Graziano Carboncini: deluso da come sono stato trattato
16-07-2024 22:00 - Le interviste di Clebs.it
Mostra con un pizzico d'orgoglio la dedica che gli ha fatto Franco Cardini poche sere fa, in coda alla presentazione di un suo libro al parco di Serravalle. “Un amico ritrovato, dopo tant'anni”. Graziano Carboncini 82 anni, candidato nella lista Centrodestra per Empoli-Andrea Poggianti sindaco alle ultime elezioni comunali di Empoli, sventola quei fogli con la frase autografa di Cardini. «E' un documento – dice – che fu presentato nel 1965 a Fidel Castro, durante un viaggio a Cuba di una delegazione di giovani dirigenti del Movimento sociale, tra i quali c'era anche Cardini. Lo conservo da allora».
La sua passione politica è tutta chiusa in questo: le amicizie che può vantare a destra (“Pietrangelo Buttafuoco, Marcello Veneziani, lo stesso Cardini. Almirante mi chiamava anche in piena notte”) che sono, in un certo modo, il termometro del suo ruolo nella storia di quel partito. Ed è una passione rinata nei mesi scorsi, quando a dispetto della sua età, ha deciso di tornare a impegnarsi, nella politica locale. «Mi sono sentito ringiovanito – racconta – e durante la campagna elettorale ho avuto anche momenti di grande emozione».
Sempre legate alle amicizie. «Durante un evento alla zona sportiva mi avvicinò Graziano Cioni, l'ex vicesindaco di Firenze – racconta Carboncini – Venne a chiedermi scusa per alcuni episodi accaduti cinquant'anni prima».
La sua passione politica è tutta chiusa in questo: le amicizie che può vantare a destra (“Pietrangelo Buttafuoco, Marcello Veneziani, lo stesso Cardini. Almirante mi chiamava anche in piena notte”) che sono, in un certo modo, il termometro del suo ruolo nella storia di quel partito. Ed è una passione rinata nei mesi scorsi, quando a dispetto della sua età, ha deciso di tornare a impegnarsi, nella politica locale. «Mi sono sentito ringiovanito – racconta – e durante la campagna elettorale ho avuto anche momenti di grande emozione».
Sempre legate alle amicizie. «Durante un evento alla zona sportiva mi avvicinò Graziano Cioni, l'ex vicesindaco di Firenze – racconta Carboncini – Venne a chiedermi scusa per alcuni episodi accaduti cinquant'anni prima».
Parliamo degli anni Settanta, quelli della strategia della tensione, delle lotte, anche fisiche e violente, tra esponenti di opposte fazioni. Anche a Empoli: «Una volta vennero sotto casa mia con i forconi – racconta – un'altra lanciando una molotov contro il portone di ingresso. Erano tempi diversi, per la politica abbiamo rischiato la vita o la galera».
Una passione nata che, in pratica, aveva ancora i calzoncini corti. “Avevo 14 anni quando mi sono inscritto al Movimento sociale – racconta – Era il 1956. La sede del partito, allora, era in via dei Neri”. I motivi che lo spinsero ad abbracciare un percorso politico di destra sono «personali – dice - Molto personali. Le avrò raccontate a un paio di persone, nella mia vita, compresa mia moglie. Riguardano la mia famiglia, quando abitavamonella frazione di Pagnana. Ai tempi non c'era neppure il ponte». Lo dice con un filo di commozione che si trasferisce visibilmente nella voce e negli occhi.
Di quel partito Carboncini è stato militante ed ne è diventato anche segretario: negli anni Settanta, quando la sede si era trasferita in via Roma. E in via Roma, poco distante, aveva la sua attività commerciale. Quando Empoli dibentò teatro dei tragici fatti compiuti da Mario Tuti («Lo conoscevo, veniva qualche volta, ma bazzicava soprattutto Pisa. Era un giovane schivo, convinto di sè, aveva pochi amici nel partito empolese».
Mostra con orgoglio anche i libri che legge, sempre sui temi della politica di destra: Un fascismo possibile, di Paolo Buchignani, Fascisti Rossi, dello stesso autore, Fratelli in camicia nera di Pietro Neglie. E sui quali poggia la sua cultura politica. «Ho sempre frequentato gente che sapeva più di me, avevo voglia di imparare, sono vecchio stampo», sottolinea. E anche la campagna elettorale che si è appena conclusa per le amministrative a Empoli, l'ha condotta come si faceva una volta: «Sono andato di casa in casa, ho conquistato i voti per la coalizione con la quale avevo deciso di rimettermi in gioco, caffè dopo caffè, chiacchiera dopo chiacchiera».
Ma perché dopo tanti anni di silenzio Carboncini ha deciso di rimettersi in gioco e sostenere la candidatura di Andrea Poggianti a sindaco, con quelle liste civiche di centrodestra? Colpa della fiamma, quella tricolore. «Non mi piaceva vedere una figura come quella dell'imprenditore Campinoti, senza un percorso politico preciso alle spalle, sotto la fiamma tricolore. Quel simbolo sono andato a difenderlo nei tribunali».
Critica le scelte che, per le amministrative empolesi, avevano fatto i dirigenti regionali del partito, ma l'esperienza con il centrodestra civico, lo ha anche deluso. E parecchio. Tanto che, a metà percorso aveva deciso di ritirarsi.
