C'è chi dice no
30-04-2024 08:30 - Opinioni
Non sempre chi fa una scelta diversa ha torto, anzi. E' il caso di un'iniziativa organizzata in un noto bar cittadino e che si appresta a vivere stasera la sua quarta puntata. Gli invitati sono i cinque candidati a sindaco della nostra città che, immaginiamo, si ritrovano a discutere dei temi della prossima campagna elettorale visto che, proprio nella loro veste di candidati, sono invitati e presentati. Un invito fino ad oggi rifiutato solo da uno, il candidato del Pd, Alessio Mantellassi. Un rifiuto che ovviamente viene sempre messo in evidenza come nell'ultimo annuncio nel quale si legge che “tutti i candidati sindaco sono stati invitati” con puntini finali che fanno capire che, se uno non venisse, chi organizza l'ha comunque invitato.
Il no di Mantellassi è molto semplice da spiegare. Quando l'iniziativa è stata ideata e lanciata, anche a lui è arrivata la proposta di partecipare e la risposta è stata la più semplice e scontata, cioè il rispetto delle condizioni minime per un'iniziativa del genere: un giornalista a moderare ed un luogo neutro dove mandarla in onda. Per capirsi, al confronto organizzato da Toscana tv erano presenti tutti e quattro (al tempo Maria Grazia Maestrelli non aveva ancora ufficializzato la sua candidatura) e lo stesso sarà ai prossimi organizzati o da testate giornalistiche o da associazioni e comitati (Empoli per la pace, ad esempio, ne ha programmato uno). Cose semplicemente scontate, minimo sindacale.
Viviamo in un mondo sempre più particolare, ormai condizionato pesantemente dai social che creano situazioni bizzarre. C'è chi, solo per il fatto di aprire una pagina facebook, crede di essere una testata giornalistica, chi pensa di essere un opinionista solo perché scrive in un luogo, seppur virtuale, dove tanti leggono e magari c'è chi gli mette un like, chi scrive su un gruppo pensando così di scrivere in forma ufficiale al Comune, chi, davanti ad un problema, prima scrive sui social e poi lancia l'allarme alle autorità preposte e via e via. Ecco, in un simile contesto, per una cosa seria come un confronto fra candidati a sindaco, chiedere il rispetto di condizioni minime per fare una cosa credibile dovrebbe essere normale, così come normale dire poi no se questo non accade. Altrimenti chiunque può aprire una pagina ed organizzare iniziative politiche spacciandole per quello che non sono. Il tutto con la ciliegina sulla torta, ovvero il fatto che chi organizza è pubblicamente schierato per uno dei candidati.
Le cose hanno un loro nome. Questo è semplice aperitivo, niente di più e niente di diverso. E chi non va ha il pieno diritto di farlo senza che questo venga messo in risalto in ogni occasione. Del resto, al bar, ognuno va con chi vuole. Non sono principi sani, ma elementari.
A tutto c'è un limite, in questo caso ignoto.
Il no di Mantellassi è molto semplice da spiegare. Quando l'iniziativa è stata ideata e lanciata, anche a lui è arrivata la proposta di partecipare e la risposta è stata la più semplice e scontata, cioè il rispetto delle condizioni minime per un'iniziativa del genere: un giornalista a moderare ed un luogo neutro dove mandarla in onda. Per capirsi, al confronto organizzato da Toscana tv erano presenti tutti e quattro (al tempo Maria Grazia Maestrelli non aveva ancora ufficializzato la sua candidatura) e lo stesso sarà ai prossimi organizzati o da testate giornalistiche o da associazioni e comitati (Empoli per la pace, ad esempio, ne ha programmato uno). Cose semplicemente scontate, minimo sindacale.
Viviamo in un mondo sempre più particolare, ormai condizionato pesantemente dai social che creano situazioni bizzarre. C'è chi, solo per il fatto di aprire una pagina facebook, crede di essere una testata giornalistica, chi pensa di essere un opinionista solo perché scrive in un luogo, seppur virtuale, dove tanti leggono e magari c'è chi gli mette un like, chi scrive su un gruppo pensando così di scrivere in forma ufficiale al Comune, chi, davanti ad un problema, prima scrive sui social e poi lancia l'allarme alle autorità preposte e via e via. Ecco, in un simile contesto, per una cosa seria come un confronto fra candidati a sindaco, chiedere il rispetto di condizioni minime per fare una cosa credibile dovrebbe essere normale, così come normale dire poi no se questo non accade. Altrimenti chiunque può aprire una pagina ed organizzare iniziative politiche spacciandole per quello che non sono. Il tutto con la ciliegina sulla torta, ovvero il fatto che chi organizza è pubblicamente schierato per uno dei candidati.
Le cose hanno un loro nome. Questo è semplice aperitivo, niente di più e niente di diverso. E chi non va ha il pieno diritto di farlo senza che questo venga messo in risalto in ogni occasione. Del resto, al bar, ognuno va con chi vuole. Non sono principi sani, ma elementari.
A tutto c'è un limite, in questo caso ignoto.
Marco Mainardi