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Che occasione sprecata per costruire la città dei giovani...

27-09-2023 08:01 - Opinioni
L'idea è di quelle che avrebbe catturato soprattutto i giovani: un playground – cioè uno spazio dove i ragazzi possono andare a giocare a basket, grazie alla presenza di canestri – e un drive-in, del modello di quelli che tanti film americani degli Anni Cinquanta ci hanno fatto conoscere ed amare, ma attrezzato con le più avanzate tecnologie al posto dell'attuale parcheggio multipiano di via XI Febbraio, quello adiacente alla ferrovia, per intenderci.

L'idea, lanciata da Clebs.it, grazie a una intuizione dell'avvocato Gianni Assirelli, pur essendo affascinante, cade ancor prima di poter essere presa in considerazione: per poter eliminare (sarebbe meglio dire: ridurre) il degrado in quell'area, la soluzione sarà quella di demolire il piano rialzato, lasciando l'area sosta solo a livello stradale.

Il comunicato che l'amministrazione comunale ha diramato nei giorni scorsi non lascia spazio alla fantasia. Né a coltivare idee affascinanti. “È stato approvato il progetto definitivo esecutivo per la demolizione della struttura sopraelevata del parcheggio Fast Park, ovvero del parcheggio multipiano gestito da RFI, in via XI Febbraio. L'importo totale del progetto ammonta a 220mila euro. Questo intervento rientra fra le azioni messe in atto dall'amministrazione comunale per contrastare situazioni di degrado che minano il senso di sicurezza di cittadine e cittadini in zona stazione. Azioni decise raccogliendo richieste e segnalazioni della stessa cittadinanza, anche nel corso di assemblee pubbliche svolte sul territorio: la rimozione della struttura multipiano garantirà infatti una maggiore visibilità dell'area di sosta dall'esterno e un conseguente maggior controllo dell'area, disincentivando eventuali azioni vandaliche o comunque situazioni di pericolo e insicurezza. Va in questa direzione anche la scelta di dotare la zona esterna al parcheggio di nuove telecamere di videosorveglianza e di implementare il sistema di illuminazione pubblico”.

Si tratta di un investimento complesso. Lo sottolinea la stessa sindaca: "Non si tratta di un'azione spot, bensì di un intervento che si inserisce in un piano complessivo di riqualificazione di un'area che va da via Fabiani a via XI Febbraio, con nuovi arredi, nuovi tratti di piste ciclabili, un potenziamento del sistema di illuminazione e di videosorveglianza. Si tratta di un investimento importante per l'amministrazione che abbiamo scelto di fare convinti che fosse necessario accogliere le segnalazioni ripetute dei cittadini che vivono la zona per residenza o di passaggio", dice Brenda Barnini nel comunicato.

Un vero peccato per gli amanti dello street-basket, ma anche per una città che, in altri ambiti, aspira a diventare una città per giovani: basti pensare alle recenti variazioni urbanistiche in fase di approvazione, una delle quali prevede uno studentato in città, cioè una struttura per attrarre i ragazzi che scelgono di studiare in una delle Università della nostra regione.




Tornando al campetto per lo street-basket proprio in questi giorni è uscito, nelle librerie, un volume, che raccoglie le foto realizzate da due fotografi italiani, in tutto il mondo. Roberto Cornacchia e Luca Cocchi, nel volume “Chi segna regna” (edizioni Pendragon) ne hanno fotografati circa trecento, in ogni angolo: dall'Italia al resto del pianeta. Ce ne sono realizzati in una stiva di traghetto, al fianco di una cascata, in uno slargo ricavato da un incrocio di strade di campagna. In un paesino della Lituania ne hanno fotografato uno che si erge, come prolungamento, sulla traversa di una porta di calcio.

Per l'Italia, la parte del leone la fa l'Emilia Romagna. Soprattutto Bologna, patria del basket nazionale da sempre.

Del libro dei due fotografi ha parlato di recente anche Antonio Dipollina in un articolo pubblicato dal Venerdì di Repubblica.

A Padova, proprio contro il degrado, di luoghi di aggregazione simili ne sono stati inaugurati oltre una quindicina negli ultimi due anni: il campetto, un cancello sempre aperto, un chioschetto-bar e luci, illuminazione pubblica per combattere il degrado. Ma soprattutto per favorire l'integrazione.
Non solo. Se non si vuole, come accade a Padova, avere la filosofia del "basta che il cancello sia sempre aperto" - nel senso che l'accesso è destinato a tutti, senza alcun tipo di discriminazione, ma allo stesso tempo anche gratuito - si può prevedere una gestione "sociale" che creerebbe anche economia. Pensate a una associazione, delle tante che ci sono in città, che possa gestirlo: una tariffa "politica" per l'utilizzo dello spazio, servizi come un bar (l'esempio di Serravalle e, tra un po' di piazza Ristori, possono essere replicati) o altri, che declinati in questo modo si traducono in occupazione. Sempre giovanile.

Gli amanti del cinema anno che non c'è film di Spike Lee che non abbia una scena imbastita intorno a un campetto, luogo di incontri, di discussioni, di amicizie e integrazione. D'altra parte basta andare a Sovigliana, nel cortile delle scuole medie per vedere la portata sociale che hanno due semplici canestri…
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