08 Settembre 2024
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Addio "Pietrino": eri l'uomo della pioggia. Con il cuore... azzurro

20-04-2024 18:47 - Cronaca
di Gianni Assirelli

Se n'è andato Pietro Allegri, per tutti Pietrino. Empolese d.o.c. aveva fondato con i cugini la ditta Allegri, sinonimo di impermeabile di classe e di moda italiana nel mondo. La sua famiglia dette fiducia a un giovane stilista che in seguito avrebbe fatto carriera: Giorgio Armani. Era molto impegnato nel sociale: per molti anni è stato un punto di riferimento della Misericordia e della parrocchia. Dopo molti anni di lavoro e di successi si era ritirato dagli affari e si godeva la famiglia e il suo Empoli.
Per tutta la vita, infatti, è stato legato all'Empoli Calcio. Il padre, al quale somigliava molto, è immortalato da calciatore nella storica fotografia della prima squadra ufficiale del 1920. Pietro, diventato dirigente, ha fatto parte di quel Consiglio di amministrazione formato dal presidente Renzo Bagnoli e dal vice Ruffo Corsi (padre del presidente Fabrizio) che gettò le basi del calcio professionistico a Empoli che hanno fatto la fortuna della società azzurra. La tradì solo una volta, nel 1979, quando diventò presidente del Vinci Calcio con la speranza di ripetere, nella terra di Leonardo, le vittorie della dirimpettaia Cerretese del Cappellini della Enny.
Non andò bene e dopo pochi anni, nei quali comunque non aveva perduto una partita degli azzurri, eccolo tornare nell'Empoli per diventare prima vicepresidente e poi presidente purtroppo nelle due sfortunate annate sportive nelle quali la società passò dalla serie A alla serie C in 14 mesi. Cercò con caparbietà e investimenti a ritornare in Serie B senza riuscirci. In due stagionifu anche sfortunato: in quella del 1989-90 con Donati e poi Montefusco in panchina (che io chiamavo Montefiasco… non ero un suo fan) arrivò terzo dietro il Modena di Ulivieri e la Lucchese di Orrico. L'anno dopo, con Gianpiero Vitali chiamato al timone, arrivò quarto dopo aver a lungo dominato la prima parte del campionato. Era il suo grande cruccio: non aver lasciato l'Empoli in Serie B; infatti, l'anno dopo passò le consegne a Fabrizio Corsi, figlio del suo grande amico Ruffo, che aveva visto nascere e crescere e che era pronto a dare nuovo entusiasmo alla piazza. È rimasto fino all'ultimo giorno grande tifoso azzurro ed era il primo a godere dei risultati ottenuti. Per stare ancora più vicino era diventano uno sponsor di rilievo e, fino a quando ha fatto l'imprenditore, aveva piacere di vestire “i ragazzi”, come li chiamava lui.
Negli ultimi anni aveva problemi di salute, ma con la testa era ancora lucido e presente. Ci vedevamo il sabato mattina perché aveva piacere di parlarmi dell'Empoli e del calcio in generale. Finiva la chiacchierata chiedendomi di salutare mio padre di cui era amico e, in gioventù, compagno di scuola e con un complimento per la mia persona che, ovviamente, terrò per me
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