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Da 71mila pannolini a pancali di cibo: l'esempio virtuoso di Re.So.

21-09-2023 09:08 - Opinioni
di Enrico Roccato*

Riduci, riusa, ricicla.
Uno slogan dal potente significato e dal grande valore in termini di risultati possibili nella gestione dei rifiuti di qualsivoglia genere. Ma quanti concretamente lo praticano? I rifiuti sono compagni di ogni gesto quotidiano e cerchiamo sempre di liberarci di loro senza renderci conto di quanto sia complicato farlo e di quante risorse richiedono per la loro gestione.

Se a livello personale il peso dei nostri gesti è limitato, a livello delle attività produttive o comunque commerciali è molto elevato. Molti passi in avanti sono stati fatti da quando i rifiuti si accumulavano lungo le strade (ma purtroppo le crisi ricorrenti in alcune grandi città ce lo fanno ricordare ancora) e maggiore di un tempo è l’attenzione di molti di noi nell’usare comportamenti che rispondano allo slogan di cui sopra ed in particolare nell’impegno per la riduzione ed il riciclo ma siamo ancora i primi passi di un percorso di crescita sempre più urgente.

Ci sono per fortuna molte esperienze positive che indicano una strada giusta per dare un esempio di come sia possibile fare bene. Vogliamo partire da un esempio concreto per rendere chiara una possibilità concreta. A Empoli da 20 anni esiste una realtà di volontariato che per sua filosofia ha il recupero di materiali, soprattutto alimentari, che sarebbero destinati a riempire i compattatori di Alia. I volontari dell’associazione Recupero Solidale raccolgono quanto viene scartato dalle attività commerciali di alcune ditte (principalmente della grande distribuzione organizzata) e lo redistribuiscono alle associazioni del volontariato del nostro territorio per poter soddisfare i bisogni di tante famiglie che vivono in condizioni di difficoltà sociale ed economica e possono trovare supporto nel sostegno alimentare a loro fornito.

L’associazione Recupero Solidale (Re.So.) gestisce tonnellate di prodotti alimentari attraverso il lavoro settimanale dei propri volontari che, come la gran parte delle associazioni, prestano il loro tempo e la loro fatica per garantire una risposta a bisogni che altrimenti non sarebbero soddisfatti. Il lavoro si basa sull’organizzare la raccolta di prodotti altrimenti destinati a rifiuto impegnandoci quindi sul riciclo che in questo caso è finalizzato al sostegno sociale. Ma quanto quotidianamente viviamo ci spinge a riflettere, e le esperienze sono tante in questo senso, su quanto materiale viene quotidianamente sprecato e buttato via senza alcun rispetto per il “riduci, riusa, ricicla”.

Un esempio clamoroso di questo è quanto a noi accaduto in queste settimane. Siamo stati raggiunti dalla telefonata di una ditta produttrice di macchine per il confezionamento dei pannolini per bambini. Per poter provare il corretto funzionamento dei macchinari prodotti, questa ditta avvia un processo lavorativo che porta alla produzione di migliaia di pannolini che non sono destinati alla vendita e che vengono buttati via. Sì, parliamo di buttare via pannolini perfettamente utilizzabili solo perché si tratta di prove di produzione.

Questa ditta ci ha trovato in rete (www.recuperosolidale.org), ci ha contattato e settimana scorsa abbiamo ricevuto 24 bancali con 71000 pannolini di diverse misure in perfette condizioni. I pannolini sono stati subito distribuiti alle associazioni di volontariato che hanno potuto mettere a disposizione dei loro assistiti un prodotto che grava molto sulla spesa settimanale di una famiglia. Questa piccola storia conferma quanto da sempre sosteniamo: esiste una grande zona grigia di prodotti che potrebbero, per le loro caratteristiche, essere comunque utilizzati ma che invece per pigrizia, per ignoranza, per incapacità vengono buttati via e contribuiscono a creare una gran massa ulteriore di rifiuti che gravano con il loro costo sulla collettività.

Esistono molte attività commerciali ed industriali da noi conosciute che non sanno cosa fare di prodotti scartati dalla loro produzione per piccoli difetti, per errori di etichettatura, per lievi danni che mantengono però inalterate le loro caratteristiche principali. Questi prodotti non possono essere commercializzati e vanno a riempire i magazzini per poi diventare rifiuti ed essere buttati via. E’ un chiaro esempio della mancanza di una cultura relativa al rifiuto ed al suo peso nella filiera di produzione dello stesso, un esempio della mancanza di azioni informative e formative adeguate alla drammaticità del problema.

Questo si ripercuote anche sul lavoro dell’associazione Recupero Solidale e su quello delle 35 associazioni di volontariato del nostro territorio che a noi fanno riferimento. Fatichiamo a sostenere il nostro lavoro di fronte alle difficoltà organizzative che ogni giorno dobbiamo risolvere, di fronte alla normativa sempre più vincolante che tocca attività di volontariato come la nostra ma soprattutto ci mette in difficoltà la mancanza di sostegno e di vicinanza rispetto ai risultati qualitativi e quantitativi del nostro impegno.

La partita dei rifiuti va giocata nei tempi lunghi e con strategie complesse che esulano dall’attività di una singola associazione. Ma esempi come quello qui rappresentato dimostrano che possiamo migliorare molto i risultati nel riciclo, anche partendo dal sostegno alle attività di chi si sta impegnando già oggi con efficacia, un sostegno che non deve mancare e dal mondo della produzione e dal mondo politico-amministrativo.
* vicepresidente Re.So. recupero solidale
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