08 Settembre 2024
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Il keu e la politica tra silenzi e parole ardite

15-01-2024 17:03 - Opinioni
di Stefano Tamburini

Questa è prima di tutto una storia di silenzi dalle gambe corte, di parole non dette e di parole ardite. Ed è la storia non raccontata, o raccontata poco o certe volte anche male, di tutto ciò che si nasconde dietro l’enorme scandalo dello smaltimento illegale dei fanghi tossici di conceria, che ormai vengono chiamati Keu. Un po’ per una resa lassista ai tecnicismi, un po’ perché le parole meno fanno capire e meglio è.

Le cose non stanno andando affatto meglio neanche adesso che è tornata alla ribalta questa storia tenuta nascosta dalla politica, non senza qualche devastante complicità del mondo dell’informazione. E non tanto per le implicazioni legate a una mega inchiesta della magistratura fiorentina che ha appena notificato una richiesta di rinvio a giudizio a 24 persone e sei società. Ci sono anche esponenti della politica e delle istituzioni, in una devastante triangolazione con mondo delle imprese e ’ndrangheta. Il 12 aprile 2024 ci sarà l’udienza preliminare, tre anni dopo l’avvio dell’indagine deflagrata con arresti e denunce eccellenti.

OLTRE LA’NDRANGHETA C’È DI PIÙ

Sì, certo, c’è la ’ndrangheta, anche qui in Toscana. Ora lo sanno tutti, dovrebbero saperlo tutti, grazie a questa indagine della Direzione distrettuale antimafia che ha scoperchiato un pentolone pieno di veleni che vanno oltre a quelli dei fanghi tossici delle concerie. Ma sarebbe un errore fermarsi alla superficie della storia. Le cose che fanno paura non sono solo quelle che si vedono o si sanno. Anche perché quando arriva il momento di scoprirle non è che siano appena arrivate. Il più delle volte sono lì da anni, da decenni, senza che i più se ne siano accorti.

Da tempo avremmo dovuto chiedere conto a tutti quelli che avrebbero dovuto vigilare e non lo hanno fatto, in qualche caso spalancando le porte al peggio, in altri tenendole aperte senza preoccuparsi di chi stesse entrando nelle nostre case comuni chiamate Istituzioni e Sistema economico. Non si tratta di tentare di anticipare sentenze su possibili processi dopo la bufera che ha investito la Regione e il partito di maggioranza relativa, il Pd, a causa di un’ondata di indagati per un giro (per ora presunto) di malaffare legato allo smaltimento dei fanghi delle concerie. E, soprattutto, di (sempre presunti) appoggi elettorali in cambio di favori (ancora presunti) per aggirare la burocratija e risparmiare decine di milioni di euro. Questo è compito esclusivo della magistratura.

L’ETICA VIENE PRIMA DELL’ASPETTO GIUDIZIARIO

Quello che tutti dovremmo fare è invece riflettere su ciò che si staglia sullo sfondo. E che ha un valore pesante nella pretesa di un domani migliore, a prescindere dall’innocenza o meno di tutti gli indagati. Questo valore si chiama etica ed è la base per rifondare il rapporto fra politica e istituzioni da una parte e mondo dell’imprenditoria e degli affari dall’altra. Dalle carte emerge una confidenza, una commistione inaccettabile, che va oltre gli effetti di quelle azioni. Emerge chiara l’esistenza di una Congrega delle scorciatoie, pronta a finanziare campagne elettorali di presunti vincitori. E anche di chi quasi sicuramente perderà (perché non si sa mai...), di lobby pronte a perorare interessi particolari a danno di quelli più generali. Ai più sfugge che i 28 milioni risparmiati dal Sistema concerie (se l’accusa sarà dimostrata) sono sottratti in gran parte a un flusso che sarebbe finito in pubbliche risorse. Soldi di tutti. Così come è di tutti l’ambiente sfregiato da materiali inquinanti sversati in spregio alla salute pubblica. Uno schiaffo anche alle parti sane del distretto conciario che producono lavoro e ricchezza ridistribuite sul territorio. Un’eccellenza mondiale, calamita per tutte le griffe più prestigiose.

LA VERGOGNOSA SAGRA DEL SILENZIO

Qui invece, per quasi tre anni, abbiamo assistito a una sagra del silenzio, devastante. E dopo le richieste di rinvio a giudizio sono arrivate dichiarazioni al limite del surreale. Come quelle contenute in un post su Facebook di Andrea Pieroni, consigliere regionale del Pd che rischia il processo. La sua giustificazione è una toppa peggiore del buco e le sue argomentazioni restano gravi, al di là dell'esito dell'indagine giudiziaria. Perché quelle che lui chiama «questioni che provenivano dal territorio e dalle categorie socioeconomiche che vi operano» altro non erano che la scrittura sotto dettatura di un emendamento vergognoso che offriva dei vantaggi a interessi particolari a danno di quelli più generali. Peraltro l'emendamento fu approvato senza che i consiglieri chiamati a votarlo ne conoscessero i contenuti. Poi, una volta saputo dell’apertura dell'inchiesta, quell'emendamento è stato cancellato perché non odorava per niente di buono.

