08 Settembre 2024
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In numeri veritas: “la borsa non porta più investimenti”

12-02-2024 22:44 - Politica
“Con la multiutility e la borsa aumenta la capacità di investimento? Una frottola”. Il coordinamento delle associazioni che contestano il nuovo soggetto aggregatore dei servizi pubblici ed in particolare la sua quotazione in borsa snocciolano i numeri presi dai siti ufficiali per spiegare le loro parole. Il ragionamento poggia sul confronto fra le multiutility già costituite (Hera, Iren, Acea e A2A) ed Acque spa, l'azienda che gestisce il servizio idrico nelle nostre zona. In particolare la diversa capacità di investimento di chi non ha da preoccuparsi di assicurare dividendi ai soci.

“Hera - si legge - ha appena comunicato che farà investimenti totali per 4,4 miliardi di euro da qui al 2027, circa 870 milioni ogni anno. Il numero appare importante ma, se lo si rapporta alla dimensione dell'azienda e all'utenza servita, così non è. Per il servizio idrico Hera dichiara un investimento medio annuo di 200 milioni cifra che, se divisa per i 3,6 milioni di clienti serviti, porta ad un investimento medio pro capite utente di circa € 55. La nostra società di gestione idrica, Acque spa, ha fatto investimenti nel 2021 per circa 95 milioni di euro che, se divisi per i circa 735.000 clienti serviti, danno un investimento medio pro capite utente di circa € 129. Da una parte 55 euro, dall'altra 129. Risulta chiaro che Acque spa ha già una capacità di investimento superiore di più del doppio a quella di Hera: il 135%”.

I comitati passano poi ad Iren, Acea e A2a. Stesso ragionamento e stessa conclusione: “anche rispetto a queste la nostra Acque spa ha una capacità di investimento superiore a tutte quante, con percentuali che vanno dal +58% rispetto ad Iren ad addirittura più del triplo e più precisamente +208% rispetto ad Acea”. E qui entrano in ballo i dividendi: “Le quattro multiutility hanno distribuito annualmente ai soci dividendi che vanno dai 136 milioni di Iren ai 186 milioni di Hera. In pratica ogni anno i clienti di queste multiutility pagano ai soci (e non per il servizio) dai 20 ai 51 euro attraverso le loro bollette. Ne risulta chiaramente che tutte le multiutility quotate non realizzano investimenti rilevanti perché il loro scopo primario è quello di distribuire utili rilevanti ai soci che vengono fatti pagare ai clienti aumentando le bollette e sottraendoli agli investimenti, peggiorando e compromettendo le possibilità dell'azienda in fatto di qualità del servizio”.

Lo stesso ragionamento viene fatto per Publiacqua, una spa non quotata che però persegue una politica rilevante di pagamento dei dividendi ai soci. “Per Publiacqua rileviamo un investimento medio pro capite utente di € 85,83, quindi a conferma abbiamo +4% di investimenti realizzati rispetto a Iren, +10% rispetto a A2a, +55% rispetto a Hera, +103% rispetto a Acea. Qui la società ha però come detto pagato dividendi ai soci per circa 20 milioni/anno, costate in bolletta ai cittadini circa 15 euro ciascuno. In assenza dei dividendi si sarebbero potute abbassare le bollette oppure aumentare gli investimenti di un ulteriore 19%”.

“Nel caso di Acque spa – proseguono - la società è riuscita a fare importanti investimenti per merito della dirigenza e perché la politica di pagamento dei dividendi ai soci è stata molto limitata. Se quest'ultima fosse stata addirittura nulla si sarebbero anche potute ridurre le bollette degli utenti. Altro merito di Acque spa è quello della sua dimensione. Uno studio realizzato dall'Autorità Idrica Toscana viene individua come ottimale per la gestione del servizio idrico quella di 450.000 abitanti serviti, proprio la più vicina ad Acque spa. Lo stesso studio dice che più aumenta la dimensione e peggiore sarà la qualità del servizio all'utenza”.

“In conclusione – si legge - è chiaro che non c'è nessuna necessità del mercato borsistico e, se si vogliono realizzare più investimenti, va evitata la politica di pagamento dei dividendi ai soci che sottrae risorse e limita la possibilità di realizzare investimenti”.
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