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Extra profitti delle banche, tassazione boomerang

05-09-2023 14:58 - Opinioni
di Alessandro Conforti*

Qualche settimana fa il governo, a sorpresa, ha approvato un decreto legge che inventa una nuova tassa sugli utili delle banche, o meglio sui maggiori utili rispetto a quelli fatti nel 2022 e su quelli che saranno fatti nel 2023. La tassa, prima di essere aggiustata (e chissà come verrà poi alla fine) prevedeva un incasso, per lo stato, di circa 8-10 miliardi applicando sulla differenza tra interessi percepiti ed interessi pagati, quello chiamato margine d’interesse, una tassa del 40% se il margine d’interesse, anno su anno, eccede il 3% per il 2022 ed il 6% per il 2023. Gli effetti immediati sono stati una “bomba”. La Borsa ha perso subito ben 9 miliardi di euro e ridotto di molto la capitalizzazione, cioè il valore di borsa di tutte le banche.

L’allarme è tale che il ministro del Tesoro, o Mef, Giorgetti interviene per dire che ci sarà comunque un tetto massimo a questa tassa, in percentuale sul totale dell’attivo delle banche stesse. Questa mossa rasserena un po’ i mercati che recuperano qualcosa ma riduce il gettito previsto in modo drastico, dagli 8-10 previsti si passa ai 2-3, e magari anche a meno perché qualche partito di governo propone ancora degli aggiustamenti. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si assume la paternità, anzi la maternità di questa norma e, a mio parere, fa anche peggio perché dimostra i danni che può fare l’approssimazione o l’incompetenza quando arrivano al potere, trasformandosi spesso in arroganza. Come chiamare infatti il non coinvolgimento del ministro del Tesoro e della Banca d’Italia in una cosa del genere? forse si è fidata del sostanziale via libera probabilmente avuto da capi di banca Intesa ed Unicredit, vogliosi d’ingraziarsi il governo per le loro evidente colpe in tanti altri campi!

Infatti la ragione del provvedimento nasce dal comportamento delle banche che, in questi ultimi due anni hanno aumentato il costo del denaro su mutui, scoperti di c/c, prestiti ed altro di 4-5 punti ma hanno tenuto fermi, nella maggior parte dei casi, gli interessi a favore della stragrande maggioranza dei clienti depositanti, creando così un maggior utile per i loro conti economici, quell’utile che con il decreto legge si è voluto colpire. Apparentemente è stata fatta una specie di giustizia, più o meno proletaria e da un governo che certamente si offenderebbe a chiamarlo tale, ma si è arrecato un danno gravissimo al nostro paese ed alla sua credibilità internazionale.

Chi decide quando c’è una extra profitto ? Perché non si è fatto niente del genere per l’industria farmaceutica certamente arricchitasi ai tempi del Covid? O per l’industria delle armi, mai purtroppo florida come adesso? O per le società di trasporto aereo che hanno aumentato i prezzi fino al 70%? O per hotel e ristoranti, B & B che hanno aumentato, non sempre motivatamente, i loro prezzi?

Ed i mercati finanziari del mondo, gli investitori stranieri siamo certi che continueranno a fidarsi e fare investimenti in un Paese che, dalla sera alla mattina, stravolge regole consolidate? Le perdite di borsa che poco interesse hanno sul grande Pubblico, ne hanno purtroppo per la valutazione del Paese, meglio del rischio Paese, e stanno lì a dimostrare che è stato fatto un autogol per una cifra modestissima con la quale peraltro si è detto via via di: voler diminuire gli interessi sui mutui (impossibile su quelli in essere), di rinnovare i contratti, di aumentare le pensioni, di ridurre il carico fiscale. In pratica è una presa in giro perché tutte queste cose con 2-3 miliardi è impossibile farle, mentre è stato possibile spaventare e far preoccupare mezzo mondo.

Cosa si poteva/doveva fare? Pressione sulle banche perché alzassero i tassi di deposito; aumentare l’aliquota fiscale, una tantum, per i redditi delle banche indipendentemente da calcoli cervellotici ed anche contestabili (se una banca ha guadagnato più dai servizi che dal margine d’interesse non rientra nella casistica della tassa sugli extra profitti; è come se la Sammontana pagasse più tasse per utili derivanti dalla vendita del barattolino rispetto a quella dei gruvi, o viceversa); fare una politica attiva di controllo prezzi, non solo quelli bancari, per limitare gli aumenti eccessivi che tormentano milioni di persone da ormai troppi mesi.

Si è invece preferito gettare il mostro in prima pagina (e le banche, con le loro colpe, interpretano bene questo mostro), far “sfogare” la piazza ed inventare un altro mostro, quello degli extra profitti che di volta in volta saranno individuati e per il calcolo del quale, oggi, non ci sono metodi ma solo le “intuizioni” della presidente del consiglio. Domani chissà!

* Ex bancario
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