Alessandra Bini: da Empoli ai vertici europei di Ibm passando per Londra e Dubai
07-04-2025 17:02 - Le interviste di Clebs.it
Nello scorso mese di ottobre Clebs propose la sua candidatura per il Sant'Andrea d'oro. Le caratteristiche ci sono tutte: empolese, figlia di empolesi e soprattutto una carriera importante che l'ha portata ad occupare un ruolo di rilievo all'interno di un colosso come l'Ibm. Alessandra Bini è la compliance officer Europa, ovvero segue la parte di anticorruzione ed integrity del vecchio continente
Partiamo dall'inizio, scuole a Empoli?
Sì, liceo linguistico al conservatorio Santissima Annunziata
Università?
Scelsi scienze politiche a Firenze, la mia idea già allora era quella di andare un giorno a lavorare per organizzazioni internazionali fuori dall'Italia. Poi, in realtà, con quella facoltà le cose non andarono come speravo
Perché?
Fu l'anno della pantera, con l'occupazione della facoltà. All'inizio l'idea mi piacque ma poi fu un anno perso perché non ci furono le lezioni. A quel punto decisi di cambiare strada
Vista dopo una scelta felice
Andai a fare giurisprudenza a Siena dove mi sono trovata benissimo. Era una facoltà più piccola e trovai il professore empolese Francesco Francioni che aveva la cattedra di diritto internazionale. Lui mi spinse a seguire cose interessanti e per me fu un faro, una guida importante. Ed andai a Londra
Domanda classica per chi ha genitori medici: mai pensato di seguire le orme di babbo Alessandro e mamma Riccarda?
No, non mi è mai passato per la testa. Solo dopo, più avanti negli anni, ci ho pensato. Forse perché loro hanno vissuto la professione in modo molto intenso e questo, per una ragazza libera di mentalità che amava viaggiare come ero io, non era quello a cui ambivo per la mia vita. Anche se alla fine quella di medico resta comunque una professione pazzesca. Spesso lo dico a mio figlio che dovrebbe farla
Torniamo a Londra
Vinsi una borsa di studio del Monte dei Paschi di Siena ed entrai in uno dei migliori college della capitale inglese
Perché poi sei tornata in Italia?
A Londra la situazione per me era complicata perché, da neolaureata, trovai complesso entrare negli studi inglesi a cui io ambivo. A quel punto mi dissi: vado a Milano, col mio curriculum ero certa di trovare una strada in uno studio legale. Poi mio babbo era stato anche lui a Milano che, a fine anni '90, era un posto davvero super. Ed entrai in un importante studio legale
Come arrivi in Ibm?
Ho lavorato per quattro anni in uno studio legale internazionale. Erano gli anni delle società di internet e molte si quotavano. Io facevo parte del dipartimento dello studio che seguiva proprio questo settore e, lavorando a stretto contatto con le aziende, mi piaceva quel mondo. In uno studio legale le cose non succedono, ma nelle aziende sì. Lavorai in particolare per la quotazione di un'importante società nel settore dell'editoria e passai mesi col management, persone giovani e competenti. Quando mi capitò di poter fare un colloquio in Ibm lo feci ed entrai
Qui ancora valigia pronta, destinazione Dubai
Ho iniziato seguendo progetti in Italia ed in Europa. Poi l'azienda cercava una persona che non solo seguisse gli affari legali nella regione ma anche che lavorasse a ricostituire il team legale che aveva bisogno di nuova energia e slancio. A Dubai sono stata tre anni ed ero responsabile legale dell'area middle east, Pakistan e nord Africa.
Che esperienza è stata?
Bella, umanamente molto intensa. Avendo viaggiato molto pensavo di essere una persona aperta ed inclusiva ma non avevo mai vissuto in realtà così lontane con responsabilità importanti, un ambiente molto diverso dal mio. Questa è stata la parte più bella, quella dove ho capito e imparato tantissime cose
Qual è stato il momento di svolta della tua carriera?
