Criminalità organizzata, una presenza consolidata
29-08-2023 08:59 - Opinioni
di Filippo Torrigiani
Il sistema mafioso criminale presente in Toscana ha, nei fatti, irrobustito la propria presenza: fino a poco tempo fa si era erroneamente sostenuto che la Toscana, pur essendo terreno fertile per i traffici illeciti delle varie consorterie, non fosse tuttavia valutata vera e propria terra di mafia. Oggi, però, il corso degli eventi ha sancito altro: le oramai consolidate pratiche criminali attuate dalle mafie in Toscana quali, spaccio di stupefacenti, riciclaggio, usura, sfruttamento, caporalato etc. etc. (a cui partecipano attivamente anche le associazioni a delinquere straniere albanesi, magrebine, nigeriane e cinesi) hanno fatto sì che la criminalità organizzata, nelle sue diverse varianti, rappresenti una costante. A questo proposito vanno ricordate le dichiarazioni del Procuratore generale, Dott. Viola, durante l'apertura dell'anno giudiziario 2022 secondo cui «la mafia non è più un'infiltrazione ma una presenza strutturata e consolidata». Sempre più preoccupante è il fenomeno del traffico di sostanze stupefacenti: su sul fronte dei mercati illeciti, la Toscana, è la seconda regione di italiana per cocaina sequestrata dopo la Calabria, con il traffico nel porto di Livorno che si è accresciuto in maniera esponenziale negli ultimi dieci anni. Da segnalare il maxi-sequestro di cocaina, con 3,3 tonnellate nel 2020 secondo solo al porto di Gioia Tauro, e 59 kg per un valore di circa 40 milioni di euro di cocaina nascosti in carico alimentare proveniente dal Sud America nello scorso mese di luglio.
Non va molto meglio riguardo alla questione del riciclaggio: la nostra Regione si colloca in questa classifica, assai poco edificante, all'ottavo posto in Italia per segnalazioni sospette circa il riciclaggio di denaro sporco con Prato che è la provincia al primo posto in Italia. Siena e Firenze poi si collocano fra le prime 15.
D'altro canto, più di qualunque cosa, dovrebbero far riflettere i ‘nomi' legati alle famiglie e ai sodalizi criminali presenti nella nostra Regione:
· cosche calabresi: Bagalà, Piromalli Molè, Labate, Mancuso, Nicoscia, Greco
· cosche siciliane: Cappello – Bonaccorsi, Santa Paola - Ercolano
· cosche campane: Mallardo, Lo Russo, Zagaria, Formicola
Un ragionamento parallelo e conseguente lo si deve alla questione che riguarda i beni confiscati alle mafie nel territorio regionale: nel 2020 il totale, in crescita dell'11% rispetto all'anno precedente, constava di 541 beni. Per l'88% si trattava di beni immobili e il resto invece riguardava beni aziendali, presenti soprattutto nelle province di Arezzo e Pistoia. L'aggiornamento dei dati a marzo 2022 ha registrato un incremento importante crescendo, in numeri assoluti tra beni e attività, a ben 775 (69,8%).
Su questo fronte l'impegno prezioso della Regione che ha destinato (per il triennio 2022-2024) ben 5,5 milioni di euro alle amministrazioni locali per il recupero a nuova vita ed il conseguente rilancio sociale ed economico dei beni sottratti alla criminalità, deve necessariamente essere accompagnato da politiche di lungo respiro attraverso progetti di cultura della legalità certamente, ma anche con la creazione di realtà imprenditoriali vere e sostenibili per i nostri giovani, che non sortiscano l'effetto di assistenzialismo, bensì di prospettiva e futuro.
In questa direzione sarebbe auspicabile la creazione di ‘Consorzio toscano della Legalità e dello sviluppo'. Nei fatti una cabina di regia che, sfruttando beni e risorse sottratte alla prepotenza mafiosa, ponga le basi per la realizzazione di un sistema produttivo di qualità di livello regionale. Anche perché, va ricordato, di impresa sana c'è sempre più bisogno: la Toscana, infatti, è la terza regione nel centro nord per numero di imprese interessate da interdittive antimafia (34) dopo Lombardia ed Emilia, soprattutto nei comparti delle costruzioni, dei trasporti e della ristorazione.
Non va molto meglio riguardo alla questione del riciclaggio: la nostra Regione si colloca in questa classifica, assai poco edificante, all'ottavo posto in Italia per segnalazioni sospette circa il riciclaggio di denaro sporco con Prato che è la provincia al primo posto in Italia. Siena e Firenze poi si collocano fra le prime 15.
D'altro canto, più di qualunque cosa, dovrebbero far riflettere i ‘nomi' legati alle famiglie e ai sodalizi criminali presenti nella nostra Regione:
· cosche calabresi: Bagalà, Piromalli Molè, Labate, Mancuso, Nicoscia, Greco
· cosche siciliane: Cappello – Bonaccorsi, Santa Paola - Ercolano
· cosche campane: Mallardo, Lo Russo, Zagaria, Formicola
Un ragionamento parallelo e conseguente lo si deve alla questione che riguarda i beni confiscati alle mafie nel territorio regionale: nel 2020 il totale, in crescita dell'11% rispetto all'anno precedente, constava di 541 beni. Per l'88% si trattava di beni immobili e il resto invece riguardava beni aziendali, presenti soprattutto nelle province di Arezzo e Pistoia. L'aggiornamento dei dati a marzo 2022 ha registrato un incremento importante crescendo, in numeri assoluti tra beni e attività, a ben 775 (69,8%).
Su questo fronte l'impegno prezioso della Regione che ha destinato (per il triennio 2022-2024) ben 5,5 milioni di euro alle amministrazioni locali per il recupero a nuova vita ed il conseguente rilancio sociale ed economico dei beni sottratti alla criminalità, deve necessariamente essere accompagnato da politiche di lungo respiro attraverso progetti di cultura della legalità certamente, ma anche con la creazione di realtà imprenditoriali vere e sostenibili per i nostri giovani, che non sortiscano l'effetto di assistenzialismo, bensì di prospettiva e futuro.
In questa direzione sarebbe auspicabile la creazione di ‘Consorzio toscano della Legalità e dello sviluppo'. Nei fatti una cabina di regia che, sfruttando beni e risorse sottratte alla prepotenza mafiosa, ponga le basi per la realizzazione di un sistema produttivo di qualità di livello regionale. Anche perché, va ricordato, di impresa sana c'è sempre più bisogno: la Toscana, infatti, è la terza regione nel centro nord per numero di imprese interessate da interdittive antimafia (34) dopo Lombardia ed Emilia, soprattutto nei comparti delle costruzioni, dei trasporti e della ristorazione.