«Mi hanno coinvolto poco – spiega Carboncini- quando c'era da andare in giro, da visitare le attività economiche, le botteghe del centro, non mi hanno mai invitato. Eppure la gente a Empoli mi conosce, avrei potuto dare un contributo sostanziale. Ho avuto l'impressione che si volesse valorizzare solo alcuni candidati. Eppure Poggianti era riuscito a mettere insieme tanta gente valida. ma io mi sono sentito escluso, messo in disparte».
Una delusione cocente, al punto da sfiorare l'idea di dimettersi da candidato: aveva già pronta la lettera che avrebbe presentato all'ufficio elettorale quando mancavano due giorni all'apertura dei seggi per il voto. Poi ha desistito. Anche se alcuni temi, a lui cari (la questione Terrafino, il gassificatore), avrebbe voluto che fossero stati di più al centro del dibattito. Mostra una cartina geologica dell'area di via del Castelluccio, spiega che lì, anni addietro, erano stati fatti saggi per capire se nel sottosuolo ci fosse del metano.« Negli anni Sessanta - racconta - furono fatti saggi a Casenuove e al Terrafino. A Casenuove, ricordo, non fu trovato niente. Nell'area industriale, invece, fu detto che c'era del metano, non di ottima qualità ma che, in caso di necessità, sarebbe stato utile per l'autonomia dell'Empolese. Non se ne seppe più nulla. Poteva essere un cavallo di battaglia dell'ultima campagna elettorale, avremmo potuto tirarlo fuori. Ci pensavo da un paio d'anni, da quando con la guerra ucraina, è iniziata la crisi energetica. Non è stato così».
Una passione nata che, in pratica, aveva ancora i calzoncini corti. “Avevo 14 anni quando mi sono inscritto al Movimento sociale – racconta – Era il 1956. La sede del partito, allora, era in via dei Neri”. I motivi che lo spinsero ad abbracciare un percorso politico di destra sono «personali – dice - Molto personali. Le avrò raccontate a un paio di persone, nella mia vita, compresa mia moglie. Riguardano la mia famiglia, quando abitavamonella frazione di Pagnana. Ai tempi non c'era neppure il ponte». Lo dice con un filo di commozione che si trasferisce visibilmente nella voce e negli occhi.
Di quel partito Carboncini è stato militante ed ne è diventato anche segretario: negli anni Settanta, quando la sede si era trasferita in via Roma. E in via Roma, poco distante, aveva la sua attività commerciale. Quando Empoli dibentò teatro dei tragici fatti compiuti da Mario Tuti («Lo conoscevo, veniva qualche volta, ma bazzicava soprattutto Pisa. Era un giovane schivo, convinto di sè, aveva pochi amici nel partito empolese».
Mostra con orgoglio anche i libri che legge, sempre sui temi della politica di destra: Un fascismo possibile, di Paolo Buchignani, Fascisti Rossi, dello stesso autore, Fratelli in camicia nera di Pietro Neglie. E sui quali poggia la sua cultura politica. «Ho sempre frequentato gente che sapeva più di me, avevo voglia di imparare, sono vecchio stampo», sottolinea. E anche la campagna elettorale che si è appena conclusa per le amministrative a Empoli, l'ha condotta come si faceva una volta: «Sono andato di casa in casa, ho conquistato i voti per la coalizione con la quale avevo deciso di rimettermi in gioco, caffè dopo caffè, chiacchiera dopo chiacchiera».
Ma perché dopo tanti anni di silenzio Carboncini ha deciso di rimettersi in gioco e sostenere la candidatura di Andrea Poggianti a sindaco, con quelle liste civiche di centrodestra? Colpa della fiamma, quella tricolore. «Non mi piaceva vedere una figura come quella dell'imprenditore Campinoti, senza un percorso politico preciso alle spalle, sotto la fiamma tricolore. Quel simbolo sono andato a difenderlo nei tribunali».
Critica le scelte che, per le amministrative empolesi, avevano fatto i dirigenti regionali del partito, ma l'esperienza con il centrodestra civico, lo ha anche deluso. E parecchio. Tanto che, a metà percorso aveva deciso di ritirarsi.
«Mi hanno coinvolto poco – spiega Carboncini- quando c'era da andare in giro, da visitare le attività economiche, le botteghe del centro, non mi hanno mai invitato. Eppure la gente a Empoli mi conosce, avrei potuto dare un contributo sostanziale. Ho avuto l'impressione che si volesse valorizzare solo alcuni candidati. Eppure Poggianti era riuscito a mettere insieme tanta gente valida. ma io mi sono sentito escluso, messo in disparte».
Una delusione cocente, al punto da sfiorare l'idea di dimettersi da candidato: aveva già pronta la lettera che avrebbe presentato all'ufficio elettorale quando mancavano due giorni all'apertura dei seggi per il voto. Poi ha desistito. Anche se alcuni temi, a lui cari (la questione Terrafino, il gassificatore), avrebbe voluto che fossero stati di più al centro del dibattito. Mostra una cartina geologica dell'area di via del Castelluccio, spiega che lì, anni addietro, erano stati fatti saggi per capire se nel sottosuolo ci fosse del metano.« Negli anni Sessanta - racconta - furono fatti saggi a Casenuove e al Terrafino. A Casenuove, ricordo, non fu trovato niente. Nell'area industriale, invece, fu detto che c'era del metano, non di ottima qualità ma che, in caso di necessità, sarebbe stato utile per l'autonomia dell'Empolese. Non se ne seppe più nulla. Poteva essere un cavallo di battaglia dell'ultima campagna elettorale, avremmo potuto tirarlo fuori. Ci pensavo da un paio d'anni, da quando con la guerra ucraina, è iniziata la crisi energetica. Non è stato così».
Emilio Chiorazzo