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Dopo anche Serravalle farà comune?

16-07-2024 10:00 - Opinioni
Anche Serravalle farà comune? La domanda, provocatoria, viene spontanea dopo la presentazione del progetto per la costruzione del nuovo stadio Carlo Castellani (col rispetto per tutti preferiamo continuare a chiamarlo così), un impianto per il quale mai slogan fu più azzeccato. Davanti a quanto i vertici dell'Empoli calcio hanno fatto vedere c'è infatti ben poco da dire se non definirlo “del futuro”. Uno stadio avveniristico, dotato di confort, ideale per giocare a calcio, capace di soddisfare le esigenze di tutti coloro che decideranno di assistere ad una partita pagando semplicemente un biglietto di curva o essendo invitati come vip. Non sappiamo il perché delle lungaggini di anni per arrivare a stamani ma il risultato finale rende inutili domande e dietrologie: uno splendido progetto, chapeau. Uno stadio ‘benedetto' anche dalla politica che conta, col ministro Abodi venuto nella Empoli a lui politicamente lontana non certo per caso e sicuramente grazie al lavoro diplomatico portato avanti da Luca Lotti.

Premesso questo, la questione stadio è anche e soprattutto politica visto che è palese come la partita domenicale sia sì importante, ma non prioritaria. Se il progetto che è stato presentato diventerà realtà, la città sarà infatti ridisegnata. La vita commerciale e sociale di Empoli poggia infatti ormai da anni su due pilastri: il centro storico, il giro come piace chiamarlo a noi empolesi, e la zona del centro commerciale di Santa Maria. Il supermercato, l'ennesimo, che nascerà sotto ad una curva del Castellani (in linea d'aria un chilometro dall'ultimo targato Coop), i 23 negozi che saranno dentro la tribuna, l'auditorium sotto all'altra (se consideriamo il Ferruccio ed anche La Perla le sale non mancheranno davvero, chissà poi per chi…) addirittura un albergo o in alternativa un altro parco verde faranno della zona di Serravalle il terzo pilastro su cui poggiare la vita empolese. E, siccome questi siamo e questi bene o male resteremo, la novità stadio è destinata a cambiare assetti ed equilibri della città. Semplice: se una zona ci guadagna, un'altra ci perde.

L'Empoli calcio ed i suoi partners, in quanto spa, hanno tutto il legittimo interesse che i 23 fondi commerciali siano tutti occupati, che qualcuno decida di metterci una palestra o un centro benessere, che tutti vadano lì non solo con la sciarpa azzurra al collo ma anche col carrello della spesa, che si aprano ristoranti o locali per giovani. Ma la città ha lo stesso interesse? Tutto questo che conseguenze porterà alle altre zone? E la viabilità? E il mercato del giovedì? Per questo la sfida è essenzialmente politica perché siamo davanti ad un momento che non darà solo alla squadra di calcio una casa nuova e bellissima, ma che è destinata ad impattare pesantemente su Empoli. Intendiamoci, una sfida piacevole e bella, “un'opportunità che a poche città in Italia capita” come ha giustamente scritto Brenda Barnini, ma pur sempre una sfida da giocare con cautela ed attenzione, specie da chi deve avere la visione completa della città pensando a tutti i portafogli.

Alessio Mantellassi, nel suo intervento, ha posto l'accento sul percorso partecipativo che andrà ad iniziare e che sarà interessante seguire e sa bene che il tutto deve essere ponderato con la massima cura. Ma, percorso partecipativo e bei discorsi a parte, ci sono poi gli interessi con cui fare i conti e, quando si tocca il dio pallone, non sono facili da governare e gestire, come dimostrano ad esempio tanti episodi legati proprio alla vicenda stadio negli ultimi anni (ultima in ordine di tempo la variante Monteboro).

L'Empoli ha finalmente fatto la sua mossa, il tempo dirà quale sarà la risposta della politica. Dopo anche Serravalle farà comune?
Marco Mainardi
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