08 Settembre 2024
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Commercio etnico: meno ordinanze, più pianificazione

13-02-2024 18:28 - Opinioni
di Franco Pescali

In questi giorni la nostra amministrazione comunale ha emesso un’ordinanza prevedendo la chiusura nelle ore serali di alcuni locali etnici e di minimarket. Come prevedibile questo provvedimento ha sollevato pareri favorevoli e contrari, ma soprattutto ha provocato la preoccupazione di alcuni operatori economici.

Negli scorsi anni nel nostro territorio sono cresciute in modo considerevole imprese individuali con titolari extracomunitari. Sarti, parrucchieri, negozi di telefonia, minimarket, macellerie e negozi di alimentari che vendono cibi tradizionali di altri paesi. Molte di queste attività hanno contribuito a cambiare il volto della città e le sue abitudini; negozi storici del centro sono stati sostituiti da nuove licenze, spesso con nomi stranieri, spesso gestiti da persone che ormai da anni vivono nella nostra realtà. Nelle grandi città ma anche nelle nostre comunità normalmente questi locali sono situati nei pressi delle stazioni ferroviarie, nei porti, nelle periferie dove i prezzi degli affitti dei locali o per l’acquisto normalmente sono più bassi. E normalmente questi spazi sono i luoghi più difficili per quanto riguarda la sicurezza urbana soprattutto per i fenomeni come lo spaccio della droga la prostituzione o reati come risse o ubriachezza molesta.

Come tutti gli esercizi pubblici, ritengo che ove vengano commessi dei reati o che servano come paravento per attività illecite vadano sanzionati secondo le leggi e i regolamenti vigenti. Però quello che sarebbe da evitare è di applicare dei divieti selettivi a determinate attività a prescindere dalla effettiva e conclamata pericolosità sociale. Sarebbe auspicabile in un’ottica di tutela del rispetto e del decoro della città ma anche di garanzia del diritto d’impresa, agevolare i commercianti della stazione e dei minimarket affinché creino delle associazioni per poter al meglio coordinare iniziative che tutelino sia il decoro e il rispetto delle leggi che il diritto al commercio.

Questo tipo di esperienze, sono state sperimentate da anni con successo in Inghilterra e in Germania dove sono forti le comunità extraeuropee e dove in passato certe abitudini o usanze di alcune attività commerciali erano in contrasto con le leggi o i regolamenti locali. (abbigliamento sanitario, macellazione animali, feste).

Inoltre, dobbiamo chiederci realmente ed interrogarci sulla crisi che ormai da anni colpisce la piccola distribuzione e gli esercizi tradizionali; molte volte anche in modo sbrigativo si è data la colpa a certe nuove forme di commercio spesso gestite da persone straniere, scordandoci che forse la crisi dipende anche da altri fattori come ad esempio, gli alti costi di gestione delle attività, la concorrenza del commercio online e la presenza massiccia della grossa distribuzione.

Negli anni anche a Empoli abbiamo visto chiudere negozi di sport, edicole, negozi di abbigliamento, negozi di musica e a ricordarci che le cose stanno cambiando anche la presenza di molti fondi vuoti sedi di ex banche e istituti di credito. Così nel campo del turismo molte attività sono cambiate. Sono scomparse le pensioni e sono aumentati in modo esponenziale gli affitti brevi sulle piattaforme online; sono scomparsi i piccoli alberghi e sono fioriti gli agriturismi. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione, la mancanza di politiche di aiuto all’imprenditorialità giovanile, l’eccesiva burocrazia, allontana i giovani dal rilevare vecchie proprietà. Nel nostro paese assistiamo da anni al fenomeno delle cessazioni di attività dopo che i titolari a causa del pensionamento non trovano nessuno disposto a rilevare le licenze per i motivi indicati prima.

Siamo nel mezzo di una rivoluzione digitale che ha effetti nel modo di vivere la città nei comportamenti personali e pubblici; servono quindi da parte della politica scelte di pianificazione che tengano conto dei mutamenti che stanno avvenendo nell’ecologia urbana e dei cambiamenti demografici già presenti nelle nostre comunità.
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