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Giovani motivati ed anziani sereni, serve patto generazionale

17-09-2023 22:02 - Opinioni
Di Franco Pescali

Nei precedenti articoli parlando di sicurezza percepita abbiamo analizzato il rapporto tra la mancanza di personale delle forze dell'ordine e la sicurezza e della dematerializzazione dei servizi. Oggi parleremo di demografia, cioè analizzeremo come la nostra comunità sarà nel futuro e quali potranno essere gli effetti sulla percezione della sicurezza nella nostra città.

Secondo i dati pubblicati sul sito del Comune di Empoli, la popolazione nella nostra città al 31 dicembre del 2022 risultava essere formata da 49315 abitanti, di cui 23810 uomini e 25505 donne. Scorrendo altri dati e comparando alcuni grafici, possiamo individuare alcune costanti della nostra comunità: la popolazione negli anni sta crescendo pochissimo, il numero delle persone morte negli ultimi anni è il doppio delle nascite, molti dei bambini e bambine che nascono sono di coppie straniere, i giovani sono pochi, crescono gli anziani e i “super anziani”, nei nostri territori cresce la dispersione scolastica ed infine i giovani che riescono a diplomarsi non sempre hanno le competenze per accedere al mondo del lavoro.

La nostra, è una società che tende ad invecchiare, che è formata per lo più da piccoli gruppi famigliari ma soprattutto è una comunità in cui cominciano a scarseggiare i giovani. Siamo una nazione in cui si vive a lungo, ma a differenza di altri paesi, gli anni di non autosufficienza per le persone anziane sono maggiori, con grandi problemi sia nelle relazioni sociali che di assistenza sociosanitaria, soprattutto nelle famiglie con anziani con malattie cronico degenerative. Tutti questi elementi appena descritti sicuramente incidono sulla percezione di sicurezza ed è bene che la politica se ne faccia carico immediatamente. Inoltre, purtroppo stanno aumentando le truffe compiute verso la terza età.

Secondo i dati appena pubblicati dal Ministero degli Interni, nel quadriennio dal 2019 al 2022, il numero di vittime totali del reato di truffa risulta in aumento, con prevalenza di reati verso gli uomini nella fascia di età dai 65 ai 70 anni, mentre dai 70 anni le più colpite sono spesso donne che vivono da sole.

Purtroppo, l'anziano che subisce una truffa subisce un doppio danno, quello economico e quello, forse più grave e difficile da superare di natura psicologica, costituito dalla vergogna, dal riconoscersi inadeguato o troppo ingenuo. Spesso anziani che subiscono truffe, smettono di uscire di casa, si isolano si vergognano, entrando così in una “morte relazionale”. Servono quindi campagne informative per informare gli anziani sulle truffe, che stanno diventando sempre più pericolose e invasive, ma servono anche servizi, strutture, arredi urbani a misura d'anziano.

La chiusura di una bottega, di una edicola, per una persona anziana può rappresentare un problema; l'utilizzo spinto di servizi “dematerializzati”, quali invio di documenti tramite posta elettronica o altri device, possono essere ostacoli insormontabili, che minano la fiducia e l'autostima delle persone più anziane. Inoltre, anche nel nostro Circondario andrebbe istituito come proposto da un partito politico locale, un ufficio di assistenza e ascolto per gli anziani vittime di truffe, così come già istituti in diversi comuni nel nostro paese.

Come abbiamo già detto, subire una truffa subire un furto, per una persona anziana può essere un trauma. La catenina o la fede rubata, molte volte hanno valori affettivi enormi, perché ricordano il marito o la moglie oppure perché ricordano un dato momento della vita. Rubare questi oggetti, che possono valere anche poco dal punto di vista economico, significa violare l'intimità, significa colpire la propria autostima. Ecco, quindi, che l'aiuto di uno psicologo che aiuti a superare il trauma della truffa, l'aiuto di un volontario che aiuti la persona a “riprendersi” la vita e la fiducia in sé, sono operazioni importanti per evitare che la persona venga sopraffatta dalla paura e da un senso di insicurezza.

L'altro aspetto su cui dobbiamo vigilare è quello legato al mondo giovanile. Purtroppo, il periodo di isolamento dovuto al covid ha prodotto grossissimi danni sulla popolazione giovanile, sia dal punto di vista relazionale che dal punto di vista del rendimento scolastico. Sono in aumento i disagi psicologici, sono cresciute del 55% rispetto al 2020 le richieste di aiuto di chi pensa al suicidio; ogni giorno nel nostro paese un ragazzo o una ragazza si suicida. Inoltre, sono in aumento il fenomeno della baby gang, del bullismo sia nel mondo reale che virtuale e aumentano anche il consumo di alcolici e droghe.

Oggi purtroppo i giovani non hanno quelle bussole o quelle mappe cognitive, che le generazioni precedenti avevano: partiti politici, sindacati, parrocchie e famiglie sono tutte istituzioni che offrivano, un modo per stare insieme, per ricevere e condividere valori, per programmare una vita e un futuro. Inoltre, la precarizzazione del mondo del lavoro, i bassi stipendi, l'impossibilità di accedere in autonomia alla richiesta di un mutuo, le città che espellono studenti in favore del turismo “mordi e fuggi”, sono tutti fattori che provocano mancanza di fiducia e insicurezza. Serve quindi anche nella nostra comunità un maggiore impegno rivolto ai giovani per favorire l'indipendenza dalle famiglie e la possibilità di crearsi un personale percorso di vita.

Come tanti paesi nord Europei, dobbiamo investire molte risorse nell'orientamento scolastico, partendo già dalle medie inferiori per cercare di aiutare gli studenti a scoprire le loro potenzialità ed evitare che scelgano percorsi di studio non adatti alle proprie competenze, ma a seguire “tradizioni o consigli famigliari” o a scegliere quel percorso di studio “perché lo fa l'amica del cuore”. Secondo la fondazione Ambrosetti nei prossimi dieci anni, avremo una diminuzione di studenti di circa un milione e mezzo; dobbiamo quindi offrire ai nostri pochi studenti tutte quelle attenzioni perché il loro capitale umano non vada sprecato.

In un paese povero di materie prime come il nostro, dobbiamo investire nell'economia della conoscenza, riscoprendo la cultura tecnica e scientifica e incentivando nei territori la creazione di ITS, per riuscire a stare al passo nei processi di rivoluzione tecnologica. Serve un patto generazionale per offrire ai nostri giovani un futuro e per garantire agli anziani serenità, in un periodo di grosse turbolenze internazionali e di rivoluzioni tecnologiche. La parola futuro, soprattutto per le nuove generazioni deve indicare valori positivi, non incertezza, insicurezza, precarietà.
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