Sicuramente il periodo a Dubai. E' stata una mossa che mi ha permesso di crescere sganciandomi dall'Italia e di salire di livello. Mio marito rimase in Italia ed io andai con i figli piccoli, una cosa che fu apprezzata dal management Ibm
In un'intervista hai detto che un ruolo a cui dici tieni molto in Ibm è quello di ambassador del programma ‘women@IBM'. Cosa è e perché ci tieni molto?
Il tema della diversity e dello sviluppo dei talenti femminili è una cosa a cui tengo tantissimo visto che sono una donna, ho una figlia ed ho una storia familiare molto forte professionalmente. Seguo le donne con l'obiettivo di far crescere talenti femminili
La questione del gender gap come l'hai vissuta nella tua carriera? Nonostante il tuo ruolo importante l'hai toccata con mano?
No, personalmente no, ma questo non vuol dire che non ci sia e che chi, come me, ha un ruolo importante non debba impegnarsi per le altre. In realtà a me può essere successo forse solo quando ero incinta di mia figlia e si aprì una posizione che non ho potuto prendere, ma non fu tanto un problema di gender gap. Ci sono stati momenti del mio percorso personale e professionale in cui ho imparato che non sempre è il momento giusto e che bisogna saper attendere, mantenendo sempre ben presenti i propri obiettivi. Ma, per il resto del mio percorso professionale, non ha mai avuto nessun tipo di problema, nemmeno di salary gap. Su questa vicenda, comunque, c'è un aneddoto
Raccontacelo
Quando tornai da Dubai, le riunioni venivano fissate spesso la mattina alle 8. Chiesi così che venissero spostate di mezz'ora così da potermi permettere di portare i bambini a scuola. Il dirigente rispose di sì e che, anzi, avrei potuto anche chiederlo prima. A quel punto la cosa bella è che mi ringraziarono anche i colleghi uomini che avevano lo stesso mio problema
Chiudiamo con Empoli, che rapporto hai con la tua città natale?
Purtroppo non riesco quasi mai a venire ma a Empoli ho la famiglia ed i mie migliori amici. Professionalmente ho contatto con realtà empolesi tipo la Sesa di Paolo Castellacci che conosco ed ammiro. Diciamo che torna spesso nella mia vita e nei miei pensieri, ma vivo tutto lontano dalla mia quotidianità.
Partiamo dall'inizio, scuole a Empoli?
Sì, liceo linguistico al conservatorio Santissima Annunziata
Università?
Scelsi scienze politiche a Firenze, la mia idea già allora era quella di andare un giorno a lavorare per organizzazioni internazionali fuori dall'Italia. Poi, in realtà, con quella facoltà le cose non andarono come speravo
Perché?
Fu l'anno della pantera, con l'occupazione della facoltà. All'inizio l'idea mi piacque ma poi fu un anno perso perché non ci furono le lezioni. A quel punto decisi di cambiare strada
Vista dopo una scelta felice
Andai a fare giurisprudenza a Siena dove mi sono trovata benissimo. Era una facoltà più piccola e trovai il professore empolese Francesco Francioni che aveva la cattedra di diritto internazionale. Lui mi spinse a seguire cose interessanti e per me fu un faro, una guida importante. Ed andai a Londra
Domanda classica per chi ha genitori medici: mai pensato di seguire le orme di babbo Alessandro e mamma Riccarda?
No, non mi è mai passato per la testa. Solo dopo, più avanti negli anni, ci ho pensato. Forse perché loro hanno vissuto la professione in modo molto intenso e questo, per una ragazza libera di mentalità che amava viaggiare come ero io, non era quello a cui ambivo per la mia vita. Anche se alla fine quella di medico resta comunque una professione pazzesca. Spesso lo dico a mio figlio che dovrebbe farla
Torniamo a Londra
Vinsi una borsa di studio del Monte dei Paschi di Siena ed entrai in uno dei migliori college della capitale inglese
Perché poi sei tornata in Italia?
