29 Aprile 2025
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Due o tre cose sul mercato dell'Empoli, tanto per contrastare chi è rimasto... deluso

06-02-2025 14:46 - Sport
di Gabriele Guastella

La prima domanda che ci poniamo nel parlare della sessione di calciomercato invernale è la seguente: è veramente necessario tenere aperta una sessione di calciomercato per un mese, durante lo svolgimento delle competizioni e, soprattutto, dei campionati? Probabilmente tenerla aperta per così tanto tempo trova utilità solo in coloro che devono narrare vicende di questo tipo, per riempire le colonne dei giornali, per creare attesa nei talk show, creare click nei portali di informazione, e gonfiare le tasche dei soliti manager sempre più invadenti, e pressanti, nel mondo calcistico.
A subire, come al solito, sono sicuramente i tifosi sempre più frastornati e confusi, e poi inebriati dagli annunci ad effetto, perfino disorientati nell'immergersi in cognomi sempre più esotici e sempre meno "italiani". A subire, però, non sono solo i tifosi; ci sono anche i cosiddetti club minori, sempre più "ostaggio" dei procuratori, e di un vorticoso e pericoloso meccanismo economico tendente a schiacciare la parte buona, e costruttiva, del calcio. Meglio se non scendo nel dettaglio, il mio potrebbe diventare, per esempio, un attacco al Como, perché va bene avere una proprietà forte alle spalle, ma spendere 105 milioni di euro in sei mesi, di cui quasi 50 a gennaio, e solo 27 milioni di euro nelle ultime dodici ore di calciomercato per prelevare i tre calciatori Douvikas, Azon, Vojvoda, ed una serie di ragazzi destinati alla formazione Primavera di cui per uno di loro sono stati offerti 3 milioni.

Parliamo di normare il calcio, di evitare che possa essere perso il controllo, e poi si leggono cifre del genere. Sia chiaro un concetto: scrivo questo senza punta di invidia, preferisco dieci, cento, mille volte il mio piccolo Empoli, pieno di problemi, e che per competere con le grandi deve utilizzare costantemente ben altre qualità quali intelligenza, competenza, programmazione ed idee. Le stesse qualità che ventinove anni fa ci hanno permesso di battere lo stesso Como sul campo e conquistare con lo stesso presidente attuale la promozione in Serie B, oppure per competere con lo stesso Como di ventitré anni fa, con una proprietà già allora abbastanza importante, e conquistare a braccetto la promozione in Serie A sempre sotto la stessa gestione societaria che perdura da trentaquattro anni.

Ora comprenderete bene che in un panorama in cui una neopromossa, attualmente impelagata in zona retrocessione, si permette il lusso di investire oltre cento milioni di euro in sede di allestimento rosa in meno di un anno per le altre concorrenti dello stesso livello, e in particolar modo per l'Empoli, tutto diventa davvero complicato. Ricordo molto bene un intervento di Fabrizio Corsi che andò in onda su Antenna 5 nell'autunno 1996, ospite in una puntata della trasmissione dedicata alle vicende dell'Empoli e condotta dal collega Alessandro Lippi. L'Empoli era una neopromossa in Serie B, ritrovata sette anni dopo la precedente esperienza, l'obiettivo era la salvezza ed il progetto a medio lungo termine era quello di stabilizzarsi in serie cadetta; parole e concetti chiari, che sintetizzo così: "pensiamo che l'Empoli possa tranquillamente competere in Serie B, per il modo di concepire calcio che parte dalla cura dei giovani, e per organizzazione. Se il Chievo disputa la Serie B, può starci anche l'Empoli, con una nostra filosofia...". L'Empoli alla fine di quel campionato varcò la soglia della Serie A, ci restò per due anni e tornammo in B. Pensammo che poteva essere stata solo una fugace apparizione, ma poi in Serie A ci siamo ritornati più volte, e da quella volta vincendo perfino tre campionati di Serie B. Tutto questo è stato frutto delle qualità sopra descritte che ben volentieri ricordiamo nello stesso ordine: Intelligenza, competenza, programmazione ed idee. L'Empoli ha vinto spesso con l'energia che è partita dal basso, ergo il proprio settore giovanile, e la vittoria più importante del proprio settore giovanile, immersa tra coppe e scudetti, è probabilmente quella che risale all'estate del 2012. In un momento difficile, soprattutto sotto l'aspetto economico, ha avuto la "fortuna" di poter ripartire dai propri giovani, di assoluto livello qualitativo: basta rileggersi la rosa che componeva la squadra allenata allora da Maurizio Sarri per intuirlo.

