Don Gherardo, guidato dalla Parola nelle periferie dell'umanità
22-06-2024 23:42 - Cronaca
di Maria Diletta Rigoli*
Quando il 18 Aprile è stata data ufficialmente la notizia della nomina di don Gherardo Gambelli come nuovo vescovo di Firenze, mi trovavo a fare lezione alla Facoltà Teologica dell'Italia Centrale, un'istituzione importante per la vita della chiesa fiorentina, che ha rappresentato per me come per don Gherardo il primo luogo dove poter incontrare e approfondire seriamente la Bibbia.
Proprio la centralità della Parola e il farsi da lei guidare nel mondo, sono a ben guardare il filo rosso che unisce le tante e varie esperienze che hanno arricchito la vita di don Gherardo e lo hanno condotto nelle periferie dell'umanità; don Gherardo infatti è la conferma che pensiero ed azione non sono tra loro in contraddizione, ma che piuttosto, una solida formazione culturale e una viva e feconda pastorale missionaria, sono come due vasi comunicanti: non può esservi la prima senza la seconda, e viceversa. Certo, la Facoltà di Teologia e gli studi biblici per lui sono stati solo una delle forme con cui la Parola di Dio si è fatta vita: gli undici anni in Africa nelle terre più povere del mondo; il carcere come luogo delle tante marginalità umane, delle vite spezzate e dei legami interrotti che devono essere ricostruiti; la carità vissuta in tutte le sue forme; tutte queste esperienze hanno reso don Gherardo un uomo di fede e di vita.
La comunità di Castelfiorentino, sia quella religiosa ma anche quella civile, sta vivendo con grande gioia e orgoglio l'esperienza di vedere un proprio concittadino, un amico, uno di “casa” (perché la parrocchia di Santa Verdiana a Castelfiorentino è un po' casa per tutti i castellani), diventare vescovo di Firenze. Certamente alla memoria non può non sovvenire il card. Silvano Piovanelli, parroco per 25 anni proprio di Santa Verdiana e poi vescovo di Firenze: attento, pronto ad andare incontro a tutti, riformatore e innovatore (si pensi all'importanza del sinodo diocesano di cui fu promotore); insieme al ricordo però, nasce in tutti l'augurio e la speranza di trovare in don Gherardo un vescovo che in questo particolare momento storico sappia, come fu allora per Silvano Piovanelli, ridare fiducia e speranza ad una società percorsa da tensioni, solitudini e disgregazione. La chiesa fiorentina ha oggi più che mai bisogno di un vescovo che sappia ascoltare, che voglia includere le diverse sensibilità ed esperienze, che sappia guidare il popolo sempre più vicino a Dio e ai fratelli e alle sorelle, come in un unico abbraccio; che sappia tenere uniti centro e periferie della diocesi, siano esse geografiche o umane; che desideri stimolare una sempre maggiore consapevolezza e responsabilità dei laici nella vita delle parrocchie; che si metta in dialogo costruttivo con le istituzioni della città per ricostruire insieme il tessuto sociale.
In questo momento di grandi tensioni, dove soprattutto i giovani, con sempre maggiore difficoltà guardano con fiducia al futuro; dove le guerre e le violenze ci circondano spesso nell'indifferenza dei media; dove la povertà è in costante crescita; dove sembra non esserci spazio per la speranza, pensando al grande lavoro che spetta al vescovo Gherardo, sovvengono le parole di Dietrich Bonhoeffer, che siano per lui e per tutta la diocesi una guida e un augurio:
“Ci sono uomini che ritengono poco serio, e cristiani che ritengono poco pio, sperare in un futuro terreno migliore e prepararsi ad esso. Essi credono che il senso dei presenti accadimenti sia il caos, il disordine, la catastrofe, e si sottraggono nella rassegnazione o in una pia fuga dal mondo alla responsabilità per la continuazione della vita, per la ricostruzione, per le generazioni future. Può darsi che domani spunti l'alba del giudizio universale: allora, non prima, noi deporremo volentieri l'opera per un futuro migliore”. (Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa)
La comunità di Castelfiorentino, sia quella religiosa ma anche quella civile, sta vivendo con grande gioia e orgoglio l'esperienza di vedere un proprio concittadino, un amico, uno di “casa” (perché la parrocchia di Santa Verdiana a Castelfiorentino è un po' casa per tutti i castellani), diventare vescovo di Firenze. Certamente alla memoria non può non sovvenire il card. Silvano Piovanelli, parroco per 25 anni proprio di Santa Verdiana e poi vescovo di Firenze: attento, pronto ad andare incontro a tutti, riformatore e innovatore (si pensi all'importanza del sinodo diocesano di cui fu promotore); insieme al ricordo però, nasce in tutti l'augurio e la speranza di trovare in don Gherardo un vescovo che in questo particolare momento storico sappia, come fu allora per Silvano Piovanelli, ridare fiducia e speranza ad una società percorsa da tensioni, solitudini e disgregazione. La chiesa fiorentina ha oggi più che mai bisogno di un vescovo che sappia ascoltare, che voglia includere le diverse sensibilità ed esperienze, che sappia guidare il popolo sempre più vicino a Dio e ai fratelli e alle sorelle, come in un unico abbraccio; che sappia tenere uniti centro e periferie della diocesi, siano esse geografiche o umane; che desideri stimolare una sempre maggiore consapevolezza e responsabilità dei laici nella vita delle parrocchie; che si metta in dialogo costruttivo con le istituzioni della città per ricostruire insieme il tessuto sociale.
In questo momento di grandi tensioni, dove soprattutto i giovani, con sempre maggiore difficoltà guardano con fiducia al futuro; dove le guerre e le violenze ci circondano spesso nell'indifferenza dei media; dove la povertà è in costante crescita; dove sembra non esserci spazio per la speranza, pensando al grande lavoro che spetta al vescovo Gherardo, sovvengono le parole di Dietrich Bonhoeffer, che siano per lui e per tutta la diocesi una guida e un augurio:
“Ci sono uomini che ritengono poco serio, e cristiani che ritengono poco pio, sperare in un futuro terreno migliore e prepararsi ad esso. Essi credono che il senso dei presenti accadimenti sia il caos, il disordine, la catastrofe, e si sottraggono nella rassegnazione o in una pia fuga dal mondo alla responsabilità per la continuazione della vita, per la ricostruzione, per le generazioni future. Può darsi che domani spunti l'alba del giudizio universale: allora, non prima, noi deporremo volentieri l'opera per un futuro migliore”. (Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa)
*docente di Ebraico e Sacra Scrittura presso la FTIC
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