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Il senso della misura

13-07-2023 09:53 - Opinioni
di Filippo Torrigiani



Niente di personale sia chiaro ma, verosimilmente, queste foto rendono bene l’idea dell’attualità politica e di governo della Toscana: c’è chi ancora, nonostante tutto, riesce a ridere di gusto. Il divertimento è sicuramente un buon viatico da contrapporre allo stress e ai problemi che sfiancano anche coloro che ricoprono ruoli istituzionali importanti. Dunque, non sarà una risata a cambiare il corso degli eventi ma, come sempre accade, lo farà il tempo. Con le medesime capacità non ironiche però, ed altrettanta costanza, sarebbe tuttavia auspicabile che coloro che ricoprono ruoli politici decisionali si impegnassero su altre questioni non meno rilevanti. Ne cito una a caso sulla quale, a giudizio di molti, l’impegno non è stato altrettanto tenace o almeno così è parso: il KEU.

A rendere bene la portata del fenomeno circa le infiltrazioni mafiose nella nostra terra fu per prima l’onorevole Rosy Bindi intervenendo ad un dibattito pubblico: «nel caso Keu – aveva dichiarato– la ‘ndrangheta è stata cercata perché serviva un imprenditore che ne era appartenente che smaltisse i rifiuti tossici. Qui la mafia arriva alla fine del processo. Il caso Keu è emblematico da questo punto di vista: la mafia arriva alla fine, ma prima c’è ben altro, e non mi meraviglio che la politica non reagisca, non mi meraviglio che non reagisca l’associazione degli imprenditori, perché sono parte in causa». A distanza di un po' di tempo sono state altre autorevoli voci ad evidenziare la situazione, quelle di don Bigalli di Libera Toscana e di Rossano Rossi Segretario Cgil Toscana: «Abbiamo la netta impressione che non ci sia solo l’inchiesta sul Keu, quella andrà avanti ma probabilmente, se si monitorano diversi cicli di rifiuti, si troverà altro materiale e altri problemi”. Lo ha detto don Andrea Bigalli, referente di Libera per la Toscana e presidente dell’Osservatorio toscano della legalità, parlando a margine dell’iniziativa di Cgil Toscana Don Andrea Bigalli ha fatto riferimento “all’area di Lucca per le cartiere, a quella di Arezzo per l’industria dell’oreficeria, tutte realtà in cui magari qualche imprenditore si è servito di prestazioni di smaltimento rifiuti a prezzi sospetti”.

Il segretario generale Cgil Toscana Rossano Rossi inoltre precisato:“la vicenda sul Keu segna in maniera indelebile una situazione che già in parte sapevamo ma che ora non possiamo più negare. Noi ci siamo costituiti tra le parti civili e siamo convinti di una cosa: tali situazioni non si devono più ripetere». Parole forti e ferme le loro, ma che tuttavia talvolta si ha la sensazione non riscuotano l’attenzione politica che meritano. La discussione circa la presenza del fenomeno mafioso nella nostra Toscana è timida e salvo alcuni flash assente dall’Agenda della politica. Le Mafie rappresentano un fenomeno assai complesso, pervasivo e monopolizzante, che ha attratto e coinvolto nel tempo diverse competenze e altrettante bravure. Le organizzazioni mafiose di oggi si muovono con sfrenato dinamismo e non esiste un modello di azione e di contrasto valido per ogni circostanza. È un assioma: le consorterie mafiose hanno elaborato ed attuato, da tempo, una strategia finalizzata ad elevare il proprio status criminale intesa non soltanto in termini di maggior profitto, ma anche nei termini di crescita del controllo dei territori. L’evoluzione del fenomeno, che per crescere non fa più solo e soltanto leva sui canonici e consolidati metodi violenti ma che implementa la propria azione per mezzo della complicità della politica e di alcune professioni, si fortifica laddove interessi e denaro giungono al connubio. Il tema del Keu e delle tonnellate di veleni che sono stati sversati in Toscana ne è, oggi, la prova plastica.

Va detto che in questa fase, con una variazione di Bilancio, l’Amministrazione regionale ha stanziato 15 milioni di euro destinati alla bonifica dei siti inquinati. Denari che, ovviamente, saranno pagati in maniera indiretta per mezzo della fiscalità generale dai cittadini. E se da un lato possiamo tirare un sospiro di sollievo sperando che i veleni siano rimossi dall’altro, soprattutto in un momento economico difficile per imprese e famiglie, sapere che un fiume di denaro che poteva essere destinato ad altro (sanità, sostegno alle fragilità, contrasto alla povertà, istruzione - nel 2021 il 33% dei toscani denunciava una situazione economica peggiorata rispetto al passato, nel 2022 questa forbice si è allargata di un 13%) andrà a coprire le spese per le bonifiche ambientali che si sono rese necessarie a causa di un processo di ‘banditismo organizzato’ finalizzato al lucro ha generato, nell’opinione pubblica, rabbia e sdegno. Di fronte ad un avvenimento di tale portata sarebbe gradita dalla politica una sensibilità che ad oggi non si è purtroppo percepita.

Al riguardo va rammentato che, alla stregua delle indagini, si sono evidenziate certezze profondamente preoccupanti: 1) per un lungo periodo si è ritenuto, a ragione, che sia stata l’azione mafiosa ad occupare il mondo dell’economia e della politica: oggi abbiamo la certezza che invece, spesso, siano stati alcuni portatori di interessi a rivolgersi alle consorterie mafiose per trarre maggiori opportunità e convenienze dalla collaborazione con i sodalizi 2) gli approfondimenti realizzati al riguardo hanno rilevato l’esistenza di un legame tra lo sviluppo economico di un territorio e l’insediamento delle mafie, nel senso che nelle regioni con maggiore dinamismo economico vi è un rischio maggiore di infiltrazione poiché il dinamismo produce redditività, capacità di attrarre capitali, enormi movimenti di denaro la cui provenienza, lecita o meno, non sempre può essere facilmente verificata.

Ad una politica che su questi temi continua a manifestare una certa discrezione serve inviare un messaggio chiaro: studio del fenomeno, confronto, sostegno alle fasce più deboli della società sono gli elementi chiave per il contrasto alle penetrazioni mafiose e su questo sarete giudicati.
Questo, insomma, sarà il senso della misura.
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