08 Settembre 2024
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Anche il linguaggio forte tiene lontano le persone dalle urne

04-07-2024 09:46 - Opinioni
di Diego Cremona

E' questo il tempo delle congratulazioni. E dell'esultanza. Chi al primo turno, chi al ballottaggio, abbiamo visto i vincitori – giustamente – gioire nelle pubbliche piazze. Poi, visti i tabellini elettorali, si riflette su altro e, impietosi, troviamo un ‘partito' che è stato il vero dominatore della vicenda. Un partito, ormai maggioranza assoluta, che non è sceso in piazza, non ha sventolato bandiera alcuna. Un partito di tanti. E pochi, pochissimi pare, si sono accorti di loro. E dire che, ahinoi, vincono da tempo. Se fino a ieri erano in genere maggioranza sì ma relativa, stavolta hanno trionfato. Assolutamente.

È il popolo degli astenuti. Di coloro che in questi due fine-settimana interessati, non hanno trovato una manciata di minuti da dedicare al voto. Non ne valeva la pena evidentemente. Per loro, che non fanno rumore, né notizia, varcare la soglia di un seggio elettorale non è suggestivo, ma neppure utile. Ad alcunché, c'è da giurarci. I politologi ci dicono in genere - quando trovano il tempo per curarsene - che il fenomeno è diffuso. Riguarda ormai un po' tutte le cosiddette democrazie evolute. Si dice anche ‘mature'. E in fondo si fa strada, carsica, l'idea che una qualche dose di insensibilità, se non proprio di grettezza, motivi la scelta dell'astensione. Solo en passant qualcuno trova il garbo di sostenere che forse anche disillusione, senso d'impotenza rispetto all'andazzo, giocano un ruolo. Ma tre le più banali cause di quella disillusione (il potere tenderebbe a usurarsi, quasi fisiologicamente si dice…) forse una, non necessariamente la più decisiva, non è stata indagata a sufficienza.

Si tratta di linguaggio: ormai quasi sempre, ma soprattutto quando infuria la battaglia elettorale (e dunque quando, tenderemmo a pensare, la ponderazione di giudizio sarebbe quanto mai necessaria per dare modo all'elettore di valutare la serietà, la lungimiranza del candidato) si usano in politica iperboli, parole forti. La realtà è disegnata tutta con tratti netti. Nettissimi: io ho solo e tutte ragioni, assolutamente. Loro hanno solo e tutti torti. Assolutamente. Mai una volta che io e il mio gruppo abbiamo sbagliato. Dico mai. E mai una sola volta nella quale tu e il tuo gruppo l'abbiate azzeccata. Grande chiarezza d'idee. Magari poche (le idee, e ossessive) ma sempre chiarissime. Ora, a un politico che ti chiede il voto, a un amministratore che si candida a gestire fette importanti della tua libertà, devi anzitutto accreditare credibilità. Ma quanto può esserlo (credibile) chi solo ti proclama il suo bianco, puntualmente immacolato, e l'altrui nero, puntualmente cupo e senza scampo? Would you buy a used car from this man? Così recitava un noto manifesto elettorale degli anni Sessanta negli Stati Uniti. Il manifesto è sbiadito, la domanda ancora attuale. Ma soprattutto, attenzione, la risposta si va consolidando.
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