Probabilmente oggi, a distanza di un'altra dozzina di anni, siamo nuovamente in un'altra situazione difficile. L'energia dal basso c'è sempre, perché intravediamo un nutrito gruppo di giovani qualitativamente di eccelso valore, anche se c'è da attendere ancora un po'. E forse oggi non basta neanche più per stare a certi livelli; le parole del presidente degli ultimi mesi sull'apertura a nuovi soci in tal senso suonano come piuttosto indicativi, e fanno eco a quelle della famosa trasmissione di Antenna 5 di un trentennio fa, testimoniando però che gli scenari intorno sono cambiati e che il club ha necessità di mutare leggermente le proprie caratteristiche per restare competitivo. Ciò non significa trasformarsi in un club che spara milioni in qua e là come coriandoli, o che colleziona figurine, ma di un club che con risorse adeguate performa i propri risultati perseguendo i propri sani principi. Lo stadio ristrutturato, il completamento dei lavori a Monteboro sono solo due tasselli utili a rendere attrattivo il progetto Empoli, per il quale il solo progetto tecnico a garanzia non può bastare.


La gestione degli ultimi cinque-sei anni, forse, non è stata perfettamente in linea con i principi che abbiamo sempre apprezzato ad Empoli, ma è stata certamente quella che ha permesso all'Empoli di restare sportivamente ai vertici del calcio italiano, probabilmente decisiva per raggiungere lo storico traguardo delle quattro partecipazioni consecutive in massima divisione mai raggiunto prima. Da Empoli abbiamo visto transitare calciatori di un certo valore, investendo in alcuni casi anche molto, ma abbiamo notato che con sempre più sistematica frequenza il club ha dovuto ricostruire per intero ogni volta la rosa, con sempre meno calciatori di proprietà e con sempre più frequenti prestiti da altri club. E, forse, è proprio anche questo aspetto che ha un po' "indebolito" la forza economica.


Molte risposte a vari quesiti ci saranno fornite probabilmente tra poche ore, è attesa infatti la Conferenza Stampa del Direttore Sportivo Roberto Gemmi, altre le scopriremo soltanto in un tempo più dilatato, e come sempre sarà il campo a fornire sentenze certe. Quello che possiamo dire è che chi si aspettava grandi manovre in entrata è rimasto deluso. I numerosi infortuni della prima parte di stagione hanno ridotto numericamente la rosa azzurra, che sicuramente il solo innesto di Christian Kouamé non può compensare. L'altro arrivo è il portiere Marco Silvestri, che però sostituisce il partente pari ruolo Perisan. Parallelamente però nel mentre sottolineiamo l'aspetto negativo andiamo a sottolineare anche un aspetto particolare e, per certi versi, sorprendente: l'Empoli non ha operato cessioni importanti. Potrebbe sembrare un'osservazione scontata e poco rilevante, ma alla resa dei conti, tra qualche mese, potrebbe anche risultarne decisiva. Sostanzialmente il gruppo squadra plasmato magistralmente da Roberto D'Aversa è rimasto intatto, certo scalfito brutalmente dagli infortuni, ma coeso e intenzionato a farsi valere nella parte finale di questa stagione. I nuovi acquisti, dunque, potrebbero essere rappresentati proprio da coloro che davamo quasi tutti come sicuri partenti e, perché no, anche da coloro che reduci da infortuni potremo avere la fortuna di recuperare strada facendo.


Reggere l'urto in queste settimane, restare attaccati alla lotta salvezza, e farsi trovare pronti per la volata finale: uniti più che mai.

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