Quello di Pieroni non è stato l’unico post surreale. Se n’è aggiunto un altro – quello della sindaca di Empoli, Brenda Barnini, del tutto estranea alla vicenda giudiziaria dello scandalo Keu – per magnificare la strada 429, quella dove sono stati sotterrati alcuni dei residui tossici delle conceria. Quella dove molte famiglie potrebbero aver bevuto acqua delle falde avvelenate e dove, soprattutto, c’è stata una pesantissima infiltrazione delle più pericolose cosche ’ndranghetiste. Il tutto senza alcun imbarazzo neanche di fronte alle doverose rimostranze nei commenti sotto a quel post.

LA POLITICA SUCCUBE DEI POTENTATI

Va detto chiaro. Siamo di fronte alla politica – non solo il Pd, anche alcune forze politiche del centrodestra silenti e per certi versi pronte a prenderne il posto con le stesse modalità – che chiede al controllato come vuole essere controllato, che va dall’imprenditoria a farsi dire cosa le serve senza preoccuparsi delle ricadute sul tessuto economico complessivo. E va detto anche che il Pd regionale è ostaggio di persone che non si stimano, in gran parte è una squadra di sedicenti numeri 10 in grado al massimo di oscillare fra panchina e tribuna. Un partito che ha vinto l’ultima sfida alla Regionali anche perché il principale avversario ha sbagliato formazione. Nel frattempo, al Pd non hanno neanche capito la lezione delle grandi e piccole città perdute dopo sessanta o settant’anni di governo. E i colpevoli di quelle sconfitte sono ancora lì a dettar legge. Alcuni danno le carte al tavolo regionale. Altri hanno fatto spallucce anche di fronte alle parole di Rosy Bindi, ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, a proposito delle parole non dette sullo scandalo delle concerie: «Ora è impensabile che la politica taccia su questioni di tale gravità nelle quali ci va di mezzo l’economia, la salute dei cittadini, il denaro pubblico: sono cose serie. Non possono essere sottovalutare. Quando sento dire: “Non si può infangare…”. Il fango c’è già (l’inchiesta è incentrata sullo smaltimento dei fanghi di conceria, nda). Semmai bisogna “sfangare”, nel senso che il fango va tolto. Invece c’è questa sorta di “rimozione” del problema che assomiglia molto al negazionismo. Passa il concetto di: “Aspettiamo”. No: sulla mafia non si aspetta. La società non può aspettare. In sede giudiziaria c’è bisogno di prove, a noi (politici) devono bastare gli indizi. Qui siamo ben oltre gli indizi. Siamo in una prima fase del percorso giudiziario che presenta elementi di grande serietà».

E, già che ci siamo, dovremmo cominciare seriamente a riflettere su quello che è stato un grave errore di ipnosi collettiva: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Oggi le forze politiche, tutte, non hanno altre strade che cercare soldi sul “mercato”. Ed è chiaro che, pur nella massima trasparenza di operazioni di finanziamento, poi chi paga possa arrivare a “pretendere”. Siamo sicuri che sia la cosa migliore? In questo modo negli Stati Uniti non c’è alcuna speranza di sconfiggere le lobby delle armi e del tabacco. Foraggiano tutti, Democratici e Repubblicani, perché hanno risorse infinite.

E qui da noi risorse infinite le hanno a disposizione i grandi gruppi industriali e finanziari. E anche le grandi organizzazioni criminali. “Non ci indurre in tentazione” oggi può essere frase buona solo per il Padre Nostro, perché ormai è solo un’inutile invocazione. Le tentazioni, purtroppo, sono le fondamenta di Sistemi di potere marci.

KEU, MULTUTILY, GASSIFICATORE… TUTTO SI LEGA

Sistemi di potere che aprono alle privatizzazioni selvagge mascherate da finte opere pie come quelle della Multiutility, che fanno decidere ai futuri amministratori delegati come e dove realizzare impianti funzionali solo al profitto e non al benessere pubblico come in occasione del – per ora – fallito progetto di gassificatore del Terrafino a Empoli o del rigassificatore piazzato nel porto di Piombino saltando a piè pari la Valutazione di impatto ambientale.

Quelle che si stanno dipanando in varie realtà della Toscana sono vicende apparentemente diverse e che in realtà sono una sola. Stiamo assistendo a un festival dell’assurdo che diventa realtà, anzi ne travalica i confini. Sono tanti destini che si uniscono e hanno i volti e gli sguardi di cittadini che non capiscono, che si sentono presi in giro, che ormai guardano alla politica come qualcosa che riguarda pochi apostoli del “ci pensiamo noi”. O, peggio ancora, una congrega di maggiordomi delle multinazionali dell’energia, di piccoli e grandi potentati che operano solo per fare soldi, per fare soldi, per fare altri soldi. E ai cittadini, quando va bene, viene chiesto di dire qualcosa tanto per dire. E sempre quando sembra che ormai sia troppo tardi. E il più delle volte tardi lo è davvero.

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