindi la qualificazione (che adesso porta l'Empoli agli ottavi di finale, contro la Fiorentina), almeno un paio di volte con parate che hanno messo in mostra una personalità da atleta maturo ed esperto.
«Stanotte ho sognato l'esordio – ha raccontato ai microfoni di Mediaset nel dopopartita – e ci ho pensato per tutto il viaggio mentre eravamo diretti allo stadio. Me lo immaginavo bello, ma averlo vissuto così è stato ancora meglio».
E' apparso subito tranquillo, tra i pali, a dispetto della sua giovanissima età. «Nei primi minuti ero emozionato, ho provato a fare solo cose semplici, per non sbagliare. Poi con il passare del tempo ho acquisito tranquillità e nel finale, avete visto quel che è successo…».
Basterebbero le parole di questo giovanissimo debuttante per raccontare un Empoli che, in questo avvio di stagione, è – a detta di tutti i critici del calcio – la più bella sorpresa della serie A.
Noi lo avevamo azzardato all'indomani del debutto in Coppa con il Catanzaro: ci aveva colpito in maniera positiva la personalità che sapeva esprimere quel gruppo di giovani, nel bel mezzo del calcio d'agosto, quando la squadra deve ancora trovare una sua fisionomia reale e quando ancora la squadra non ha neppure un volto definitivo.
Oggi lo ripetiamo: se non ne siete convinti, andate a rivedere la partita di Torino. Che di spunti ce ne dà parecchi, per descrivere questa bella realtà azzurra.
Intanto i giovani (con Seghetti a Torino ha debuttato anche Tosto, figlio d'arte): D'Aversa, per non rischiare in vista del derby di domenica con la Fiorentina, al Castellani, ha dato spazio a tanti giocatori che una volta avremmo chiamato rincalzi. Ma che rincalzi non sono. Lo si è visto da come si è comportata la squadra in campo. Dopo il vantaggio, ad esempio, non si è chiusa mai in difesa, ha continuato a spingere, a essere propositiva.
E poi la personalità. Quella del debuttante Seghetti l'abbiamo sottolineata. Ma in mezzo al campo come lui ce ne sono tanti che a dispetto dell'età e del curriculum, si comportano come professionisti navigati. C'è da vederne delle belle.