A Londra la situazione per me era complicata perché, da neolaureata, trovai complesso entrare negli studi inglesi a cui io ambivo. A quel punto mi dissi: vado a Milano, col mio curriculum ero certa di trovare una strada in uno studio legale. Poi mio babbo era stato anche lui a Milano che, a fine anni '90, era un posto davvero super. Ed entrai in un importante studio legale
Come arrivi in Ibm?
Ho lavorato per quattro anni in uno studio legale internazionale. Erano gli anni delle società di internet e molte si quotavano. Io facevo parte del dipartimento dello studio che seguiva proprio questo settore e, lavorando a stretto contatto con le aziende, mi piaceva quel mondo. In uno studio legale le cose non succedono, ma nelle aziende sì. Lavorai in particolare per la quotazione di un'importante società nel settore dell'editoria e passai mesi col management, persone giovani e competenti. Quando mi capitò di poter fare un colloquio in Ibm lo feci ed entrai
Qui ancora valigia pronta, destinazione Dubai
Ho iniziato seguendo progetti in Italia ed in Europa. Poi l'azienda cercava una persona che non solo seguisse gli affari legali nella regione ma anche che lavorasse a ricostituire il team legale che aveva bisogno di nuova energia e slancio. A Dubai sono stata tre anni ed ero responsabile legale dell'area middle east, Pakistan e nord Africa.
Che esperienza è stata?
Bella, umanamente molto intensa. Avendo viaggiato molto pensavo di essere una persona aperta ed inclusiva ma non avevo mai vissuto in realtà così lontane con responsabilità importanti, un ambiente molto diverso dal mio. Questa è stata la parte più bella, quella dove ho capito e imparato tantissime cose
Qual è stato il momento di svolta della tua carriera?
Sicuramente il periodo a Dubai. E' stata una mossa che mi ha permesso di crescere sganciandomi dall'Italia e di salire di livello. Mio marito rimase in Italia ed io andai con i figli piccoli, una cosa che fu apprezzata dal management Ibm
In un'intervista hai detto che un ruolo a cui dici tieni molto in Ibm è quello di ambassador del programma ‘women@IBM'. Cosa è e perché ci tieni molto?
Il tema della diversity e dello sviluppo dei talenti femminili è una cosa a cui tengo tantissimo visto che sono una donna, ho una figlia ed ho una storia familiare molto forte professionalmente. Seguo le donne con l'obiettivo di far crescere talenti femminili
La questione del gender gap come l'hai vissuta nella tua carriera? Nonostante il tuo ruolo importante l'hai toccata con mano?
No, personalmente no, ma questo non vuol dire che non ci sia e che chi, come me, ha un ruolo importante non debba impegnarsi per le altre. In realtà a me può essere successo forse solo quando ero incinta di mia figlia e si aprì una posizione che non ho potuto prendere, ma non fu tanto un problema di gender gap. Ci sono stati momenti del mio percorso personale e professionale in cui ho imparato che non sempre è il momento giusto e che bisogna saper attendere, mantenendo sempre ben presenti i propri obiettivi. Ma, per il resto del mio percorso professionale, non ha mai avuto nessun tipo di problema, nemmeno di salary gap. Su questa vicenda, comunque, c'è un aneddoto
Raccontacelo
Quando tornai da Dubai, le riunioni venivano fissate spesso la mattina alle 8. Chiesi così che venissero spostate di mezz'ora così da potermi permettere di portare i bambini a scuola. Il dirigente rispose di sì e che, anzi, avrei potuto anche chiederlo prima. A quel punto la cosa bella è che mi ringraziarono anche i colleghi uomini che avevano lo stesso mio problema
Chiudiamo con Empoli, che rapporto hai con la tua città natale?
Purtroppo non riesco quasi mai a venire ma a Empoli ho la famiglia ed i mie migliori amici. Professionalmente ho contatto con realtà empolesi tipo la Sesa di Paolo Castellacci che conosco ed ammiro. Diciamo che torna spesso nella mia vita e nei miei pensieri, ma vivo tutto lontano dalla mia quotidianità.
Marco Mainardi